Netanyahu e Gantz durante il giuramento del nuovo governo Netanyahu e Gantz durante il giuramento del nuovo governo 

Israele: al via il governo “staffetta” tra Netanyahu e Gantz

L’esecutivo pone fine a oltre un anno di incertezza politica. I due leader si alterneranno nel ruolo di primo ministro dopo 18 mesi. Fiducia votata dalla Knesset ma rimane il nodo dell’annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania

Michele Raviart – Città del Vaticano

Con 73 voti a favore e 46 contrari la Knesset, il parlamento israeliano ha votato la fiducia al governo di coalizione nato dal compromesso tra il Likud di Benjamin Netanyahu e il partito “Blu e bianco” di Benny Gantz. Entrambi avranno la carica di “primo ministro alternato”, perché ciascuno governerà il Paese per 18 mesi.  A cominciare la staffetta sarà Netanyahu, in quello che è l’esecutivo più numeroso nella storia di Israele, con 35 ministri.

Fuori la destra vicina ai coloni

Al Likud andranno i ministeri di Finanze, Salute, Intelligence e Sicurezza interna, mentre Gantz sarà a capo della Difesa, con il suo partito che guiderà anche Esteri, Difesa e Immigrazione, con Pnina Tamano Shata, prima esponente della comunità etiope al governo nella storia del Paese. Incarichi anche per laburisti, per la destra di Derech Eretz e per due partiti ultraortodossi, mentre Yamina, vicino alle istanze dei coloni, ha scelto di rimanere all’opposizione.

Inizia il processo a Netanyahu

“Israele torna ad avere un governo nel pieno delle sue funzioni, cosa che non esisteva da più di 500 giorni”, commenta a Vatican News il giornalista Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente. “È un governo che nasce a partire da tanti compromessi e da tanti colpi di scena. Paradossalmente per esempio torna infatti ad avere un'opposizione anche a destra, nel senso che il partito più vicino al mondo dei coloni alla fine non entra all'interno di questo governo, pur avendo nel programma dei punti molto vicini a quelli che sono i loro interessi”, spiega, “senza dimenticare che Netanyahu già la settimana prossima comincerà le udienze per il processo che lo vede implicato per tre accuse abbastanza pesanti quali corruzione e abuso d'ufficio”.

Ascolta l'intervista integrale a Giorgio Bernardelli

A luglio il piano per gli insediamenti

Nel suo discorso di insediamento alla Knesset lo stesso Netanyahu ha affermato che “è venuto il tempo di estendere la legge israeliana agli insediamenti e di aprire un nuovo capitolo nella storia del sionismo”. Il riferimento è alle eventuali annessioni degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, un punto fortemente sostenuto in questi mesi dal premier e tra i punti più controversi del cosiddetto “piano Trump” promosso dagli Stati Uniti lo scorso gennaio. Il governo si è dato tempo fino al primo luglio per presentare i dettagli delle annessioni e condanne a questa possibilità sono già arrivate dall’autorità palestinese e dalla Giordania. Un parlamentare della lista arabo-israeliana è stato allontanato dalla Knesset per le proteste dopo aver gridato: “Non ci sarà pace con l’occupazione e l’apartheid”.

Un piano legato alle elezioni americane

“Questa situazione sarà fortemente intrecciata con quella che è l'evoluzione della campagna elettorale negli Stati Uniti”, spiega ancora Bernardelli, “allo stesso tempo però sappiamo anche non è affatto detto che a novembre Trump vinca le elezioni, per cui anche queste dichiarazioni vanno messe in qualche modo dentro una dinamica in corso. Perché questo governo in realtà è un governo in cui per la prima volta Netanyahu non avrà il controllo assoluto della politica estera. Esiste un ministro degli Esteri che è espressione del partito ‘Blu e bianco’ e Il fatto stesso che il partito dell'estrema destra, quello più vicino ai coloni, si sia chiamato fuori da questo governo significa che probabilmente anche loro non sono così sicuri che alla fine questa annessione arriverà nelle modalità in cui pensano”. “Può anche darsi”, afferma, “ che alla fine Netanyahu cercherà qualcosa di molto più simbolico che sostanziale rispetto a quella che è la situazione nei territori”.

Coronavirus sotto controllo

Per Gantz il nuovo governo, nato sulla spinta dell’emergenza coronavirus, pone fine “alla peggiore crisi politica” della storia di Israele e apre ad un’era di riconciliazione. “Il Covid-19 è stato l’elemento che ha portato Gantz a decidere di entrare nel governo”, conclude Bernardelli. Ora il virus è sotto controllo e “questo è stato indubbiamente un grande successo politico di Netanyahu per cui il virus ha avuto l’ effetto di incoraggiare l'arrivo di questo accordo che pone fine alla crisi istituzionale”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

18 maggio 2020, 14:40