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Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen 

Von der Leyen: per essere forte, Europa sia unita e solidale

In occasione dell’Europa Day, il presidente della Commissione Europea dialoga con i media vaticani sull’importanza dello spirito dei “padri fondatori”, richiamato anche da Papa Francesco. Nell’ora più dura dalla Seconda Guerra Mondiale, Ursula von der Leyen esorta a ripartire dai valori europei della solidarietà e del multilateralismo

Alessandro Gisotti

Il sogno di Robert Schuman e dei Padri Fondatori dell’Europa è ancora vivo e può aiutare i popoli europei a superare la crisi provocata dalla pandemia, rafforzando le fondamenta della solidarietà. Alla vigilia dell’Europa Day, il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si confronta con l’Osservatore Romano e Vatican News sui grandi temi del momento, dall’impegno per trovare un vaccino contro il Covid-19 alle misure per sostenere l’economia continentale. Von der Leyen si sofferma anche sugli appelli di Papa Francesco per l’unità dei popoli europei contro gli egoismi nazionalistici e sul ruolo che l’Unione Europea potrà avere a livello internazionale dopo la fine della pandemia.

Presidente Ursula von der Leyen, a pochi mesi dalla sua elezione a capo della Commissione Europea si trova a dovere affrontare una crisi senza precedenti per l’Europa. Come sta vivendo, personalmente, questo momento difficile?

La crisi attuale ci sta mettendo tutti alla prova fino all’estremo. Da due mesi ormai sto trascorrendo la maggior parte del tempo a Berlaymont, l’edificio che ospita la Commissione a Bruxelles. A causa del rischio di contagio, attualmente c’è solo un gruppo ristretto di una dozzina di collaboratori che vi lavora. Parlo ai Commissari ogni giorno via video, anche se stiamo nello stesso edificio. Cerco di prendere una boccata d’aria e di vedere il sole almeno una volta al giorno. E a volte riesco ad andare a correre in qualche luogo verde. È ciò di cui l’anima ha bisogno. Inoltre tutte le sere parlo via video con mio marito e i miei figli grandi. Sono felice che stiano tutti bene. Penso anche alle numerose famiglie che non sono così fortunate e che si devono preoccupare tanto per i loro cari. È questo a motivare il mio lavoro di Presidente della Commissione per aiutare i paesi e la gente nel mondo a far fronte a questa crisi profonda nel miglior modo possibile. Attualmente tante persone sono costrette a rimanere a casa. Io ho la possibilità di fare molto. Questo mi aiuta.

Il 9 maggio celebreremo la Giornata Europea. Che significato può avere, oggi, per i cittadini europei, che si trovano nella morsa della crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale?

L’Unione Europea ha cambiato al meglio il destino del nostro continente. È nata dalle ceneri di una crisi che ha devastato il continente. Ed è in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo che possiamo apprezzarne il vero valore. Per i miei genitori l’Europa significava pace. Per la mia generazione è libertà e stato di diritto. Per la generazione dei miei figli significa futuro e apertura al mondo. Talvolta diamo l’Europa per scontata. Dimentichiamo che bene prezioso è vivere nella prosperità economica, nella coesione sociale, nel rispetto dei diritti umani. Come per la libertà e la salute, ne apprezziamo il vero valore solo quando temiamo di perderli. L’attuale pandemia ce lo ricorda in modo doloroso. Come disse Alcide De Gasperi: "Solo se saremo uniti saremo forti, solo se saremo forti saremo liberi". Dobbiamo continuare a lavorare per un’Europa più vicina, più unita. Quest’anno la Festa dell’Europa sarà un po’ diversa. Mi auguro però che possa essere comunque un momento di celebrazione per tutti gli europei, di celebrazione dell’amicizia, dell’unità e della solidarietà tra paesi e persone.

In questo momento della pandemia, Papa Francesco ha esortato più volte l’Europa a ritornare al sogno dei Padri Fondatori, un sogno di solidarietà e di pace. È possibile realizzare tale sogno? Come si può renderlo concreto?

Il 9 maggio celebreremo il settantesimo anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, che è poi diventata il punto di partenza del nostro cammino verso l’Unione Europea. La dichiarazione di Schuman ha cambiato il destino del nostro continente. Le sue richieste di un’Europa unita e solidale sono più che mai valide. Oggi non vedo tributo migliore alle parole di Schuman della solidarietà tra i paesi dell’Unione Europea.  I medici e gli infermieri romeni e norvegesi che sono andati a Bergamo per assistere i malati, la Germania che ha messo a disposizione i suoi posti di cura intensiva ai pazienti provenienti dall’Italia, la Francia, i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca che hanno inviato le mascherine in Spagna. Lo choc del coronavirus contiene anche un messaggio salutare in senso lato: chi guarda solo a se stesso, non va lontano. Soltanto insieme possiamo superare crisi importanti, conflitti e riforme. Questo vale anche per il piano di recupero o la nostra Unione Europea. Deve essere forte e tracciare con ampie pennellate il cammino dell’Europa verso il futuro. Sto lottando per un’Europa basata sulla solidarietà, che abbracci con coraggio le opportunità verdi e digitali e che sia più solidamente preparata per crisi future.

La pandemia sta portando alla luce nuovi egoismi nazionalistici. Anche Papa Francesco ha dato l’allarme su questo. Lei teme che i popoli europei si possano allontanare dalle loro istituzioni a livello continentale? Che cosa possono fare i leader europei per evitare che ciò accada?

Dobbiamo essere vigili. Ma come stiamo vedendo, i governi nazionalisti nel mondo non hanno risposte da dare in una pandemia che non conosce confini, religioni o colore della pelle. All’inizio della crisi alcuni Stati membri dell’Unione Europea hanno provato l’istinto di chiudersi in sé stessi e adottare misure in modo isolato. Ma alla fine tutto ciò non è risultato efficace e ha creato problemi. Così i governi si sono presto ricordati che possiamo proteggere i nostri cittadini solo se lavoriamo insieme, se ci aiutiamo reciprocamente e condividiamo. Insieme, nell’Unione Europea abbiamo adottato centinaia di misure per assicurare che gli ospedali in Italia o in Spagna potessero disporre delle attrezzature di cui avevano bisogno, che beni essenziali come i medicinali o i generi alimentari arrivassero nelle farmacie o nei negozi in tempi rapidi, che i lavoratori nelle zone di confine potessero attraversare la frontiera per raggiungere il posto di lavoro e che le persone mantenessero il loro impiego. Agire concretamente per proteggere la salute e i posti di lavoro delle persone: è questo che dobbiamo continuare a fare.

Durante la crisi finanziaria del 2012, Mario Draghi, all’epoca Presidente della Banca Centrale Europea, ha sostenuto che l’Euro doveva essere preservato a ogni costo. "Whatever it takes” (Tutto il necessario), disse. Secondo lei, l’Unione Europea oggi è pronta a fare “tutto il necessario” per salvare l’economia del continente?

Faremo tutto il possibile per mantenere i posti di lavoro delle persone e per sostenere le aziende minacciate dal crollo dell’attività economica. Abbiamo già adottato molte misure di sostegno. Abbiamo modificato le norme sugli aiuti statali per consentire ai governi di aiutare le aziende che sono in difficoltà a causa della crisi. Stiamo facendo ricorso alla piena flessibilità delle nostre regole di bilancio per permettere ai governi di contrastare la crisi. Finora l’Unione Europea ha mobilitato più di tremila miliardi di Euro per sostenere le persone, le aziende e l’economia nei nostri stati membri. È la risposta economica più imponente al mondo. Tanto per farle un esempio tangibile: l’Unione Europea aiuterà le persone a mantenere l’impiego sostenendo il lavoro a orario ridotto. Stiamo mettendo a disposizione cento miliardi di Euro per questo modello, simile alla cassa integrazione. Ora dobbiamo concordare un piano di recupero, costruito su un bilancio europeo solido, che permetta alle nostre economie di riprendersi. Sono certa che tutti i governi dell’Unione Europea comprendono l’entità della sfida e che saremo all’altezza del compito.

Dopo questa crisi, quale ruolo potrà svolgere l’Europa a livello internazionale? Che aspetto avrà il multilateralismo dopo l’attuale crisi, secondo lei?

Questo virus mostra quanto il mondo sia interconnesso. Ci troviamo di fronte a una pandemia globale e l’unico modo per sconfiggere il virus è attraverso la cooperazione internazionale e la solidarietà. È stato proprio questo il fine dell’evento per la raccolta di fondi “Coronavirus Global Response” che ho indetto il 4 maggio, insieme a numerosi governi dell’Unione Europea e ad altri partner. Più di cinquanta capi di Stato e di governo, organizzazioni sanitarie e imprenditori di tutto il mondo si sono uniti a noi per raccogliere fondi e far partire un lavoro senza precedenti su vaccini e cure contro il coronavirus. Abbiamo raccolto 7,4 miliardi di Euro, di cui più della metà dall’Unione Europea e i suoi governi. E abbiamo riunito sotto lo stesso tetto organizzazioni globali che lavorano per sviluppare vaccini, cure e mezzi diagnostici, e per renderli disponibili, a prezzi abbordabili, in tutto il mondo. Il successo dell’evento ci ha dimostrato ancora una volta la forza del lavorare insieme.

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08 maggio 2020, 15:26