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Diabete e Covid-19: non c'è maggior rischio di contagio

I pazienti diabetici non sono più esposti nel contrarre il nuovo coronavirus rispetto al resto della popolazione, ma, in caso di contagio hanno più difficoltà nella risposta alle terapie. Ne abbiamo parlato con l'endocrinologo Dario Pitocco

Eliana Astorri – Città del Vaticano

Da quando si è diffusa la pandemia di coronavirus, si è parlato di persone più o meno a rischio per età e patologie pregresse, non senza quache confusione anche legata alla scarsa conoscenza effettiva del nuovo virus. Una categria di malati presa in cosiderazione è stata quella dei diabetici. Facciamo un pò di chiarezza. In particolare le persone che soffrono di patologie nel campo della diabetologia, spesso, hanno delle comorbilità che, in caso di Covid-19, rallenterebbero, in parte, il successo delle cure e l’esito positivo di guarigione: questo il parere del professor Dario Pitocco, associato di Endocrinologia dell’Università Cattolica e direttore responsabile dell’Unità Operativa Dipartimentale di Diabetologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS:

Ascolta l'intervista al professo Pitocco

Professore, durante il picco della pandemia, i pazienti con diabete sono stati maggiormente contagiati dal Covid-19?

R. – Per quanto riguarda il rischio di avere l’infezione, il paziente diabetico presenta lo stesso rischio della popolazione generale, però, purtroppo, spesso l’andamento post infezione nel paziente diabetico può essere più grave.

Quindi, in caso di contagio, un paziente con diabete è un paziente con ‘patologie pregresse’ e significa che ha una minore possibilità di rispondere alle terapie o di essere soggetto a maggiori complicanze?

R. – Più che altro sono soggetti a maggiori complicazioni. Anche perché la condizione diabetologica, spesso, si associa ad altri fattori di rischio nella prognosi da infezione da Sars Cov-2, come l’ipertensione e il sovrappeso.

In questo periodo sono stati provati diversi farmaci per curare il  Covid-19. Quelli contro l’artrite reumatoide, per esempio, ma anche farmaci contro il diabete. Quale attendibilità si è riscontrata?

R. – Per quanto riguarda il discorso dei farmaci contro il diabete non c’è nessuna evidenza che possano avere qualche effetto nel modulare l’andamento dell’infezione. Si era ipotizzato che uno dei ricettori attraverso cui il virus potesse entrare all’interno delle cellule - la DDP-4, una molecola il cui inibitore è un trattamento contro il diabete - potesse, in qualche modo, modulare l’andamento dell’infezione. Però, al momento non c’è nessuna evidenza, né che il virus stesso entri nell’interno delle cellule sfruttando questa via, né che l’utilizzazione del farmaco che inibisce questo recettore possa avere qualche effetto sull’andamento dell’infezione.

I ricoveri e le dialisi in questo periodo sono stati normali al Gemelli, tutto è andato avanti normalmente?

R. – Certamente. Soprattutto per quanto riguarda i pazienti esterni, cioè la popolazione ambulatoriale, c’è stata una riduzione dell’afflusso di persone, per quanto era stato deciso dal decreto governativo, soprattutto per quanto riguarda le patologie croniche. Per quanto riguarda, invece, gli interventi, soprattutto nella gestione dei pazienti oncologici o delle emergenze è rimasto su per giù quello che era prima della pandemia.

Professor Pitocco, in mancanza di un vaccino anti-Covid-19, il normale vaccino influenzale autunnale, è consigliato alle persone che hanno il diabete?

R.  – Sì, diciamo che la vaccinazione, indipendentemente da tutto quello che è successo nell’ultimo periodo, è uno strumento di protezione per il paziente con il diabete, anche perché, come stato specifico da Sars CoV-2, chi ha il diabete può andare incontro a maggior complicanze dell’infezione stessa, ma anche per l’influenza. È una situazione che può avere più sovrapposizione e complicanze nel diabete.

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07 maggio 2020, 08:00