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Covid19: isolamento e paura mettono a rischio la salute mentale

Allarme dell’Oms sui rischi della pandemia per la psiche delle persone, costrette all’isolamento e impaurite dal contagio e preoccupate dalla crisi economica. Intervista con lo psichiatra Antonino Minervino, presidente della Società italiana di Medicina psicosomatica: non spaventiamoci abbiamo risorse interiori per reagire.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Nuova allerta per le possibili ricadute della pandemia del Covid19 sulla salute mentale delle persone, a quattro mesi ormai dalle prime notizie ufficiali della diffusione del terribile virus che dalla Cina si è diffuso in tutto il mondo. A richiamare i governi su questo aspetto è Devora Kestel, direttrice del Dipartimento salute mentale dell'Organizzazione mondiale della sanità. "L'isolamento, la paura, l'incertezza, le turbolenze economiche” sono infatti elementi che “causano o potrebbero causare sofferenze psicologiche", rileva Kestel, giudicando probabile un aumento dei casi di malattie mentali e invitando i governi a mettere la questione "in primo piano".

Un futuro carico d'incertezze

Una problematica, già sollevata dagli esperti quando è stato imposto alle persone il lockdown, che minaccia di rivelarsi con più evidenza con l’approssimarsi del 18 maggio, data prevista in Italia per la ripresa di massima parte delle attività lavorative e il ripristino delle libertà di movimento. Serve la consapevolezza di ciò che abbiamo vissuto e sofferto e del carico d’incertezza che abbiamo sul futuro. Non dobbiamo spaventarci ma preoccuparci sì e recuperare le energie che serbiamo nel nostro io interiore, spiega il professor Antonino Minervino, presidente della Società italiana di Medicina psicosomatica.

Ascolta l'intervista ad Antonino Minervino

Dal vostro osservatorio quale reazioni avete e state registrando sulla psiche dei cittadini?

R. - Stiamo registrando quella che non può non esserci e cioè una naturale risposta ad una situazione emergenziale, che ha caratteristiche così sconosciute alla nostra razza  perché l’onda è pervasiva, tortuosa e senza confini e contiene tutti gli ingredienti di un futuro carico di incertezza. L’essere umano se non ha sicurezza davanti resta in una continua situazione di allarme.

Che cosa si è sofferto di più: l’isolamento, la pressione informativa, la mancanza di stimoli esterni, l’impossibilità di divagarsi…..?

R. - Abbiamo perso la scansione del ritmo. Sono saltati gli orologi biologici che ognuno di noi porta con sé e che sono quelli che regolano tutte le nostre funzioni, fisiologiche, a livello fisco e mentale, che si sono alterate e allora tutto ciò ha comportato uno sfasamento nelle nostre abitudini quotidiane, nelle nostre relazione, nello scorrere della vita, alle quali ci siano sempre affidati in sicurezza. E quindi il sonno, il rapporto con il cibo, il rapporto con il tempo e la ricerca di nuovi modi per passare il tempo, la mancanza di movimento, la convivenza costretta in pochi spazi, che è diventata anche corrosiva sulle relazioni affettive, anche le più importanti. Insomma veramente una prova immane alla quale tutti stiamo cercando di reagire, perché non ce lo dobbiamo dimenticare: è scritto dentro di noi che esistono le vie di sopravvivenza e di riorganizzazione per l’essere umano. Il nostro codice genetico risponde agli stimoli ambientali e fa sì che riprogrammi la propria espressione a secondo di ciò che l’ambiente ci dice. Dobbiamo essere bravi a non spaventarci, preoccuparci sì e portare alla consapevolezza di tutti che abbiamo dei rischi davanti ma che se ci sappiamo fare abbiamo anche delle risorse cui attingere.

Questa paura del contagio ed anche un certo sentimento di tristezza, di rinuncia diffusa possono perfino compromettere la ripresa del Paese?

R. - Certamente saranno le qualità, l’energia, i talenti delle persone quelli che risolveranno questo passaggio critico epocale e allora ci dovremmo un po’ più preoccupare delle risorse da dare alle persone, non solo le risorse materiali per continuare a mangiare e vivere in una condizione di sicurezza economica ma anche risorse sul piano della ricomposizione di quel disagio che naturalmente si è creato per tutto ciò che abbiamo vissuto in queste settimane. Quindi l’allarme deve emergere dal vissuto che va interpretato come un suggerimento non solo per riparare le persone che hanno già delle fragilità, che possono peggiorare la propria condizione di salute mentale se hanno un disturbo psichiatrico o addirittura sono a rischio di diventare agenti psichiatrici, ma non solo questo, iio parlo proprio di tutti noi. Pensiamo ai bambini, per fortuna la plasticità di cui godono loro è una risorsa alla quale ricorreranno a piene mani ma noi collettivamente abbiamo una grande sete d’intelligenza politica, intelligenza sociale e intelligenza etica e morale: saranno quelli i capisaldi sui quali potremo fondare il dare risorse alle persone.

Quindi non aspettarsi interventi risolutori rispetto a questo aspetto dallo Stato o dalle istituzioni ma fare appunto leva sulle nostre risorse personali?

R. - Dovemmo sapere sostenere le soggettività, le persone e avremo un futuro meno incerto.

 

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14 maggio 2020, 17:18