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Maffeis: sostenere le paritarie, ricchezza da non perdere

Nello sguardo verso la costruzione del futuro, non può mancare un’attenzione alle scuole paritarie che sono fortemente a rischio di sopravvivenza a causa delle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Don Ivan Maffeis chiede un intervento per sostenere quella che rappresenta una ricchezza fondamentale del Paese

Debora Donnini – Città del Vaticano

Più che un appello, suona come un allarme quello che viene lanciato da più parti sulla sopravvivenza delle scuole paritarie, in questo momento. Basti pensare che oggi in Italia vi sono circa 12mila scuole paritarie, con oltre 900mila alunni e 100mila dipendenti a rischio. Ad intervenire, sulle pagine di Avvenire, anche il sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, don Ivan Maffeis, che fa presente la forte preoccupazione per la tenuta delle scuole paritarie a fronte della mancanza del pagamento delle rette, in questo momento di emergenza per la diffusione del Covid-19.

La Chiesa ha a cuore tutta la scuola, perché ha a cuore l’educazione e la formazione della persona, rimarca. All’interno di questo orizzonte, le paritarie costituiscono un patrimonio culturale unico; comunque, se volessimo anche semplicemente considerare l’aspetto economico, le paritarie fanno risparmiare allo Stato fra i 5 e i 6 miliardi all’anno. Non solo. Rappresentano per tante madri la possibilità di continuare a svolgere un’attività professionale, come evidenzia nell’intervista ai microfoni di Vatican News:

R. – Su questo tema, come Segreteria generale, da diverse settimane stiamo interloquendo con il governo per rappresentare quello che queste scuole paritarie stanno vivendo e per cercare che lo Stato, che sicuramente in questo momento è travolto da tante urgenze, non perda questo treno. Perché se non c'è un intervento oggi, è davvero difficile immaginare che a settembre tante di queste scuole possano riaprire.

Il rischio per le scuole paritarie comporta, in realtà, una situazione che coinvolge tutto il Paese perché la loro mancanza costituirebbe un aggravio di alcuni miliardi di euro all'anno sul bilancio della collettività. E’ così?

R. - Noi arriviamo a questa situazione dopo anni in cui il Paese di fatto ha sempre tenuto le scuole paritarie in una sorta di emarginazione culturale, che ha impedito di riconoscere piena cittadinanza a un sistema scolastico integrato. Restano ancora pregiudizi e quasi la convinzione che siano scuole private, quasi d’élite, quando in realtà chi manda i figli alla scuola paritaria, lo fa per una scelta valoriale, lo fa all'interno di un progetto e di una scelta di libertà educativa della famiglia. Qui non si tratta di contrapporre le une alle altre. La Chiesa davvero ha a cuore la scuola in quanto tale, perché ha a cuore l'educazione, ha a cuore le nuove generazioni e la formazione della persona. Oggi ci troviamo in una situazione talmente paradossale che non si riesce nemmeno a cogliere l’investimento che le scuole paritarie assicurano, nel senso che le scuole paritarie di fatto costano allo Stato molto meno di quello che costerebbe allo Stato avere il monopolio dell’istruzione. È evidente che è compito dello Stato assicurare a tutti l'accesso al percorso scolastico, facendolo direttamente o aiutando quanti lo fanno secondo una logica di sussidiarietà, ovviamente garantendo determinati standard e condizioni. Privarsi delle paritarie vorrebbe dire non semplicemente perdere la ricchezza di una proposta, ma anche per interi territori dover ricorrere a nuove strutture, a nuovi investimenti, a un esborso economico notevole. Se non si riesce ad accordarsi attorno al valore della scuola paritaria, cerchiamo di sostenerla almeno per interesse...

In un momento così difficile per il Paese anche dal punto di vista economico, oltre che primariamente dal punto di vista sanitario, quali sono le misure che secondo voi potrebbero dare respiro, garantire almeno la sopravvivenza delle paritarie?

R. - Sicuramente questa situazione avviene in un momento in cui le coperture finanziarie si misurano con una coperta davvero corta. Nel contempo, proprio perché le scuole sono a rischio chiusura, chiediamo con forza che ci sia questa attenzione. Concretamente vuol dire istituire, ad esempio, un fondo straordinario che offra risorse adeguate per l'erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie, almeno per l'anno in corso, a tutela quindi dei dipendenti e del servizio che viene svolto alle famiglie; con una forma di detraibilità delle rette pagate dalle famiglie proprio per la frequenza scolastica e per quei servizi educativi che le famiglie trovano nelle scuole. Di fatto il governo qualche passo l'ha fatto, ad esempio mettendo a disposizione dei fondi per le piattaforme didattiche a distanza, però stiamo parlando ancora di troppo poco rispetto alla necessità reale. Tra le misure si potrebbe immaginare anche una forma di sostegno alle famiglie, in modo tale che sostenendo la famiglia, sostengono anche la sua libertà educativa, visto che questo è un principio costituzionale. Non stiamo chiedendo dei privilegi, non stiamo chiedendo l'elemosina o non vogliamo dei percorsi preferenziali per le scuole paritarie. Vogliamo semplicemente che la collettività sia consapevole che in esse ha un patrimonio culturale, che non può dilapidare: nel momento in cui lo perdessimo, perderemmo davvero la ricchezza di una tradizione, la ricchezza di realtà che stanno offrendo alle famiglie percorsi educativi, valoriali, formativi e anche un supporto significativo. In tante realtà è grazie alle paritarie che anche le madri possono continuare a svolgere un'attività professionale. Non chiediamo dei privilegi. A noi sta davvero a cuore la scuola come tale, tutta la scuola.

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16 aprile 2020, 13:34