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Il cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova Il cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova 

Covid-19. Bagnasco: no alla rassegnazione, lo Stato investa sul lavoro

Il virus non ferma la storica vicinanza della Chiesa di Genova al mondo del lavoro. Non potendo celebrare davanti ai fedeli, il cardinale Bagnasco ha indirizzato una lettera ai lavoratori di Genova, in cui esorta la politica a puntare sullo sviluppo e invita tutti a vincere l'attuale sfida epocale con la forza interiore

Dino Frambati - Genova

“Uno Stato che si rassegnasse ad assistere anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti, sarebbe la negazione dell'uomo”. Una frase incisiva, forte, centrale ma allo stesso tempo anche di paterna esortazione, che fa capire il senso di una lettera che il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, ha indirizzato ai lavoratori. Non certo sostitutiva delle celebrazioni eucaristiche per il mondo del sociale e dell'economia rispetto a quelle tradizionali, prima di San Giuseppe ed ora delle varie Messe pasquali nelle aziende della città. Ma tuttavia certamente di eguale forza morale ed incitamento a resistere in questo momento, tanto incredibile quanto difficile e inaspettato causato dalla pandemia. “Il morbo infido ci ha fatto toccare la fragilità che ci accomuna”, scrive il porporato invitando a sperare che tutto ciò ci renda “più umili e saggi”.

Le difficoltà della città di Genova

La lettera inizia con l'espressione di sentita partecipazione: “Prossimi alla Pasqua del Signore – afferma l'arcivescovo genovese - desidero dirvi la mia vicinanza di Pastore e la mia stima: grazie per il vostro lavoro e il contributo che date per costruire il bene comune, scopo della società civile e dello Stato. Penso a voi e alle vostre famiglie, alla fatica delle vostre giornate e alle preoccupazioni per il domani. Voi sapete che la Chiesa di Genova vi è sempre stata accanto e, con discrezione, segue i problemi e gioisce per i vostri successi”. Genova è città in sofferenza da tempo, ben prima che si manifestasse in tutta la sua potenza il virus malvagio. L'ex Ilva, una volta fucina di lavoro, ora in crisi sociale e politica, in attesa di un destino certo tra mille incertezze; il commercio falcidiato con migliaia di attività chiuse, persino il porto, simbolo dell'economia della città della Lanterna non più fiorente come un tempo. Scenario che la Chiesa di Genova conosce bene e che forse ha ispirato il cardinale a sottolineare i disagi: “Conosco – scrive infatti - le difficoltà che avete affrontato negli anni di crisi che abbiamo attraversato, lo sforzo per mantenere l'occupazione, i sacrifici di moltissimi a tutti i livelli, anche se i risultati non sempre sono stati all'altezza degli sforzi”.

Luci e ombre della globalizzazione

E con occhio ampio Bagnasco non manca di osservare quanto accade da tempo nel mondo: “La globalizzazione ha aspetti positivi, ma anche ricadute che generano apprensione per il presente e per il futuro. La vostra esperienza è nota e - da persone pratiche - avete cercato necessari adeguamenti guardando lontano, fuori dal Paese, senza perdere di vista gli interessi e le eccellenze nazionali. Ora, la pandemia virale ha messo in difficoltà il pianeta: dobbiamo stare ancora più vicini, avere il coraggio e la capacità di pensare in grande e la concretezza di fare passi progressivi”. E la sua esortazione deve intendersi a chiunque e dovunque: “E' necessario un supplemento di reciproca stima e di collaborazioni – afferma il vescovo - è auspicabile da subito una rete alta di professionalità, che proponga al mondo politico una nuova visione del lavoro, priorità e suggerimenti concreti. Programmare è possibile, essere immediati è possibile: investire molto è possibile. Ma ad alcune condizioni: che ognuno giochi a carte scoperte, sapendo che il popolo e il Paese meritano ogni impegno”.

Cogliere il positivo e impegnarsi per vincere la sfida

Il cardinale Bagnasco invita con precisione a cogliere ciò che può essere positivo pur nella difficoltà del momento, dichiarando come “la distanza forzata ci ha fatto scoprire la bellezza dei rapporti e il gusto di lavorare insieme. Oggi, costretti a casa, ne usciremo più uniti”. Ciascuno però, sembra dire Bagnasco, faccia la sua parte sostenendo, come detto sopra, che “Uno Stato che si rassegnasse ad assistere anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti, sarebbe la negazione dell'uomo”. E lo sforzo dovrà essere globale: “Tutti i corpi intermedi devono esserci, e fare la loro parte con onestà e competenza – si legge nella lettera - l'obiettivo in campo non ammette personalismi di parte, deve guidare le differenze legittime, mettere a fuoco il rapporto tra pubblico e privato, tra centro e periferia, la semplificazione burocratica, indispensabile per far ripartire la macchina in tutti gli ingranaggi piccoli e grandi”.

La fede ci dona speranza

Concetti e parole alte e nobili; esortazioni ed indicazioni da tenere care e seguire, come l'invocazione con cui termina lo scritto, ad avere “la forza interiore per affrontare insieme una sfida epocale, la fiducia di farcela insieme, la fede in Dio che ci è sempre vicino, ci sostiene nelle prove e dona speranza”.

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06 aprile 2020, 16:28