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Viganò: necessario coltivare una “carità della cultura”

Intervenendo a Torino all’evento “Tra memoria e innovazione”, organizzato da Mediacor, monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali, ha sottolineato l’impegno della Santa Sede nella digitalizzazione dei documenti del passato, ribadendo l’importanza di costruire reti di ricerca

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

La memoria aziendale e le infinite possibilità che il digitale oggi offre. Da questo spunto ha preso il via l’evento organizzato a Torino da Mediacor, nata nel 2015 da un gruppo di professionisti con l’intento di condividere le loro competenze in vari ambiti della comunicazione e della multimedialità. “Tra memoria e innovazione”: è il titolo dell’iniziativa alla quale ha preso parte anche monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali.

Conservare il passato per guardare al futuro

Nel suo intervento, monsignor Vigano ha ricordato che “per custodire bene il passato occorre un buon investimento in innovazione, dunque è necessario proiettarsi decisamente nel futuro”. Il presule ha parlato del progetto “Digita Vaticana”, una grande operazione di digitalizzazione di un patrimonio di 82 mila esemplari manoscritti tra codici, volumi, libri attraverso partnership di altissimo livello e l’utilizzo di tecnologie già sperimentate con successo dalla Nasa e dall’Esa, ma anche la recente apertura degli Archivi Vaticani per gli anni di Pio XII. Due iniziative che testimoniano l’impegno della Santa Sede per la custodia del passato con uno sguardo lungimirante verso l’era digitale. “E’ necessario coltivare – ha spiegato Viganò – una ‘carità della cultura’ con progetti d’innovazione che mirino ad attivare sempre più i processi di partecipazione popolare ai patrimoni culturali intesi come ’spazi aperti di relazione’”.

L’approccio interdisciplinare e multimediale

Per il vice cancelliere, è fondamentale approcciare ai prodotti culturali con un’ottica interdisciplinare e multimediale, superando le fatiche nel comunicare l’importanza dei patrimoni culturali attraverso le nuove tecnologie. Fondamentale conoscere il pubblico a cui ci si rivolge; usare anche la tecnica dello storytelling e le nuove tecnologie per raccontare in forme nuove una storia. Non dimenticare poi che il patrimonio spesso è particolarmente vulnerabile e sottovalutato pertanto “molto altro andrà perso – ha spiegato Viganò – se non si intraprende un’azione internazionale più forte e concertata: si stima che non restino più di 10-15 anni per trasferire i documenti audiovisivi in digitale e prevenire così la loro perdita”.

Creare rete

“Procedere con decisione in questa direzione significa gettare le basi per una duplice ricaduta culturale: si tratta infatti non solo di salvare dall’oblio repertori storici preziosi, ma anche di favorire l’accessibilità a un patrimonio particolarmente adatto a stimolare il ‘senso vivo, dinamico e partecipativo’ alla cultura, essendo utilizzabile per le più varie finalità: didattiche, scientifiche, pastorali e di turismo culturale”. L’ultima sottolineatura riguarda la necessità di avviare percorsi, costruire reti a più livelli. Un esempio è la creazione di Cast (Centro internazionale di ricerca “Catholicism and Audiovisual Studies”) avviato con l’Università Telematica Internazionale UniNettuno. Si tratta di un Centro internazionale che nasce per rispondere all’esigenza di costituire un’area di ricerca entro la quale poter approfondire e dibattere le tematiche relative allo studio del rapporto tra cattolicesimo e audiovisivi in una prospettiva internazionale e multidisciplinare.

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04 marzo 2020, 17:30