Campo profughi al confine tra Siria e Turchia Campo profughi al confine tra Siria e Turchia 

Siria: si combatte a Idlib. Allarme sfollati tra i bambini

Offensiva dell’esercito di Assad nella regione controllata dalla Turchia. 151 mila gli sfollati questa settimana. Paolo Rozera di Unicef Italia: il problema maggiore è l’accesso all’acqua

Michele Raviart – Città del Vaticano

Si continua a combattere nella regione di Idlib in Siria, con scontri tra le forze del presidente Assad e l’esercito turco. Cinque le vittime tra i soldati turchi dopo il raid governativo, mentre sono una trentina i morti tra i militari siriani nella rappresaglia dell’artiglieria turca.

Tensioni tra Russia e Turchia

Un’offensiva che ha alzato la tensione diplomatica tra Ankara e Mosca, alleata di Assad nei raid. “Voglio dire alle autorità russe che il nostro bersaglio non siete voi, ma il regime. Non opponetevi”, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aggiungendo di non poter restare in silenzio “mentre i nostri soldati vengono uccisi”. Per il ministro della Difesa russo, invece i militari sono finiti sotto il fuoco delle truppe siriane non hanno avvertito la Russia dei loro movimenti nella regione. Intanto, mentre gli eserciti dei due Paesi rimangono in contatto è stato annullato il pattugliamento congiunto nell’area di Kobane.

Oltre un milione i bambini sfollati

Resta drammatica la situazione umanitaria con 151 mila civili sfollati da Idlib nell’ultima settimana, diretti verso la frontiera turca. Particolarmente grave la condizione dei bambini, denunciata dall’Unicef. Nel nord-ovest della Siria sono costretti a fuggire 6.500 minori. Sono 300 mila i bambini sfollati da dicembre, per un totale di un milione e duecentomila. “I bambini vengono fatti andare in centri di raccolta, che sono palestre e moschee, ma questo non è detto che li salvi dal conflitto”, spiega a Vatican News Paolo Rozera, direttore di Unicef Italia

Ascolta l'intervista integrale a Paolo Rozera, direttore di Unicef Italia

Rischio colera per i minori

Estreme anche le condizioni di vita: “c'è difficoltà ad avere l'acqua potabile e i servizi igienici, per non parlare del tema della scuola, che è la cosa fondamentale per questi ragazzi al fine di dargli una, unica, possibilità di poter cambiare un poco loro futuro”. “Tornano malattie che sembravano sconfitte sgominate, come il colera”, aggiunge Rozera, “la cosa più drammatica è che non hanno l'acqua potabile e i bambini bevono delle volte nelle pozze naturali di acqua, che non è assolutamente igienico”.

Una guerra che non rispetta la popolazione

Dei novecento bambini uccisi in Siria lo scorso anno, poi, il 75% si trovava a Idlib e nella regione del nord-ovest. “I numeri di questa guerra ci dimostrano che non si tiene in nessun conto la popolazione civile. Ci sono state guerre in cui si dava possibilità alle famiglie, alle mamme e ai bambini di poter andare in rifugi più sicuri, continue il direttore di Unicef Italia, “ma se non c'è un'interruzione del conflitto loro non riescono più a riprendere una parvenza di vita normale e rimangono la parte più debole e vulnerabile della popolazione”.

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03 febbraio 2020, 15:23