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Il premio Nobel per l'economia 2001, lo statunitense Joseph Stiglitz (a sinistra), da Papa Francesco con i vertici di Scholas occurentes Il premio Nobel per l'economia 2001, lo statunitense Joseph Stiglitz (a sinistra), da Papa Francesco con i vertici di Scholas occurentes

Il Nobel Stiglitz: nel nuovo capitalismo, i mercati siano al servizio delle persone

Intervista all’ economista statunitense, premio Nobel nel 2001, tra i protagonisti del workshop sull’ economia solidale organizzato ieri in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. “La crisi del capitalismo – spiega – si estende all’etica e alla morale. Vanno impediti comportamenti individualisti esasperati”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

La crisi del capitalismo “si estende anche all’etica e alla morale”, per questo è necessario un nuovo contratto sociale, che metta “i mercati al servizio delle persone” non le persone al servizio dei mercati, e impedisca "comportamenti individualisti esasperati". Serve un’economia circolare, che riduca l’utilizzo di risorse naturali, le riutilizzi e le ricicli, e un’educazione alla sostenibilità ambientale. E’ questo il cuore del contributo che lo statunitense Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia del 2001 e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha portato al workshop su “Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione", organizzato il 5 febbraio nella Casina Pio IV, in Vaticano.

Un nuovo sistema economico, basato su fraternità e solidarietà

Prima dell’applaudito discorso di Papa Francesco, il simposio ha visto economisti, ministri delle finanze e banchieri di tutto il mondo, sviluppare proposte per una migliore distribuzione della ricchezza mondiale. I relatori hanno evidenziato che la fraternità e la solidarietà sono i due pilastri fondamentali per costruire un sistema economico sostenibile che non opprima i più poveri e che cerchi di mettere al centro la persona umana. Due elementi che, nella loro natura più profonda, sono in contrasto con una delle cause principali della povertà: la corruzione.

Uno dei critici più forti di globalizzazione e neoliberismo

Docente alla Columbia University, autore di saggi come “Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa minaccia il nostro futuro”, del 2012,  e il nuovo “Persone, potere e profitti: il capitalismo progressivo per un’era di scontento”, che in Italia uscirà a maggio, Stiglitz è oggi una delle voci più forti nella critica della globalizzazione e del neoeeeliberismo.

Un’ economia circolare, che riutilizza le risorse

Nel suo intervento, il premio Nobel ha messo in guardia dai pericoli creati da un sistema economico, come quello attuale, che non mette i mercati al servizio delle persone, "ma le persone al servizio dei mercati" e favorisce "comportamenti individualisti esasperati". Per questo è essenziale lavorare, per Stiglitz, a partire dall'istruzione, su sistemi alternativi che non si basino sull’idolatria del denaro. "Dobbiamo sviluppare programmi e studi basati sul concetto di economia circolare, che riduce l’utilizzo delle risorse naturali e le riutilizza. Educando alla sostenibilità ambientale e “mettendo le persone al primo posto”. Così l’economista statunitense sintetizza il suo contributo al workshop, al microfono di Sofia Lobos, della redazione spagnola di Vatican News.

R. – ho descritto i molti aspetti della crisi del capitalismo, a partire dalla crisi della disuguaglianza a quella climatica e a quella morale … Ho attribuito la maggior parte di queste crisi ai mercati senza regola, al neoliberismo e ho suggerito una via per superare questo, un modo per riformare l’economia di mercato e il capitalismo attraverso un maggiore equilibrio tra i mercati, i governi, la società civile e creando un’ampia ecologia degli accordi istituzionali, con una maggiore enfasi posta sulle ong, sulle cooperative, cercando così di introdurre una maggiore solidarietà insieme ad una maggiore eguaglianza. Ho pensato che potremmo affrontare contemporaneamente sia la crisi della disuguaglianza sia quella climatica, attraverso politiche che creino una maggiore giustizia sociale ed ambientale. Ho parlato anche di un tema in particolare: ho descritto le diverse riforme che dovrebbero essere fatte a livello nazionale e internazionale, in termini di spese fiscali, di “regole del gioco”, incentrandomi su un aspetto particolare che è la crisi del debito che molti Paesi si trovano ad affrontare, in particolare l’Argentina, e ho sottolineato che le strade che sono state percorse in passato – come la prigione per i debitori o l’austerità – non funzionano. Piuttosto, deve esserci, anzi, esiste una via migliore per rilanciare la crescita, e ho descritto la strada migliore per farlo.

Come possiamo lavorare insieme per rendere possibile un futuro nel quale i sistemi economici siano più egualitari per tutti?

R. – Dobbiamo fare molte cose e non c’è una bacchetta magica. Dobbiamo riscrivere le leggi dell’economia nazionale, di quella globale per ridurre il potere delle multinazionali, per ridurre l’evasione ed elusione fiscale, per creare un sistema di tassazione più efficace, per dare ai lavoratori un maggiore potere contrattuale, incoraggiare la contrattazione collettiva, rafforzare i sindacati. Dobbiamo assicurarci che le multinazionali non diano importanza soltanto ai loro azionisti ma a tutte le parti interessate, compresi i clienti, i lavoratori, le comunità nelle quali questi lavorano e al pianeta sul quale viviamo. Allo stesso modo, dobbiamo ripensare i nostri accordi internazionali, ma non nel modo in cui il presidente Trump dice, cioè “America First” o chiunque altro prima di tutti. Prima di tutto il pianeta e prima di tutto le persone: questo è quello che conta.

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Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia 2001
06 febbraio 2020, 12:37