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Iran al voto: favoriti i conservatori, sanzioni Usa per l'esclusione di candidati

Sono in corso in Iran, le elezioni per il nuovo Parlamento, che si concluderanno in serata. Favoriti i conservatori, ma gli Stati Uniti annunciano sanzioni per cinque funzionari della vigilanza elettorale, che avrebbero escluso migliaia di candidati non in linea col regime

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

A Teheran e in tutta la Repubblica Islamica dell’Iran sono stati aperti alle 8, le 5.30 in Italia, i seggi per le elezioni parlamentari, che si dovrebbero chiudere alle 18, a meno di un’alta affluenza nelle ultime ore. Cosa che appare improbabile, visto che si prevede una larga astensione tra i quasi 58 milioni di iraniani chiamati al voto, dopo una campagna elettorale svogliata, soprattutto per il disinteresse dei riformisti. Questo dovrebbe favorire i partiti conservatori, che hanno già il controllo del Parlamento. Sabato si dovrebbero avere i primi risultati.

Gli Stati Uniti: esclusi i candidati non in linea col regime

Intanto gli Stati Uniti annunciano nuove sanzioni nei confronti di cinque funzionari del Consiglio dei Guardiani, responsabili dell'organismo di vigilanza elettorale, per l’esclusione di migliaia di candidati, “che non rispecchiano le vedute radicali della Guida Suprema”, si legge in una nota del Dipartimento del tesoro. “L'amministrazione Trump - recita il comunicato - non tollererà una manipolazione del voto per favorire l'agenda del regime, e il popolo iraniano deve essere lasciato libero di scegliere i propri leader”.

Molti riformisti invitano a boicottare il voto

Il Consiglio dei guardiani ha “squalificato” la metà dei 14 mila candidati che si sono presentati. Tra essi molti riformisti, inclusi 75 deputati uscenti, in un Parlamento che ha 290 seggi. Altri avevano già deciso di non partecipare, criticando il potere del Consiglio dei Guardiani e la repressione delle proteste dello scorso novembre. Alcuni riformisti, come l’ex ministro dell’Interno Mostafa Tajzadeh, hanno invitato a boicottare il voto.

Il presidente Rouhani: partecipare per l’unità nazionale

Per la Repubblica Islamica, infatti, l’affluenza alle urne è una fonte importante di legittimazione. La Guida Suprema Ali Khamenei ha detto che votare è un “dovere religioso”, e anche il presidente Rouhani, un moderato sostenuto dai riformisti, che aveva criticato le squalifiche sostenendo che mettono a rischio la democrazia, ha chiesto di partecipare in nome “dell’unità nazionale”.

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Le elezioni parlamentari in Iran
21 febbraio 2020, 07:59