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Conseguenze delle violenze a  New Delhi Conseguenze delle violenze a New Delhi 

India. Le Chiese cristiane condannano la violenza dei giorni scorsi a New Delhi

I leader cristiani di diverse confessioni hanno condannato gli scontri, avvenuti il 23 febbraio in diverse zone a nord-est di Nuova Delhi, durante le manifestazioni contro la legge sulla cittadinanza, il Citizenship Amendment Act (CAA), e hanno chiesto alle chiese di aprire le loro porte alle vittime dei disordini

Anna Poce - Città del Vaticano

Il CAA, cioè la nuova legge sulla cittadinanza, approvato l'11 dicembre 2019, garantisce la cittadinanza a indù, sikh, buddisti, giainisti, parsi e cristiani, entrati in India perché in fuga da persecuzioni religiose nei tre Paesi confinanti a maggioranza musulmana cioè Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, escludendo musulmani e altri soggetti. Da qui le manifestazioni contrarie alla legge che nei giorni scorsi hanno visto violenze e disordini nella capitale indiana.

Necessario soccorrere le vittime dei disordini

Monsignor Anil Joseph Thomas Couto, arcivescovo di Delhi, in una lettera ai sacerdoti in cui chiede aiuto alle parrocchie per le vittime degli scontri, ha sottolineato come in questo momento di così grande disordine ci sia bisogno di pregare e di portare soccorso alle persone colpite dando loro riparo, cibo e vestiti. Le chiese, ha detto il presule - riportato da UCA News - dovrebbero aprire i loro locali “per questa nobile causa nel periodo quaresimale”, dovrebbero comunicarlo alla popolazione e tenersi pronti all’azione. Secondo i media, i tre giorni di disordini, scoppiati il 23 febbraio, che hanno provocato la morte di 27 persone e il ferimento di oltre 200, sono stati i peggiori mai vissuti nel Paese, dopo le rivolte nazionali del 1992, in seguito alla demolizione della moschea Babri in Ayodhya, in Uttar Pradesh, e dopo i disordini anti-Sikh del 1984, in seguito all'assassinio dell'allora primo ministro Indira Gandhi.

Le ragioni della protesta

I musulmani hanno visto la loro esclusione dalla legge, che fa della religione la base della cittadinanza, come l'ennesimo tentativo del governo di Narendra Modi di emarginarli. Misure come il CAA o l’aggiornamento del Registro nazionale dei cittadini (NRC) vengono giudicate mosse destinate a privare della cittadinanza milioni di musulmani indiani, svantaggiando, allo stesso modo, anche i membri delle caste inferiori e delle minoranze etniche, nonché le donne.

Le Chiese indiane condannano la violenza

Di fronte a centinaia di veicoli, negozi e case bruciate, alle strade deserte e ad un ingente dispiegamento di esercito e forze di polizia, il Consiglio nazionale delle Chiese indiane (NCCI), un forum di Chiese protestanti e ortodosse, il 26 febbraio ha rilasciato una dichiarazione contro la violenza - si legge sempre su UCA News -, dove chiede “ai membri delle diverse tradizioni cristiane di aiutarsi a vicenda, e a quelli di confessioni religiose e con convinzioni ideologiche diverse nei loro quartieri, di risorgere dalle ceneri”. La dichiarazione, firmata dal reverendo Asir Ebenezer, segretario generale della NCCI, condanna “il vile attacco nei confronti dei vulnerabili e dei deboli in diversi luoghi di Delhi, la complicità esplicita o implicita e la tacita approvazione di chi detiene il potere e l'autorità”. L’Evangelical Fellowship of India (EFI), l’alleanza evangelica indiana, in una dichiarazione firmata dal segretario generale, il reverendo Vijayesh Lal, lancia un appello alla cittadinanza di Delhi affinché “mantenga la pace e non ceda al sarcasmo crudele alimentato dalle chiacchiere e diffuso attraverso i social media. Non dobbiamo permettere che vinca l’odio”.

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28 febbraio 2020, 16:30