La decisione della Germania sul suicidio assistito (foto d'archivio) La decisione della Germania sul suicidio assistito (foto d'archivio) 

In Germania la Corte costituzionale depenalizza il suicidio assistito

I giudici hanno dichiarato incostituzionale l’articolo del Codice penale che vieta il suicidio assistito organizzato da parte di medici o associazioni. Forti critiche dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica

Marco Guerra – Città del Vaticano

"L'autodeterminazione alla fine della propria vita rientra nell'area della personalità umana", questo viene affermato nelle indicazioni di principio del più alto organo giurisprudenziale tedesco che ha di fatto depenalizzato l'aiuto al suicidio. Una decisione in cui è possile intravedere quella cultura dello scarto da sempre denunciata da Papa Francesco.

Suicidio anche per i malati non terminali

In pratica i giudici hanno deciso di annullare l'articolo 217 del Codice penale, che vietava la possibilità alle associazioni per l'assistenza al suicidio e per le cure palliative di fornire al paziente un sostegno nel portare a termine la sua la vita. La Corte costituzionale tedesca ha inoltre precisato che questo significa che il diritto a togliersi la vita non è limitato alle persone anziane o gravemente malate ma "esiste in ogni fase dell'esistenza umana". Ora spetta al legislatore tedesco regolare la pratica, stabilendo cosa è lecito e cosa non lo è. Il ministro della salute Jens Spahn ha annunciato una serie di colloqui per rivedere le regole, ma ha anche sottolineato che bisognerà assolutamente evitare che si sviluppi "un'abitudine" o "l'aspettativa di un obbligo sociale" nel rivendicare il suicidio assistito. 

La contrarietà delle Chiese tedesche

Intanto con una dichiarazione congiunta le Chiese cattolica ed evangelica di Germania hanno fortemente criticato la nuova sentenza. “Temiamo – scrivono - che si possa esercitare una pressione sulle persone anziane o malate affinché si avvalgano delle offerte di suicidio”. Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), e Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio EkD, nella nota spiegano che “le opzioni per aiutare le persone a suicidarsi più diventano naturali e accessibili, più è grande il rischio che le persone in una situazione di vita estremamente stressante si trovino sotto pressione e dall’esterno colgano tale opzione da sfruttare per porre fine alle loro stesse vite”.

Protezione e conforto per i malati

Nella nota, ripresa dell’agenzia Sir, si ribadisce anche che, dal punto di vista delle Chiese, “le questioni fondamentali della nostra umanità e il fondamento etico della nostra società” sono decise dal modo in cui affrontiamo la malattia e la morte. Le Chiese continueranno quindi a lavorare perché il suicidio “non diventi norma accettata” nel Paese. Si è fatto sentire anche il presidente della sottocommissione per la bioetica della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Gebhard Fürst, che ha ricordato che soprattutto nell’ultima fase della vita, le persone hanno bisogno di attenzione, protezione e conforto.

Cambio di paradigma nella legislazione

Il rappresentante della Chiesa cattolica presso le istituzioni di Berlino monsignor Karl Justen ha sottolineato, ai microfoni di Vatican News, che “per la prima volta una sentenza stabilisce che la protezione della vita non è più una priorità assoluta. ma piuttosto il diritto dell'individuo di decidere a suicidarsi". "Questo è il vero cambio di paradigma - aggiunge il presule - e, secondo me, il vero problema di questa sentenza".

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27 febbraio 2020, 08:14