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Afghanistan, scattata la tregua. Onu denuncia migliaia di vittime

Sono oltre 10.000 i civili uccisi o rimasti feriti nel 2019 in Afghanistan. A renderlo noto le Nazioni Unite, nel giorno dell’inizio della tregua che porterà alla firma dell’accordo, il 29 febbraio, tra Stati Uniti e talebani

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Nel giorno in cui la missione di assistenza dell’Onu in Afghanistan certifica che il 2019 è il sesto anno consecutivo in cui i morti e i feriti superano le 10mila unità, nel Paese si apre uno spiraglio al quale il popolo guarda con molta speranza: un cessate il fuoco di una settimana per arrivare alla firma dell’accordo tra Washington e i talebani che apra a negoziati di pace fino a giungere, dopo 18 anni, alla fine della presenza militare statunitense nel Paese, che attualmente conta 12mila uomini.  Per sette giorni le armi taceranno, si fermeranno le bombe, i lanci di razzi, gli attacchi suicidi, si tratta di una riduzione delle ostilità scaturita dai negoziati condotti per settimane in Qatar. Il 29 febbraio, a Doha, se il cessate il fuoco reggerà, come confermato dai vertici dei talebani e dal segretario di stato americano Mike Pompeo, ci sarà la firma.

Il cambiamento della società afghana

I timori di molti cittadini sono che, dopo l’uscita degli americani, si possa aprire la strada ad un ritorno al controllo del Paese da parte dei talebani, che negli anni ’90 hanno schiacciato la popolazione con la rigida imposizione della legge islamica impedendo ai cittadini qualsiasi forma di libertà e diritto. Si tratta di un’ipotesi che, secondo Giuliano Battiston, giornalista, ricercatore freelance ed esperto dell’area, è da considerarsi “abbastanza irrealistica perché la società è molto cambiata in questi anni, è più matura, con un corpo sociale più istruito, abituato a conquiste sociali diverse rispetto a quelle che c’erano durante il governo dei talebani”.

Ascolta l'intervista a Giuliano Battiston

L’avvio del dialogo intra-afghano condizione per il ritiro Usa

L’accordo che verrà sottoscritto il 29 febbraio prevede 4 punti ai quali è condizionato il ritiro americano, tra questi la dimostrazione dell’impegno dei talebani verso una reale riduzione della violenza, la loro dissociazione da Al Qaida e da qualsiasi gruppo jihadista internazionale, nonché la loro partecipazione al dialogo intra-afghano, per 18 anni rifiutato dai talebani. “Questa è l’opportunità più grande da 40 anni a questa parte – conclude Battiston – di mettere fine ad un conflitto che ha fatto molte vittime. La via diplomatica è l’unica soluzione per cercare di restituire un po’ di pace a quel Paese”.

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22 febbraio 2020, 15:12