Posto di blocco nel villaggio di Tianjiaying vicino Pechino Posto di blocco nel villaggio di Tianjiaying vicino Pechino  

Coronavirus cinese sempre più diffuso. La Cina sconsiglia viaggi all'estero

Si espande nel mondo la polmonite virale originata dalla Cina: misure di sicurezza massime in tanti aeroporti e forti limitazioni imposte alla mobilità della popolazione cinese. Ma il virus cresce nel suo potere infettivo e i casi potrebbero essere molti di più di quelli previsti. Il parere del presidente della Federazione mondiale di Sanità Pubblica, Walter Ricciardi

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Cresce di ora in ora il bilancio dei nuovi casi di persone infettate dal coronavirus cinese, la polmonite virale che ha come epicentro, dall'inizio del mese di dicembre, la città di Wuhan capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina centrale. Ieri, il pensiero del Papa dopo l'Angelus e la sua vicinanza alle persone malate. "Il Signore - ha detto Francesco - accolga i defunti nella sua pace, conforti le famiglie e sostenga il grande impegno della comunità cinese già messo in atto per combattere l’epidemia".

I numeri non ci sono di conforto. La commissione nazionale di sanità cinese ha reso noto che sono stati registrati 769 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore, fino alla mezzanotte di domenica. I decessi legati al virus sono intanto saliti a quota 132, mentre i casi accertati dell'infezione in Cina ammontano a circa 6.000, secondo l'ultimo bollettino fornito dalla tv statale. Di oggi la visita ai malati della cittadina, ormai blindata da giorni, del premier cinese e l'arrivo di quasi mille tra medici e paramedici di supporto.

L'origine dell'epidemia e le reazioni internazionali

Intanto emerge dagli studiosi una novità, pubblicata dalla rivista scientifica The Lancet. Sembrerebbe che il primo caso, riconducibile al primo dicembre 2019, non fosse legato al mercato del pesce della cittadina di 11 milioni di abitanti. La diffusione del coronavirus potrebbe cioè non essere partita da lì: i casi studiati dagli esperti dimostrano anche che, in totale, 13 su 41 soggetti non avevano alcun collegamento con il mercato di Wuhan. "Tredici casi senza un collegamento sono un gran numero", afferma Daniel Lucey, uno specialista in malattie infettive presso l'Università di Georgetown.

Tutto resta ancora da chiarire, mentre si fanno i conti con gli andamenti della diffusione del virus e con le misure di sicurezza che tutto il mondo sta adottando. La Mongolia chiude le frontiere, il Cremlino si blinda, Francia, Germania e Italia pianificano l'evacuazione dalla Cina dei connazionali mentre si registra il primo caso sospetto in Africa e un nuovo possibile caso in Austria. Ovunque comunque stop a festeggiamenti e assembramenti legati al capodanno cinese.  Il punto tra gli esperti è in programma a Pechino in queste ore, dove è arrivato per una serie di incontri, il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'obiettivo, spiega su Twitter, è "comprendere gli ultimi sviluppi e rafforzare la nostra collaborazione con la Cina nel fornire ulteriore protezione contro l'epidemia".

La paura per le conseguenze dell'epidemia sull'economia globale fa tremare anche i mercati: quelli europei tutti in difficoltà sulla scia di quegli asiatici e di quelli americani. 

Dell'evoluzione dell'epidemia, del buon riscontro delle misure di sicurezza in Europa, grazie anche alla precedente esperienza avuta con la Sars nel 2002, e della possibilità di un vaccino a breve, abbiamo parlato con Walter Ricciardi Presidente della Federazione mondiale di Sanità Pubblica:

Ascolta l'intervista a Walter Ricciardi

R. - C'è un aspetto negativo legato all'alta contagiosità di questo virus. Sembra che si trasmetta con maggiore facilità e che quindi sia più contagioso per esempio rispetto alla Sars, però c'è anche una buona notizia cioè che è molto meno aggressivo dal punto di vista della patogenicità quindi è molto meno pericoloso tra virgolette, e quindi dà molti meno casi di gravità sintomatologiche e anche di morte. È chiaro che il fatto che si propaga come è stato accertato anche in assenza di sintomi, rende molto più difficile identificare i soggetti che in qualche modo sono infetti.

Il fatto che per esempio Vietnam sia stata rilevata una persona contagiata senza essere stata in Cina, è normale?

R. - Non è stata in Cina questa persona, però è stata probabilmente in contatto con qualcuno che in Cina c'è stato, e che quindi ha potuto trasmettere direttamente il virus a questa persona. Probabilmente la persona infettata in origine, non si è resa conto di essere contagiosa perché non aveva alcun sintomo e quindi questa persona non riesce a a ricollegare. Quando succedono queste cose è molto importante che le autorità sanitarie rintraccino appunto i cosiddetti "contatti". Succede, succederà, probabilmente sta succedendo in Europa dove possono già essere migliaia i casi di infetti, ma, ripeto, non bisogna allarmarsi perché la sindrome è molto più attenuata rispetto a quella precedente. Bisogna continuare a fare come abbiamo fatto fino adesso, cercando di rintracciare e poi isolare nel momento in cui si rintraccia.

Come si sta curando, nel senso, si pensa un vaccino? Come si procede?

R. - La cura in questo momento è sintomatologica, non ci sono cioè cure che in qualche modo vadano ad aggredire e a bonificare dall' infezione virale. C'è però una buona notizia anche perché, dopo la Sars nel 2003, in particolar modo i colleghi dell'istituto superiore di sanità americano, hanno attivato una serie di ricerche e il loro direttore, il professor Fauci che è un'eminenza assoluta in questo campo, ha detto che potrebbe essere pronto - dato che appunto ci sono 16 anni di lavoro  - a produrre un vaccino entro i prossimi tre mesi. Se lo dice lui bisogna credergli, e questa è sicuramente una buona notizia.

Il fatto di limitare la mobilità delle persone e delle popolazioni, serve?

R. - E' assolutamente necessario. Un errore della Sars fu quello di non farlo. Purtroppo è necessario limitare la circolazione a partire proprio da dove questo virus in qualche modo si è originato probabilmente passando dagli animali all'uomo.

Sembra che l'Europa stia reagendo in maniera forte?

R.- Sicuramente ci sono stati alcuni paesi membri, tra questi in particolar modo l'Italia e il Regno Unito e la Francia, che erano quelli che avevano un volo diretto con Wuhan, che hanno reagito benissimo, tempestivamente; gli altri adesso si stanno aggregando, ma c'è anche una forte spinta da parte della Commissione europea. So che ha attivato un ufficio ad hoc e anche il Centro europeo per il controllo delle malattie sta cercando di elaborare un'azione coordinata. Fino adesso i voti sono sicuramente eccellenti.

Le faccio commentare un allarme che è arrivato dal presidente dell'Istituto di medicina dell'università di Hong Kong che dice che il numero di persone contagiate potrebbe potenzialmente raddoppiare ogni 6 giorni in assenza di un intervento massiccio da parte delle autorità sanitarie. Cioè lui ipotizza anche un picco nei mesi di aprile e maggio. Che dice?

R. - Chiaramente questa è un'affermazione che probabilmente lui fa sull'osservazione diretta però va confermata. Quello che è sicuramente vero, perché ce lo confermano tutti gli studi fatti fino ad oggi, è che questo virus è sicuramente più contagioso rispetto agli altri cioè si trasmette con più facilità, ed è anche più insidioso perché non si trasmette soltanto dal soggetto febbricitante e sintomatico, ma anche dal soggetto asintomatico. Che abbia questa numerosità, voglio dire, deve essere certamente verificata.

ULTIMO AGGIORNAMENTO: 29 GENNAIO

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27 gennaio 2020, 14:18