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I volontari in prima linea ogni giorno per risolvere crisi umanitarie e dare risposte ai bisogni più diversi I volontari in prima linea ogni giorno per risolvere crisi umanitarie e dare risposte ai bisogni più diversi 

Volontari nel mondo: oltre un miliardo per aiutare gli altri

Giornata internazionale del Volontariato, risorsa indispensabile per la pace e lo sviluppo dei popoli. Iniziative in tutto il mondo per rendere omaggio a chi dedica gratuitamente tempo ed energie per alleviare sofferenze, sopperire a mancanze, risolvere problemi nelle comunità. In Italia sono circa 6 milioni i volontari che operano in 350 mila organizzazioni.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“Volontario per un futuro inclusivo” è il tema della 34ma Giornata internazionale del Volontariato, istituita dall’Onu nel 1985 e celebrata ogni anno il 5 dicembre, allo scopo di sostenere le iniziative prestate all’insegna della gratuità per la pace e lo sviluppo economico, per fornire aiuto umanitario, assistenza sociale e sanitaria e per promuovere e monitorare il rispetto dei diritti umani.  

Un esercito in prima linea nella risposta ai bisogni più vari

Sono più di quanto immaginiamo i volontari nel mondo, un esercito di oltre un miliardo di persone che a vario titolo e in diversi contesti sociali operano spinti dal desiderio di essere utili agli altri. Il loro lavoro - si è calcolato - è pari a quella di 109 milioni di lavoratori a tempo pieno. Una forza lavoro volontaria che supera di quasi tre volte a livello globale quella nei servizi finanziari e oltre cinque volte quella impiegata nelle miniere e nelle industrie estrattive. Massima parte dei volontari, il 70 per cento, operano in modo informale tra persone delle proprie comunità e il restante 30 per cento è invece collegato ad organizzazioni. Le donne sono in leggera maggioranza e rappresentano il 57 per cento delle presenze volontarie. Sono dati tratti dall’ultimo Rapporto dell’Onu sullo Stato del volontariato 2018.

Presenza virtuosa per affermare società più eque e solidali 

Ad oggi sono oltre 90 gli Stati in tutto il mondo che dispongono di leggi e normative o di politiche mirate sul volontariato, a dimostrazione della rilevanza sociale ed economica di questa realtà e del potenziale espresso per affermare società più giuste, eque, solidali.

In Italia 6 milioni di volontari in 350 mila organizzazioni

Tra i Paesi con una lunga e virtuosa tradizione di volontariato è l’Italia, che tra tante iniziative ha celebrato oggi la Giornata con un Convegno organizzato all’Università di Roma Tre sul tema “Ricostruire una comunità solidale: il ruolo del volontariato nel terzo settore”, a fronte di circa 6 milioni di volontari che operano in 350 mila organizzazioni. A promuovere l’evento il Forum del terzo settore, l’Associazione dei Centri di servizio volontari-CSVnet e la Caritas italiana. Ai lavori, ospitati nella Facoltà di Architettura dell’ateneo romano, ha preso parte anche il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, promettendo l’impegno del Governo per portare a termine la riforma del Terzo settore, attesa da anni. Oltre 200 i delegati giunti da tutta Italia che hanno  dibattuto su come valorizzare e incrementare la presenza volontaria nel Paese e come supportarne le attività da parte delle istituzioni statali, come spiega Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del terzo settore.

Ascolta l'intervista a Claudia Fiaschi

R. – Il volontariato italiano cresce per numero di organizzazioni e per numero di volontari e cresce anche la sua dimensione economica. Quello che è importante soprattutto è che cresce nei territori più fragili del Paese e questo è il segno che continuano a incidere i valori fondamentali, cioè la capacità di mettere spontaneamente a disposizione delle comunità il proprio tempo, la propria voglia di cambiare la realtà. E questo atto di libertà che le persone continuano a esercitare nel nostro Paese è una delle dimensioni di valore che noi crediamo debba essere riportata all’attenzione anche della politica e delle istituzioni, perché i governi che riconoscono il valore del volontariato e dell’iniziativa spontanea dei cittadini sono anche quei governi che ne preparano e ne facilitano la crescita, costruiscono le strade per il loro sviluppo, ma sono anche quelli che godono dei maggiori benefici da questa partecipazione delle persone alla vita pubblica, in termini non solo di sviluppo sociale ma anche di sviluppo economico. Se vogliamo comunità più prospere, più solidali e più felicità pubblica la dimensione dell’iniziativa spontanea e gratuita delle persone deve ritornare una dimesione importante non solo delle persone ma anche delle politiche del nostro Paese.

Ci sono delle criticità sul piano normativo che devono essere corrette o ci sono delle attese migliorative?

R. – Oggi per noi ovviamente è una giornata di festa in cui vogliamo ringraziare i sei milioni di volontari che tutte le mattine mettono a disposizione il loro tempo, ed è chiaro che per noi sarà importante anche sottolineare nuovamente quanto è urgente riprendere il cammino attuativo di una riforma che ad oggi rimane un po’ in balia dell’inerzia, che nasce da ogni cambio di governo. Oggi noi stiamo attendendo dei provvedimenti importanti che devono dare piena esecutività ad una riforma che prometteva di consentire al mondo del terzo settore, in particolare del volontariato, di dare il suo migliore contributo allo sviluppo del Paese; ma in mancanza di alcuni provvedimenti, tutte queste aspettative rischiano di essere deluse, anzi, addirittura di avere degli effetti collaterali, perché una norma in mezzo al guado lascia nell’incertezza le 350 mila organizzazioni del Terzo settore che operano nel Paese.

E’ anche importante sempre sottolineare che il volontariato non è sostitutivo dei servizi che deve garantire lo Stato.

R. – Certo. Noi diciamo che il servizio pubblico efficiente rende sicuri i cittadini, ma il sovrappiù dell’apporto del volontariato può umanizzare i servizi e rendere le persone più felici: questa è una differenza insostituibile di cui il volontariato italiano, tra l’altro, è campione del mondo perché abbiamo un tessuto capillare diffuso in tutto il Paese di iniziative che si affiancano all’iniziativa pubblica in maniera virtuosissima, ovviamente garantendo tutt’altro che quello che è il servizio, ma soprattutto la sua qualità relazionale, la sua identità relazionale: siamo più felici quando siamo in contesti di relazione positive, non solo quando possiamo utilizzare un ottimo servizio sanitario ospedaliero.

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05 dicembre 2019, 13:50