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Rapporto Censis: gli italiani hanno meno certezze e più smartphone

Al termine di un decennio ricco di trasformazioni, l’Italia si scopre sempre più sfiduciata, alle prese con problemi lavorativi, demografici e dove le riforme strutturali annunciate dalla politica non sono mai state avviate. L'approfondimento nell'intervista a Roberto Rossini, presidente delle Acli

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

Giunto alla 53ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici dell’Italia da oltre mezzo secolo. Risale al 1967 il primo Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Centro Studi Investimenti Sociali. Da allora le pubblicazioni hanno sempre più acquisito autorevolezza, dando vita nel 2008 al World Social Summit, il primo vertice mondiale di sociologia. Venendo alla situazione della società italiana di fine secondo decennio del XXI secolo, si delinea un quadro dove i cittadini appaiono sempre più incerti, in difficoltà lavorative, consapevoli dell’aumento di fenomeni xenofobi e razzisti, sfiduciati sulla possibilità di un miglioramento sociale del singolo individuo rispetto alla situazione di partenza. Quindi l’ammonimento sull’uso degli smartphone: “più di un italiano su due – si legge nel Rapporto - controlla il telefono come primo gesto al mattino o l'ultima attività della sera prima di andare a dormire”.

Regna l’incertezza

Oltre due italiani su tre provano incertezza verso il futuro e solo il 14% si dice ottimista, mentre il 17% è pessimista. Il grigio, dunque, come tinta prevalente in un quadro dove è forte come non mai la sfiducia sulla possibilità di migliorare la propria posizione. “Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale, perché è difficile salire nella scala sociale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso”, si legge nel Rapporto. Tutto ciò in un Paese alle prese con una crisi demografica senza precedenti, definita dal Censis “tsunami demografico”, ed alle prese con il grande esodo dal Sud verso il Nord. Senza dimenticare le “pulsioni antidemocratiche che sono in netto aumento: il 48% degli italiani dichiara – rileva il 53° Rapporto - che vorrebbe un uomo forte al potere che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni”.

“I padri temono per il futuro dei loro figli”

La crisi del welfare e la mobilità sociale bloccata. Sono questi per Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, i due punti chiave per comprendere il quadro di incertezza emerso dal 53° Rapporto Censis. Nell’intervista, Rossini sottolinea come “questa generazione capisce che il destino dei figli potrebbe essere peggiore di quello dei padri”. Occorrono dunque risposte concrete da parte della politica per far ripartire il welfare. Infine, dinanzi all’aumento dei casi di intolleranza, è sempre responsabilità della classe politica abbassare i toni.

Ascolta l'intervista a Roberto Rossini

 

Il bluff dell’occupazione

Oltre due miliardi di ore lavorative in meno, che equivalgono ad un calo di quasi un milione di unità lavorative. Qui, secondo il Censis, si registra il bluff dell’occupazione che non produce reddito e crescita. “Rispetto al 2007, nel 2018 si contano 321.000 occupati in più: +1,4%. La tendenza è continuata anche quest’anno: +0,5% nei primi sei mesi del 2019”, si legge. Ma “il riassorbimento dell’impatto della lunga recessione nasconde però alcune criticità. Il bilancio dell’occupazione è dato da una riduzione di 867.000 occupati a tempo pieno e un aumento di 1,2 milioni di occupati a tempo parziale”. “Nel periodo 2007-2018 il part time è aumentato del 38%”, inoltre “ancora più critico è il dato del part time involontario, che riguarda 2,7 milioni di lavoratori. Nel 2007 pesava per il 38,3% del totale dei lavoratori part time, nel 2018 rappresenta il 64,1%”.

Aumenta l’intolleranza

Negli ultimi tempi sembra essere montata una pericolosa deriva verso l'odio, l'intolleranza e il razzismo nei confronti delle minoranze. Il 69,8% degli italiani è convinto che nell'ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Un dato netto, confermato trasversalmente, con valori però meno elevati nelle regioni settentrionali e tra i giovani. Per la maggior parte degli intervistati (il 58%) in Italia è aumentato anche l'antisemitismo. Quasi tre italiani su quattro, infine, ritengono che la violenza sulle donne sia un problema reale della nostra società.
 

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06 dicembre 2019, 12:42