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Governi, società civile e Chiesa schierati per i profughi

A Ginevra concluso il primo Forum globale. Capi di Stato, organizzazioni internazionali, leader religiosi annunciano azioni concrete: dalle società private donazioni di 250 milioni di dollari, 2,2 miliardi dalla Banca Mondiale. Impegno su rispetto dei diritti umani e sull’accesso alle cure mediche. Monsignor Vitillo, membro della delegazione della Santa Sede: un evento storico

Federico Piana – Città del Vaticano

E’ da Ginevra che arriva la speranza per i rifugiati di tutto il mondo. Nella città svizzera si è concluso il primo forum globale sullo loro drammatica situazione a cui hanno preso parte numerosi capi di stato e di governo, rappresentanti delle Nazioni Unite, responsabili di organismi internazionali e della società civile, leader religiosi. “E’ stato un evento storico” sostiene monsignor Robert J. Vitillo, della Missione permanente dell’Onu a Ginevra e segretario generale della Commissione internazionale cattolica per la migrazione.

Risultati concreti

Ascoltando il racconto di monsignor Vitillo, che ha partecipato al Forum con la delegazione della Santa Sede guidata dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, nunzio apostolico e Osservatore Permanente Onu a Ginevra, si comprende come il bilancio del serrato confronto sia concreto, forse come non accadeva da anni. “Il comparto delle aziende private – ha rivelato monsignor Vitillo – ha annunciato di voler donare oltre 250 milioni di dollari a beneficio dei rifugiati mentre la Banca Mondiale ha impegnato 2,2 miliardi di dollari in un periodo di tre anni in favore anche delle comunità ospitanti”.

Maggiore cooperazione e responsabilità

Il Forum ha sancito la necessità, inderogabile, di una maggiore cooperazione tra governi, istituzioni nazionali e sovranazionali e società civile. La drammatica situazione in cui versano i profughi non potrà mai essere  risolta se non si condivideranno piani di intervento e risorse. Monsignor Vitillo parla dell’imperativo morale di mettere i rifugiati al centro di tutte queste iniziative: “Nel corso del forum lo hanno ribadito molti speaker, tra i quali il segretario generale dell’Onu e l’Alto Commissario per i Rifugiati. E poi è un concetto spesso espresso da Papa Francesco. Non è consueto ascoltare tutto ciò in un’aula dell’Onu, per questo ho detto che il forum è stato un evento storico”.

La posizione della Chiesa

L’arcivescovo Ivan Jurkovic con la sua relazione ha voluto sottolineare il fatto che la comunità internazionale condivide un unico destino nella stessa casa comune. La Chiesa, in sostanza, fa notare come però non basta che i Paesi mettano sul piatto della bilancia pur importanti somme di denaro per la gestione dei profughi. “Occorre anche che aprano spazi per accoglierli nella loro terra senza abbandonarli nelle Nazioni in via di sviluppo” aggiunge monsignor Vitillo.

Prevarranno i ponti od i muri?

Alla domanda se alla fine, nonostante i buoni risultati del Forum di Ginevra, prevarranno i ponti od i muri, monsignor Vitillo risponde articolando la sua risposta e partendo da un dato di fatto: “Gli stati si sono già accordati sui rifugiati con un patto internazionale varato a dicembre dello scorso anno: 193 Paesi lo hanno firmato. Ma adesso bisogna mettere in pratica le buone intenzioni. Questo evento è stata la prima iniziativa per rendere concreto quel documento. Molti capi di stato e di governo hanno preso l’impegno di accogliere più rifugiati, di rendere per loro più facile l’accesso alle cure mediche, di tutelare i loro diritti”.  E la Chiesa,  sicuramente, vigilerà affinché gli impegni vengano rispettati. “Ma è una questione – spiega monsignor Vitillo- che deve riguardare ogni settore della società”.

Ascolta l'intervista a mons. Vitillo

 

 

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19 dicembre 2019, 13:18