Filippine: sfollati a causa del tifone Filippine: sfollati a causa del tifone 

Filippine: mobilitazione dopo il passaggio del tifone Phanphone

Si aggrava il bilancio delle vittime e dei danni causati dal passaggio del tifone Phanphone, che ha colpito parte delle Filippine. Nonostante le difficoltà del momento si è subito messa in moto la macchina della solidarietà: Caritas in prima linea. Per le vittime il sollievo della vicinanza del Papa ieri all’Angelus di Santo Stefano. La nostra intervista

Giancarlo La Vella - Città del Vaticano

E’ un affetto profondo quello espresso da Papa Francesco all’Angelus di Santo Stefano, per una popolazione che in queste festività natalizie è stata duramente scossa dal tifone Phanphone. Il bilancio delle vittime è ancora impreciso, ma comunque si parla di decine di vittime, tra morti, dispersi e feriti. Le province di Iloilo, Capiz e Aklan, sono le più colpite dai forti venti, che hanno soffiato anche a 200 chilometri l’ora, e dalle intense piogge. Centinaia le abitazioni scoperchiate, migliaia i senzatetto, mentre i soccorsi faticano a giungere nelle zone interessate a causa del blocco dei trasporti, soprattutto aerei. Questo almeno sino a quando la perturbazione non lascerà definitivamente le Filippine.

Solo sei anni fa il disastroso Haiyan

Il tifone Phanphone, nato come tempesta tropicale e poi diventato un vero tifone, per certi versi ha ricordato il ben più devastante tifone Haiyan, uno dei più violenti della storia, che nel 2013, in questo stesso periodo dell’anno, causò nelle Filippine migliaia di morti e una distruzione pressoché totale di vaste zone dell’arcipelago. Di quella drammatica esperienza, ha detto ai nostri microfoni Matteo Amigoni, responsabile per le Filippine della Caritas italiana, il governo di Manila ha cercato di fare tesoro. Sono aumentate le abitazioni in muratura e la ricostruzione ha seguito determinati criteri di sicurezza. Sono tuttavia ancora molti i fabbricati in legno o lamiera. E sono proprio questi, quelli che non hanno resistito alla furia di Phanphone.

Ascolta l'intervista a Matteo Amigoni

In moto la macchina dei soccorsi

Matteo Amigoni afferma che, nonostante le difficoltà del momento, è subito scattata la solidarietà delle organizzazioni umanitarie, con la Caritas in prima linea. Alle popolazioni colpite è giunto anche il sollievo delle parole del Papa all’Angelus di ieri:

R. - Abbiamo avuto contatti – li abbiamo tutt’ora – con le Caritas diocesane con le quali lavoriamo nella zona centrale delle Filippine. Questo tifone all’inizio era una depressione tropicale, una cosa normale in questo periodo dell’anno. Quando ha toccato terra, la notte di Natale, è diventato improvvisamente un tifone. Quindi ciò che accaduto è stato un po’ inaspettato. È passato proprio dove era passato nel 2013 Haiyan che aveva provocato seimila morti. Non siamo a questi livelli, ma abbiamo sentito alcuni colleghi e, per esempio, il direttore della Caritas locale, ci diceva che da sei anni a questa parte non si era mai verificato un tifone così forte. Effettivamente le fotografie che stiamo vedendo, così come i video, ci mostrano alluvioni, allagamenti e distruzioni. Quindi queste sono le ore in cui si sta capendo veramente quale sia stato l’impatto.

Quale notizia avete degli operatori, soprattutto di quelli della Caritas?

R. - Ormai il tifone è passato, c’è il sole e si può andare a vedere. Stanno raccogliendo le informazioni necessarie. Gli sfollati sono ancora molti; qualcuno sta tornando nelle proprie case per vedere qual è la situazione. Quello che serve sono cose da mangiare, medicinali, kit per l’igiene. In molte zone ancora non c’è corrente; anche il telefono, i contatti, le telecomunicazioni sono tagliate in molte zone. Stanno lavorando per sistemare le cose ma la situazione è difficile. All’interno della Chiesa filippina è già stata lanciata una raccolta fondi, ma adesso si stanno calcolando i danni per vedere cosa si può fare.

È possibile prevenire i danni di questi episodi che sono ricorrenti in una zona come le Filippine?

R. - Sì. Dopo il grande tifone Haiyan degli anni passati, le case sono state riscostruite in modo più solido. Infatti molte abitazioni hanno resistito, ma teniamo conto che non tutte le case sono in muratura; molte sono in legno o di lamiera. Non tutti hanno la possibilità di costruire una cosa forte. Tuttavia a livello governativo c’è un buon controllo, nel senso che si fanno le previsioni e ci sono anche gli evacuation center. Le persone che vivevano nelle zone dove l’emergenza è maggiore vengono ospitate in questi centri. Ma comunque c’è sempre la possibilità che ci siano danni e anche vittime.

 

Si sa come è stato accolto il saluto del Papa all’Angelus di Santo Stefano?

R. - Quello che ho saputo è che le persone lo hanno sentito e visto con gioia perché rappresenta un grande segno di vicinanza da parte del Papa e di tutta la Chiesa universale per questo periodo di difficoltà nelle Filippine.

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27 dicembre 2019, 11:45