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Brexit più vicina: in Gran Bretagna trionfo elettorale dei conservatori di Johnson

In Gran Bretagna, i conservatori del premier uscente Boris Johnson hanno vinto le elezioni anticipate di ieri, assicurandosi la maggioranza assoluta della Camera dei Comuni. Sconfitti i laburisti di Jeremy Corbyn. Ora la Brexit senza accordo con l’Unione Europea, a gennaio 2020, è più vicina. Intervista ad Antonio Varsori, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Fare la Brexit” e “unificare il Paese”. Sono i due impegni ribaditi stanotte da Boris Johnson, premier uscente britannico e vincitore assoluto delle elezioni anticipate di ieri, nelle quali il partito conservatore da lui guidato si è assicurato la maggioranza nella Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento.

Sconfitti i laburisti, 59 seggi in meno del 2017

Con due soli seggi ancora da assegnare, infatti, i conservatori ne hanno ottenuti 363 su 650, ben oltre la soglia dei 326 necessari per governare senza alleanze, e 45 in più delle elezioni del 2017. Grandi sconfitti i laburisti di Jeremy Corbyn, fermi a 203 seggi, 59 in meno del 2017, dopo aver perso alcune roccaforti storiche. Corbyn annuncia che non guiderà più il partito "in un'altra elezione", ma resta in Parlamento e per il momento non si dimette per "guidare il Labour in una fase di riflessione". Si dimette invece la leader dei Liberal Democratici Jo Swinson, che non è stata nemmeno rieletta. Solo 11 i seggi conquistati dal suo partito. Successo per il Partito nazionale scozzese di Nicola Sturgeon, che conquista ben 48 seggi, 13 in più del 2017.

Johnson: un mandato forte per la Brexit entro gennaio 2020

Il voto di ieri, è “un mandato forte” a favore della Brexit, da realizzare entro il 31 gennaio 2020, commenta Boris Johnson, “abbiamo provocato un terremoto, ora dobbiamo raccogliere la sfida”. Prima del voto, il premier uscente si era detto favorevole ad un’uscita “no deal”, a gennaio 2020, del Regno Unito dall’Unione Europea, cioè senza un accordo che definisca i nuovi rapporti con Bruxelles e i 27 Paesi. Il suo obiettivo, oltre alla Brexit, è “cambiare il Paese per il meglio. Il lavoro comincia oggi". E rilancia le sue promesse elettorali su investimenti nella sanità e in altri settori. Nei mercati valutari la sterlina guadagna più del 2 per cento sul dollaro e l’1,8 per cento sull’euro.

L' Europa: il Parlamento britannico ratifichi l'accordo 

Il presidente americano Donald Trump si congratula via twitter con “Boris” per la “grande vittoria” sottolineando che "Gran Bretagna e Stati Uniti saranno adesso liberi di fare un enorme nuovo accordo commerciale dopo la Brexit” che “ha il potenziale di essere più grande e più vantaggioso di qualsiasi accordo con la Ue”. La nuova presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ribadisce di essere pronta "a negoziare quanto necessario” e annuncia di aspettarsi oggi dai leader Ue un mandato chiaro "sui prossimi passi". Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha preannunciato "un messaggio forte" in arrivo da Bruxelles: "Siamo pronti per i prossimi passi. Mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l'accordo" negoziato sulla Brexit.

Sui risultati del voto in Gran Bretagna, Antonella Palermo ha intervistato Antonio Varsori, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova.

Ascolta l'intervista ad Antonio Varsori

R. - Johnson ha avuto una affermazione che va anche al di là di ciò che era possibile prevedere. Io credo che questo sia stato soprattutto il risultato della volontà di una buona parte dell’elettorato inglese di giungere ad una definizione della questione Brexit. Probabilmente l’elettorato era stanco di questa incertezza, di questi dubbi, di questi continui rinvii. Johnson è stato molto abile: ha proposto l’ipotesi ‘se mi votate, c’è una decisione immediata, definitiva, chiara’ e la maggior parte ha risposto in maniera positiva a questo appello. Dall’altro lato, io credo che ci sia stata, da parte del Labour, una serie di errori laddove tradizionalmente negli ultimi decenni si è dimostrato che quando il Labour si sposta su posizioni di sinistra generalmente perde e resta all’opposizione. Basti pensare a tutti gli anni di Margareth Thatcher, anche quelli di John Major. Alla fine dei conti il Labour ha vinto ai tempi di Tony Blair perché aveva assunto posizioni sulla politica più moderate, centriste. Dunque, questi due elementi messi insieme hanno determinato la vittoria di Johnson.

Che Brexit sarà?

R. - Ancora non è facile dirlo. Johnson ha detto di puntare anche su una hard Brexit, se necessario. La decisione è stata presa, quindi qualsiasi cosa accada si proseguirà su questa direttrice. Però, non dimentichiamoci che Boris Johnson è più pragmatico di quanto non si creda. Alcune posizioni rispondono alle necessità di una campagna elettorale e del fatto che Johnson si dovrà presentare come l’uomo delle decisioni contro tutte le incertezze del Parlamento, contro le divisioni all’interno dello stesso partito conservatore. Molto dipenderà anche da quali interessi Johnson ritiene la Gran Bretagna dovrà difendere, anche nei rapporti con l’Ue. Nei confronti dell’Unione europea Johnson è in una posizione relativamente di forza. Ha un mandato parlamentare molto netto, a differenza di Teresa May, e quindi può presentarsi in modo da poter prendere le decisioni senza porsi particolari problemi.

Cresceranno ancora di più i nazionalismi in Europa dopo questo voto?

R. - Posto che il caso inglese è sempre stato un poco particolare rispetto al resto del continente europeo, io credo che questo si potrà capire non subito, ma nel giro di qualche anno. Se la Brexit avverrà e sarà hard, e se Johnson riuscirà a far fronte soprattutto alle difficoltà derivanti dalla presa di posizione di una parte dell’elettorato scozzese, e se non ci saranno dei riflessi forti sulla economia inglese, è evidente che questo risultato sarà una sorta di esempio, per cui qualche altro paese potrebbe ritenere che dall’Unione europea si può uscire.

Cosa cambierà in concreto per gli italiani e per gli altri cittadini dell’Ue?

R. - Si tratterà di capire quali saranno le decisioni sugli ingressi e sulla permanenza che Johnson vorrà prendere. Evidente che se non si ha una prospettiva di un lavoro, se non si va per studiare ad una università inglese, diventerà non semplice andare in Gran Bretagna. La mia sensazione è che Johnson dovrà negoziare i termini molto spesso, più che con l’Ue, su base bilaterale o con gruppi di Stati. E lì si tratterà di vedere gli accordi quali saranno. L’idea comunque che si possa andare in Inghilterra un po’ all’avventura… temo che questo sia difficile. 

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Il successo di Boris Johnson nel voto britannico
13 dicembre 2019, 09:12