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Donbass, primi passi verso il disgelo tra Ucraina e Russia

Tra quattro mesi a Berlino: è il prossimo appuntamento con il vertice dei leader del quartetto di Normandia per cercare una soluzione alla guerra nel Donbass. A Parigi, ieri, l’accordo tra Ucraina e Russia. Intervista ad Aldo Ferrari, analista dell’Ispi e docente all’Università Ca’ Foscari

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Lo scambio di prigionieri a dicembre, uno statuto speciale per il Donbass: sono i primi due risultati del vertice di Parigi tra i leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania, per mettere fine al sanguinoso conflitto armato che negli ultimi cinque anni, nella regione, ha causato la morte di circa 13mila persone. Il russo Putin e l’ucraino Zelensky sono anche arrivati a stabilire una piena attuazione del cessate il fuoco prima della fine dell’anno ed una smobilitazione di forze e mezzi da tre zone del fronte entro marzo 2020. Il formato Normandia è stato definito dal presidente russo “un passo nella giusta direzione”, per Putin è però necessario che la costituzione ucraina venga modificata per permettere la creazione dello statuto speciale per il Donbass. Di ripresa positiva del dialogo per il rilancio del processo di pace parla l’ucraino Zelensky, pur lamentando gli scarsi risultati del vertice e del faccia a faccia con Putin.

Sul terreno i separatisti dovranno accettare l'accordo politico

“I passi in avanti sono reali da quando è stato eletto il presidente ucraino Zelensky”, commenta Aldo Ferrari, analista dell’Ispi e docente all’Università Ca’ Foscari, per il quale il solo fatto che il presidente ucraino “si sia distaccato dalle posizioni fortemente nazionaliste del predecessore Poroshenko ha modificato la situazione interna ed internazionale dell’Ucraina facilitando l’apertura da parte russa”. Ora che gli ucraini riconoscono che uno statuto specifico per il Donbass è indispensabile per potersi avvicinare alla pace, spiega ancora Ferrari, la situazione cambia decisamente, anche se ci sono ancora passi da percorrere. Sul terreno, che resta l’aspetto più delicato, senza appoggi dalla Russia le milizie separatiste non hanno la possibilità di opporsi all’esercito ucraino, prosegue Ferrari, sarà quindi da vedere come interpreteranno questo accordo, ma se anche non fossero entusiasti dei passi fatti non potranno fare molto. La situazione, comunque, dopo anni e anni si è sbloccata, è la conclusione di Ferrari, il cambiamento politico (in Ucraina ndr) è stato positivo e quindi questo potrà portare miglioramenti sensibili sul terreno.

Ascolta l'intervista ad Aldo Ferrari

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10 dicembre 2019, 14:37