Dimostrazioni antigovernative in Algeria Dimostrazioni antigovernative in Algeria 

Le proteste in Algeria contro il neopresidente Tebboune

Dopo la lunga presidenza di Bouteflika, la protesta popolare si scatena contro il neoeletto, l’ex premier Tebboune. Gli algerini chiedono una svolta politica. Ne parliamo nella nostra intervista

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Proseguono le proteste di piazza in Algeria, in particolare nella capitale, dove i manifestanti continuano a chiedere un cambio radicale della leadership politica, che non si è verificato con le elezioni presidenziali di domenica scorsa. L'elezione di Abdelmadjid Tebboune, già premier durante la presidenza trentennale di Abdelaziz Bouteflika, ha scatenato le proteste di chi sperava in un cambio radicale. “Tendo la mano alla piazza”, ha detto il neo presidente algerino, 74 anni. Candidatosi come indipendente, Tebboune, ha avuto molti incarichi nel precedente regime: ministro delle Comunicazioni nel primo governo Bouteflika nel 1999, e poi premier dal 25 maggio all'agosto del 2017.

 

I manifestanti denunciano che, nella schiera dei cinque candidati alla presidenza, non c’era nessun nome nuovo. La popolazione algerina, afferma Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi africani all’Università di Torino, auspicava in una svolta che invece non c’è stata. Tra i commenti sulla situazione algerina, quello di Emmanuel Macron, presidente della Francia, ex Paese coloniale: “Sono molto attento alla situazione in Algeria e alle aspirazioni che il popolo algerino esprime con molta responsabilità, senso civico e dignità da diversi mesi. Spetta agli algerini trovare i mezzi per un vero dialogo e in questo momento della loro storia cruciale la Francia è dalla loro parte”, ha aggiunto Macron.

Ascolta l'intervista ad Anna Bono

Le istanze del popolo algerino

Da mesi in piazza, gli algerini chiedono lavoro, rispetto dei diritti e un'ampia e radicale riforma del sistema politico, rimasto invece ancorato all’epoca precedente guidata da Bouteflika. In pratica – sostiene Anna Bono – si sta lanciando una nuova “primavera araba”, che consenta al Paese di voltare pagina su un sistema giudicato dai manifestanti corrotto, opaco e inefficiente. Ancora profonde nel Paese le ferite prodotte negli anni ’90 dall’ondata terroristica del fondamentalismo islamico con decine di migliaia di vittime, un periodo nel quale gli attentati avvennero in parallelo alla sanguinosa guerra civile. Il tutto si concluse nel 1999, dopo una durissima repressione e con l’elezione del presidente Bouteflika, anche se episodi di violenza sono continuati negli anni successivi.

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14 dicembre 2019, 14:45