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Afghanistan: una povera famiglia di sfollati Afghanistan: una povera famiglia di sfollati 

Afghanistan: il Paese più letale al mondo per l’infanzia

Appello dell’Unicef alla comunità internazionale in difesa dei bambini e dei giovani afghani, che non hanno memoria né speranza di una vita in pace.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Un conflitto che dura da 40 anni, quasi fosse una catastrofe ineluttabile e irrimediabile. La guerra infinita combattuta in Afghanistan, dal 1979 ad oggi, ha visto sul campo militari sovietici, statunitensi, forze della Nato, caschi blu dell’Onu, truppe governative e ribelli, talebani e altri gruppi fondamentalisti islamici. Una vera tragedia per il popolo afghano, ostaggio in un Paese reso tra i più poveri al mondo, senza speranza di avvenire migliore.

Milioni di morti e feriti in 40 anni di ostilità

La conta dei morti, dei feriti, dei mutilati è drammatica: si stimano quasi 2 milioni le vittime solo nel decennio, fra il ’79 e l’89, dello scontro sovietico afghano, che provocò anche 5 milioni di profughi. Ritiratasi l’Urss non c’è stata però la pace e gli scontri sono proseguiti con la proclamazione della Repubblica islamica nel ’92, che ha innestato nuove lotte intestine tra forze fondamentaliste e l’ascesa al potere dei talebani, nel ’96, per arrivare all’intervento armato degli Stati Uniti a seguito degli attentati terroristici del 2001 alle Torri Gemelle a New York e la decisione quest’anno del presidente Trump di abbandonare il Paese, che resta tuttavia politicamente instabile e dove le armi continuano ad uccidere soprattutto i civili.

Mancano fondi per i programmi di assistenza

A lanciare un nuovo allarme sulla situazione di estremo bisogno della popolazione afghana è l’Unicef, che rivolge un appello alla comunità internazionale, ai Paesi membri dell’Onu e ai donatori privati, perché si possano raggiungere i 323 milioni di dollari di offerte necessarie nel 2020 a proseguire gli interventi di primo intervento rivolti all’infanzia di questo martoriato Stato asiatico. L’Unicef è molto preoccupata perché manca ancora il 75 per cento della somma richiesta, quando il nuovo anno è prossimo ad iniziare.

Ogni giorno 9 bambini uccisi o mutilati

Il quadro umanitario è perfino peggiorato nell’ultimo anno, tanto che tra gennaio e settembre del 2019 – denuncia l’Unicef - sono stati uccisi o mutilati, ogni giorno, in media 9 bambini, con un incremento del 11 per cento rispetto al 2018, dovuto all’impennata di attentati suicidi e di combattimenti a terra tra forze pro e antigovernative. Tra il 2009 e il 2018 sono stati uccisi circa 6.500 bambini e altri 15 mila sono stati feriti. Questo ha reso l’Afghanistan nel 2018 il Paese più letale al mondo per l’infanzia.

La condizione disperata dei giovani

Al momento 3 milioni e 800 mila bambini hanno bisogno di assistenza; 3 milioni e 700 mila non frequentano la scuola; 600 mila sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti; 3 bambini su 10 lavorano; una ragazza su 3 si sposa prima dei 18 anni; 400 mila giovani si affacciano, ogni anno, sul mercato del lavoro, in gran parte senza le competenze per trovare occupazione e mezzi di sussistenza.

Fore: “possiamo e dobbiamo fare molto di più”

I bambini afghani come tutti quelli del mondo “sono desiderosi di crescere, andare a scuola, imparare abilità, e costruirsi un futuro”, ricorda Henrietta Fore, direttrice generale dell’Unicef. Da qui l’invito pressante, “possiamo, e dobbiamo, fare molto di più per rafforzare il loro straordinario coraggio e resilienza”. Così anche “i giovani afghani devono sapere che le loro prospettive lavorative vanno ben oltre l’unirsi a un gruppo armato o lasciare il Paese per trovare fortuna altrove,” dichiara Aboubacar Kampo, rappresentante Unicef nel Paese asiatico.

Povertà estrema e avvilimento

Alle condizioni di povertà estrema, di avvilimento e disperazione della popolazione, portate dalla guerra e dall’oppressione fondamentalista islamica, si è aggiunta lo scorso anno una grave siccità che ha colpito direttamente quasi 3 milioni di afghani. Inoltre su circa 38 milioni di abitanti, per massima parte in zone rurali, quasi il 40 per cento non ha accesso all’acqua potabile.

Calpestato il diritto umanitario

Tutte le parti in conflitto – chiede l’Unicef - devono rispettare i loro obblighi secondo il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, che richiedono loro di proteggere i bambini, porre fine ad attacchi contro scuole e centri sanitari e permettere l’accesso all’assistenza umanitaria. E’ una richiesta minima, che l’intera comunità internazionale deve sostenere con ogni sforzo di mediazione, in aiuto a questo popolo che ha dimenticato cosa vuol dire vivere in pace.

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17 dicembre 2019, 14:45