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Venezia: invaso dalle acque il 70% del centro storico

Dopo i 187 centimetri d’acqua che avevano invaso Venezia nei giorni scorsi, oggi la marea, ha toccato i 154 cm. La prevenzione dell’acqua alta e la situazione del Mose. Il lavoro della Caritas e l’impegno della comunità ecclesiale

Federico Francesconi – Città del Vaticano

Come annunciato dal Centro maree del Comune – che ha dichiarato lo stato di emergenza fino alle 11.20 – questa mattina la straordinaria acqua alta che ha colpito Venezia negli ultimi giorni ha toccato un secondo picco, anche se non forte come il primo, e ha allagato il 70% del centro storico. Per fortuna la marea ha già cominciato la sua lenta ritirata, ma i danni che ha già causato ammontano a decine di migliaia di euro.

Come funziona il fenomeno dell’acqua alta

Apparentemente l’acqua alta, che ha sempre colpito la laguna di Venezia, sta cominciando a riproporsi sempre più frequentemente. Il fenomeno si presenta come una marea anomala, corroborata da forti piogge o dal vento di scirocco, ma ci sono anche altri fattori che ne incrementano l’intensità, come l’abbassamento del livello del suolo – tipico della città, costruita su un terreno soffice – e l’innalzamento del livello del mare. Venezia convive con il fenomeno dell’acqua alta da moltissimo tempo e i suoi abitanti sono preparati ad affrontarla, tuttavia, quando il livello dell’acqua supera gli 80 centimetri i problemi di viabilità e trasporto sono inevitabili, mentre se, come quest’anno, la marea supera il metro e quaranta, il 59% della città si trova sommerso. Maree che superino i 110 centimetri sono generalmente considerate rare, ma hanno visto un incremento sostanziale nell’ultimo mezzo secolo. Probabilmente la causa principale di questa intensificazione è da ricercarsi negli effetti del riscaldamento globale, come sostiene un rapporto di Ipcc (il pull di scienziati dell’Onu che studia il riscaldamento globale), che sostiene che il progressivo innalzamento del livello del mare potrebbe danneggiare in maniera sempre più forte le condizioni della città.

La prevenzione dell’acqua alta e la situazione del Mose

Il Mose – o Modulo Sperimentale Elettromeccanico – è una struttura che, una volta terminata, dovrebbe avere il compito di proteggere Venezia dall’acqua alta. È in costruzione da circa quindici anni ed è molto vicina al completamento, ma negli ultimi cinque anni ha visto susseguirsi una serie di ritardi che hanno minato la fiducia attorno alla sua funzione. Il Mose è sostanzialmente un sistema di dighe mobili, poste sulle tre bocche di porto di Venezia, cioè quei “passaggi” che collegano l’arcipelago della laguna al mare. La struttura è, grosso modo, formata da una serie di paratie ancorate al fondale, che all’innalzarsi della marea oltre i 110 centimetri dovrebbero venire riempite di aria compressa, e cominciare a galleggiare, formando una sorta di barriera che isoli la laguna dal mare. La struttura sarebbe dovuta essere inizialmente pronta nel 2014, ma i numerosi ritardi nei collaudi e l’inchiesta che ipotizzava un grosso giro di corruzione intorno ai lavori (per cui nel 2014 fu arrestato l’ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan) ne hanno rallentato terribilmente la costruzione, e si presuppone che il suo completamento avverrà nel 2020, seguito da una fase di sperimentazione prima del suo collaudo ufficiale.

Il lavoro di Caritas e l’impegno della comunità

“Abbiamo due strutture e circa sessanta posti disponibili. In questo momento stiamo accogliendo più di una dozzina di persone, soprattutto anziani. I Veneziani sono stanchi, ma abituati a fronteggiare l’acqua alta. C’è stato un aiuto totale da parte dei giovani e anche dei senza-tetto; ad esempio gli ospiti della nostra mensa, una volta mangiato, si sono recati ad aiutare i negozianti della città nella messa in sicurezza dei loro beni.” lo ha raccontato ai microfoni di Radio Vaticana Italia il diacono Stefano Enzo, di Caritas Venezia.

Ascolta l’intervista a Stefano Enzo

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15 novembre 2019, 14:18