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Il vice Presidente  Mike Pence in Turchia per colloqui di pace Il vice Presidente Mike Pence in Turchia per colloqui di pace 

Tregua in Siria: trovato l'accordo tra Turchia e Stati Uniti

Le armi in Siria taceranno per cinque giorni. E’ il risultato dell’accordo raggiunto ieri tra Turchia e Stati Uniti, che prevede uno stop all’offensiva di Ankara in cambio del ritiro dei curdi

Francesca Sabatinelli e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

La Turchia avrà una safe zone di 30 chilometri e terminerà totalmente la sua offensiva solo dopo il ritiro dei combattenti curdi da quell’area e la distruzione delle loro strutture militari. E’ questo il cuore dell’accordo raggiunto ieri e che ha portato al cessate il fuoco di 120 ore che, secondo le dichiarazioni di Ankara, diverrà definitivo solo dopo l’intero ritiro delle forze curde, pronte a rispettare i patti dietro garanzie sul futuro da parte di Washington.

I termini dell'accordo

Parlando ai media curdi il comandante delle Forze democratiche siriane (Fds), Kobani, ha confermato di essere stato parte dell'accordo e che l'impegno ora è a fare tutto il necessario per farlo funzionare. Riferendo ulteriori dettagli sulla tregua, Kobani ha però precisato che essa riguarda solo l'area tra Tal Abyad e Ras al Ayn, al centro dell'offensiva di Ankara, dove verrà creata la zona di sicurezza turca. Per gli altri territori del nord della Siria, dove sono entrate in questi giorni le forze del regime di Damasco unite alla polizia militare russa, occorreranno altri negoziati. Dunque appuntamento rimandato, probabilmente, a martedì prossimo a Sochi, nell'incontro tra il presidente turco e quello russo. 

Confermata invece per il 13 novembre prossimo alla Casa Bianca la visita del presidente turco Erdogan su invito di Donald Trump. Gli Stati Uniti hanno garantito inoltre ieri, durante la visita del vice presidente Pence in Turchia, lo stop a nuove sanzioni ad Ankara e la sospensione delle attuali appena il cessate il fuoco diventerà definitivo. 

Le reazioni internazionali

Dalla Casa Bianca  arriva l’esultanza del presidente Trump che si dice fiero degli Stati Uniti per il loro ruolo nell’accordo, mentre da Bruxelles il Consiglio europeo, preso atto dell’accordo, torna a condannare la Turchia per la sua azione unilaterale nella Siria nordorientale e a chiederne il ritiro delle forze. Approvando le conclusioni del vertice del 14 ottobre scorso, infatti, il Consiglio ribadisce che la guerra sta provocando "inaccettabili sofferenze umane, mina la lotta contro l'Isis e minaccia pesantemente la sicurezza europea". Dunque il monito è nuovamente  ad Ankara a rispettare il diritto internazionale umanitario. 

Sulla stessa linea l'Onu. Il Segretario generale Guterres ha dato il benvenuto all'accordo e a "qualsiasi sforzo per invertire l'escalation della situazione e proteggere i civili", pur tornando a sottolineare quanta strada resti ancora da fare per la risoluzione effettiva della crisi siriana.

La situazione umanitaria

Sempre critica intanto la situazione umanitaria. Già 200 mila gli sfollati che le organizzazioni umanitarie definiscono "ridotti allo stremo" nel nord-est della Siria, un numero che secondo le Nazioni Unite è destinato a raddoppiare in poche settimane. Per ora il cessate il fuoco raggiunto renderà possibile il ritorno dei soccorsi di molte ong che si erano dovute ritirare e l'evacuazione dei civili sotto assedio da giorni, a Ras al Ayn, dove i combattenti curdi hanno denunciato anche l'uso di armi chimiche vietate. Accuse respinte da Ankara. 

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18 ottobre 2019, 07:36