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Smom: fondamentale la lotta alla tratta. Se ne è parlato a Parigi

E’ necessario tenere alta l’attenzione sul traffico di esseri umani, che vede quali principali vittime donne e bambini. Di questo si è parlato a Parigi martedì 8 ottobre, in una Conferenza organizzata dall’Ordine di Malta, alla presenza di esperti del settore e delle parti interessate, con l’obiettivo di combattere questo turpe fenomeno e di sviluppare politiche di sostegno e di protezione delle vittime

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

L’Ordine di Malta intende incrementare la sua azione di prevenzione e di lotta contro la tratta degli esseri umani. Un impegno che è stato assunto a pieno titolo dai due ambasciatori Michel Veuthey a Ginevra, incaricato del monitoraggio e della lotta al traffico di persone, e Romain de Villeneuve, ambasciatore speciale a Lagos. Ed è proprio nella capitale nigeriana che opera attivamente  il Centro Bakhita una casa di accoglienza che – come testimoniato a Parigi – è diventata sempre più un importante punto di approdo per le donne vittime di tratta, che offre alloggio e sostegno psicologico e  un valido aiuto per il reinserimento delle vittime nella società. A Parigi ha portato la sua testimonianza Suor Patricia Ebegbulem, della congregazione delle Suore di Saint Louis, è coordinatrice del centro Bakhita e della rete Thalita Kum in Nigeria.

Ascolta l'intervista a suor Patricia

R. – Quando si sceglie la vita religiosa, quando prendi un impegno, quando prendi i voti, doni la tua intera vita a Dio, all’umanità. E tutto questo è parte dell’umanità. Una delle cose che il Santo Padre ci ha chiesto è quella di assicurare che le persone non diventino oggetto di mercificazione, che non siano trattate come oggetti. Questo è un incentivo, ciò che ci spinge ad aiutare coloro che hanno bisogno, ovunque siano, per salvarle, per promuovere la loro dignità e sottolineare a loro e al mondo che sono create a immagine e somiglianza di Dio.

Quanto è difficile accogliere le ragazze e aiutarle ad uscire da un periodo così drammatico?

R. – Hanno perso fiducia in Dio e nell’umanità, bisogna aiutarle a recuperarla e ci vuole tempo, all’inizio non si fidano, ma sanno che noi siamo pazienti con loro e che andiamo ovunque.

 In quali condizioni arrivano?

R. - Molte arrivano distrutte, malridotte, traumatizzate, ma noi diciamo loro: “Una volta tornata, il tuo limite è il cielo, Dio ti ha salvato per un motivo, con la grazia di Dio realizzerai i tuoi sogni, i tuoi bei sogni”. Alcune di loro si trovano in alte istituzioni, altre studiano, altre ancora sono nel mondo negli affari, ma poi ritornano sempre a trovarci. Una di loro il 12 ottobre si sposerà, era stata espulsa dall’Italia e ora si sta per sposare e mi ha scritto. Abbiamo molte storie di successo per le quali ringraziamo Dio.

Queste ragazze devono combattere molto con lo stigma?

R. - Sì, devono combattere con lo stigma, ma questo fa parte della riabilitazione, non le vedi combattere, non lo dimostrano. Con il tempo molte di loro poi riescono a superare quello che hanno passato, a ricominciare le loro vite, a vivere con dignità e a testa alta. Le spingiamo sempre ad avere fiducia in se stesse, ad avere autostima. Molte ora hanno la loro casa, il loro lavoro e, come ho detto prima, molte si sono sposate, stanno persino meglio di altre persone della società.  E stanno aiutando gli altri.

Papa Francesco come vi aiuta con le sue parole?

R. - E’ un’ispirazione. Il 26 settembre ci ha ricevute in udienza , mentre gli stringevo la mano gli ho detto “coraggio”, perché so che non è facile per lui, ma è una forza motrice e ci sta ispirando molto. Una delle cose che ha detto sulla mercificazione è che gli esseri umani devono essere trattati a immagine e somiglianza di Dio. E questo è ciò che facciamo. E un’altra cosa importante che ha detto l’ultima volta che ci siamo incontrati è che non dovremmo dormire, andare a letto, senza guardare i volti delle vittime di tratta e pregare per loro.

Uno degli aspetti di cui occorre tenere conto è quello del ritorno economico di cui godono Paesi come la Nigeria.  A spiegarlo è Yves Gazzo, ambasciatore dell’Ordine di Malta presso l’Ue. L’importante giro di denaro – dice – crea un’economia parallela, che diviene freno alle azioni di sviluppo di cui la Nigeria ha bisogno. La tratta, lo sfruttamento sessuale delle vittime – conclude Gazzo – è “un attacco frontale alla dignità umana” e il Papa fa bene a parlare della necessità della lotta alla tratta così come all’idea che chi viene in Europa sia un criminale, la maggior parte di chi arriva sono persone che cercano semplicemente una vita migliore

Ascolta l'intervista a Yves Gazzo

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11 ottobre 2019, 14:32