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Migranti, in Italia impiegati in lavori ancora poco qualificati

Differente la situazione in altri Paesi europei, come Ue e Francia. Nel resto d’Europa c’è più mobilità sociale. La ricchezza prodotta da questi lavoratori è stimabile in 139 miliardi di euro, pari al 9% del Pil. Intervista a E. Di Pasquale della fondazione Moressa

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

La presenza straniera in Italia è stabile negli ultimi anni, con 5,2 milioni di stranieri residenti a fine 2018 (8,7% della popolazione). Meno di altri Paesi europei come il Regno Unito e la Francia, dove i migranti sono rispettivamente 7 milioni e 800 mila e 7 milioni e 500 mila. La ricchezza prodotta da questi lavoratori è stimabile in 139 miliardi di euro, pari al 9% del Pil. Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto della Fondazione Moressa sull’economia dell’immigrazione, presentato oggi. Il saldo migratorio rimane positivo (+245 mila), anche se la composizione dei nuovi arrivi è molto diversa rispetto al passato: prevalgono i ricongiungimenti familiari, si stabilizzano gli arrivi per motivi umanitari, mentre sono quasi nulli gli ingressi per lavoro. Un andamento, questo, che si riflette in molti altri paesi della Ue e che trova un picco in Germania. Tra i migranti, in Italia vi è, complessivamente, una lieve prevalenza di donne (52%) e una netta dominanza di Paesi dell’Est Europa (oltre il 45% del totale). Le prime nazionalità (23,0% Romania, 8,4% Albania, 8,0% Marocco) evidenziano che la maggior parte degli immigrati è qui da oltre dieci anni.

 

In Italia per gli stranieri professioni non qualificate

Quello che impressiona è che in Italia gli occupati stranieri si concentrino nelle professioni non qualificate (33,3%), mentre solo il 7,6% svolge mansioni qualificate (il restante 60% si divide quasi equamente tra operai / artigiani e commercianti / impiegati). Il contributo economico dell’immigrazione è inoltre dato da oltre 700 mila imprenditori nati all’estero (9,4% del totale) e, a livello fiscale, da 2,3 milioni di contribuenti. Da essi provengono un gettito Irpef di 3,5 miliardi di euro (su un ammontare di 27,4 miliardi di redditi dichiarati) e 13,9 miliardi di contributi previdenziali e assistenziali versati.

Negli altri Paesi europei c'è meno mobilità sociale

“In molti altri Stati del resto d’Europa la situazione lavorativa dei migranti è differente – dice Enrico Di Pasquale, ricercatore della Fondazione Moressa – Regno Unito e Francia hanno immigrati che parlano già lingua inglese o francese perché vengono dalle ex colonie. E comunque, in Italia, a differenza di altri Paesi europei, per gli immigrati c’è meno mobilità sociale”.

Ascolta l’intervista a Enrico Di Pasquale

 

 

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08 ottobre 2019, 12:56