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Siria: Trump revoca sanzioni alla Turchia dopo il cessate il fuoco

Prosegue la nuova tregua in Siria, iniziata ieri per l’evacuazione delle ultime milizie curde nel nord-est del Paese. Intanto, mentre la Casa Bianca revoca le sanzioni contro la Turchia e si intesta il risultato diplomatico, arriva una dura presa di posizione da Bruxelles

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

Da ieri la polizia militare russa e le guardie di frontiera siriane sono entrate nell'area di confine con la Turchia in territorio siriano, al di fuori dell'area dell'operazione militare turca, per facilitare l'evacuazione delle ultime milizie curde da un'area di 30 km dal confine. I pattugliamenti congiunti Ankara-Mosca inizieranno dopo questa fase di tregua, come previsto dal memorandum d'intesa siglato da Turchia e Russia due giorni fa, per verificare l’effettivo abbandono dei curdi della cosiddetta zona di sicurezza.

Trump esulta: “Salvate migliaia di vite”

Intanto il presidente statunitense Trump rivendica il ruolo americano: “Abbiamo salvato – dice – la vita a migliaia di curdi”. Quindi in conferenza stampa annuncia la revoca delle sanzioni alla Turchia, visto che Ankara ha informato la Casa Bianca dell’intenzione di rendere permanente il cessate il fuoco. "Il Governo della Turchia ha informato la mia amministrazione che fermeranno combattimenti e offensiva in Siria e renderanno il cessate il fuoco permanente", dunque "ho chiesto al segretario al Tesoro di revocare tutte le sanzioni imposte il 14 ottobre in risposta all'offensiva turca", ha detto il presidente. “Non siamo la polizia del mondo – ha concluso Trump –, ma un ridotto numero di militari Usa resterà in Siria per proteggere i giacimenti petroliferi”.

Ue: “Turchia ha aggravato situazione”

Se da Washington arrivano toni positivi, Bruxelles ammonisce invece Ankara: “Ha rispettato la tregua solo in parte, la Turchia ha aggravato una situazione umanitaria già drammatica ed è responsabile della morte di almeno 200 civili”. Lo ha detto il commissario Ue per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides, intervenendo ieri al dibattito al parlamento Europeo sull'offensiva turca nel nord della Siria. “Dobbiamo fare quanto in nostro potere, impiegare tutte le nostre capacità, per mettere fine alle ostilità, far cessare questa tragedia umanitaria e permettere la piena ripresa dei nostri aiuti, cercando allo stesso tempo – ha aggiunto Stylianides - una soluzione politica sotto gli auspici dell'Onu".

L’appello di Papa Francesco

Al termine dell’Angelus dello scorso 13 ottobre, Papa Francesco ha lanciato un appello la Siria “amata e martoriata”. “Il mio pensiero va ancora una volta al Medio Oriente. In particolare, all’amata e martoriata Siria da dove giungono – queste le parole del Santo Padre - nuovamente notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni del nord-est del Paese, costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle azioni militari: tra queste popolazioni vi sono anche molte famiglie cristiane”. “A tutti gli attori coinvolti e anche alla Comunità Internazionale; per favore, rinnovo l’appello – ha detto Francesco - ad impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci”.

"La situazione umanitaria rimane un'emergenza"

"Gli aiuti umanitari sono a rischio, la situazione umanitaria è assolutamente un'emergenza in Siria". Lo afferma nella nostra intervista Lorenzo Marinone, analista del CeSI (Centro Studi Internazionali) per il Medio Oriente. Secondo Marinone, la Turchia "è stata abile a condurre una politica del doppio binario con Washington e Mosca", ma è evidente come la situazione stia andando nella direzione più favorevole per la Russia. "Per il futuro assetto del Paese, al momento, Mosca appare protagonista, con i suoi alleati, come l'Iran, e la stessa Turchia". 

Ascolta l'intervista a Lorenzo Marinone

 

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24 ottobre 2019, 07:48