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Unhcr, Unicef e Oim all’Europa: promuovere l'accesso a scuola dei minori migranti

In un rapporto, le tre agenzie dell’Onu denunciano che tra chi abbandona gli studi i minorenni rifugiati e migranti sono quasi il doppio rispetto ai minori nati in Europa, e hanno risultati scolastici più bassi. Servono più classi di recupero, insegnanti formati, legami con il servizio sanitario e quello di protezione dell’infanzia. Il Papa ai giornalisti: “far crescere il sistema educativo gratuito per tutti”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Alla nuova Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen e a tutti gli Stati europei le agenzie Unhcr, Unicef e Oim chiedono uno sforzo maggiore per assicurare a tutti i minorenni migranti, rifugiati e richiedenti asilo l’accesso all’istruzione di qualità e garanzie per il proseguimento del percorso scolastico e accademico. In un rapporto pubblicato oggi, le tre agenzie delle Nazioni Unite descrivono le barriere che questi bambini e adolescenti incontrano nell’accesso all’istruzione in Europa, dalla mancanza di spazi scolastici e di insegnanti adeguatamente formati alle barriere linguistiche e al limitato supporto psicosociale.

Quasi il doppio di abbandoni tra gli studenti rifugiati

Attualmente, scrivono le agenzie che si occupano di rifugiati, di migranti e di minori, “il numero di bambini e adolescenti nati fuori dall’Europa (compresi i minorenni rifugiati e migranti arrivati di recente) che abbandonano la scuola precocemente è quasi il doppio rispetto al numero dei minorenni che nascono in Europa”. Inoltre “i minorenni migranti conseguono risultati scolastici più bassi quando non viene dato loro il supporto adeguato. Per esempio, circa 3 studenti nati nel paese su 4 conseguono l’idoneità in scienze, lettura e matematica, ma sono solo 3 su 5 di quelli con un background migratorio”.

Il Papa: moltiplicare i centri educativi, educazione per tutti

Parole e dati che arrivano dopo quelle di Papa Francesco, ieri sera, sul volo Atananarivo-Roma, che ai giornalisti ha detto che i Paesi africani hanno “la sfida di educare questi giovani e di fare leggi per questi giovani, l’educazione in questo momento è prioritaria”.

È prioritario che si cresca avendo delle leggi sulla formazione. Il primo ministro di Mauritius mi aveva parlato di questo. Diceva di avere in mente la sfida di far crescere il sistema educativo gratuito per tutti. La gratuità del sistema educativo è importante perché ci sono centri educativi di alto livello, ma a pagamento. I centri educativi ci sono in tutti i Paesi ma vanno moltiplicati perché l’educazione arrivi a tutti. 

Ascolta le parole del Papa ai giornalisti sull'educazione per tutti

Classi di recupero vitali, per chi ha perso anni di scuola

Il Rapporto elenca alcune sfide principali che i Paesi europei dovrebbero affrontare presto, dalle risorse economiche insufficienti ai pochi spazi scolastici o insegnanti non adeguatamente formati per lavorare con minorenni rifugiati e migranti. Dalle barriere linguistiche alla la mancanza di sostegno psicosociale e classi di recupero limitate. “Queste ultime - si legge - sono vitali per i bambini che non sono andati a scuola per periodi prolungati o che provengono da sistemi scolastici differenti”. I bambini in età da scuola pre-primaria (dai 3 ai 5 anni) e da secondaria superiore (dai 15 anni in su), secondo Unhcr, Unicef e Oim, “sono particolarmente vulnerabili all'abbandono scolastico, poiché spesso non sono compresi nel campo di applicazione della legislazione nazionale sull'istruzione obbligatoria

Legami con il servizio sanitario e di protezione dell'infanzia

Per aiutare gli Stati a rispondere a queste sfide, il Rapporto fornisce degli esempi di buone pratiche buone e riporta una serie di raccomandazioni. Prima di tutto andrebbe rafforzato “il legame tra le scuole e altri importanti servizi pubblici, come quello sanitario e di protezione dell’infanzia, per assicurare che vengano superate le barriere per l’iscrizione a scuola e i fattori che contribuiscono a un precoce abbandono scolastico”. Si raccomanda inoltre agli Stati europei “l’adozione di misure che rendano più efficace l’accesso ai servizi per l’istruzione della prima infanzia e che promuovano l’integrazione dei giovani nell’istruzione secondaria superiore e nei programmi di formazione”.

Dati standard per orientare politiche e distribuzione di risorse

Le Agenzie chiedono infine “di ampliare gli sforzi e investire ulteriormente sia livello nazionale sia regionale per raccogliere dati standardizzati e armonizzati di qualità sui bambini rifugiati, richiedenti asilo e migranti nell’ambito dell’istruzione, per orientare politiche di sviluppo e distribuzione delle risorse”.

Unhcr: l'investimento in istruzione è tra i migliori

“Per i minorenni rifugiati, l’istruzione non è solo vitale per il loro futuro ma anche per quello delle comunità in cui vivono – commenta Pascale Moreau, direttrice dell’ufficio per l’Europa dell’ Unhcr (’agenzia Onu per i rifugiati) - Un’istruzione di qualità accresce le opportunità di successo, facilita l’integrazione ed è vantaggiosa tanto per lo studente quanto per la società. Investire nell’istruzione per tutti è uno dei migliori investimenti che un Governo possa fare”.

Unicef: i governi europei per una scuola pubblica inclusiva

 “Con la volontà politica e ulteriori investimenti, i governi in Europa possono costruire sistemi inclusivi di scuola pubblica – le fa eco Afshan Khan, direttore regionale Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) per l’Europa e l’Asia centrale e coordinatore speciale per la risposta dei rifugiati e migranti in Europa – assicurando a tutti i bambini, a prescindere dal loro status migratorio, di vedere protetto il loro diritto all’istruzione, mentre si costruiscono comunità inclusive e di successo”.

Oim: l'istruzione aiuta l'integrazione dei migranti nelle comunità 

Manfred Profazi, senior regional adviser per l’Europa e l’Asia centrale dell’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, sottolinea che “eliminare questi gap nell’istruzione dei minorenni rifugiati e migranti è importante per il loro sviluppo e benessere e può avere effetti positivi per la società in generale. L’istruzione ha il potere coesivo di aiutare i minorenni rifugiati e migranti e le loro famiglie a costruire legami con le comunità locali e di contribuirvi. Investire in un’istruzione inclusiva e di qualità ci aiuterà ad assumerci le nostre responsabilità per assicurare che nessuna generazione venga lasciata indietro” .

Iacomini (Unicef): più garanzie per proseguire gli studi

Approfondiamo temi e proposte del rapporto con il portavoce dell’Unicef Italia Andrea Iacobini:

Ascolta l'intervista ad Andrea Iacomini

R. – Il Rapporto dell’Unicef, dell’Unhcr e dell’Oim è in realtà un’esortazione agli Stati europei affinché venga promosso l’accesso dei minorenni rifugiati e migranti all’istruzione perché, ad oggi, mancano alcune garanzie per proseguire i percorsi di studio, in particolar modo i percorsi accademici. Esistono ancora delle barriere, che i bambini e gli adolescenti incontrano nell’accesso all’istruzione proprio in Europa, perché il numero dei bambini e degli adolescenti che sono nati fuori dall’Europa e che di fatto abbandonano la scuola in maniera precoce è risultato essere quasi il doppio rispetto al numero dei minorenni che nascono in Europa; e i minorenni migranti hanno risultati scolastici più bassi quando non viene dato loro il supporto adeguato. Pensiamo al fatto che circa tre studenti su quattro nati in un Paese su quattro conseguono l’idoneità in scienze, in lettura e in matematica, ma solo tre su cinque sono quelli con un background migratorio. Quindi è chiaro che le risorse economiche sono insufficienti, ci sono pochi spazi scolastici, gli insegnanti non sono sufficientemente formati per lavorare con i minorenni rifugiati e migranti; esistono barriere linguistiche, manca un sostegno psicosociale per le classi di recupero e quindi specialmente le classi di recupero, che sono molto poche, risultano essere vitali per i bambini perché non sono andati a scuola per periodo molto lunghi e vengono da sistemi scolastici diversi e spesso in condizioni critiche. Per questo, le tre organizzazioni vogliono aiutare gli Stati a rispondere a queste sfide.

Concretamente, quali proposte, quali raccomandazioni fate agli Stati europei, a partire, ad esempio, dall’aumento di queste classi di recupero?

R. – Le agenzie chiedono agli Stati di rafforzare il legame tra la scuola e gli altri servizi pubblici importanti, come quello sanitario per la protezione dell’infanzia, anzitutto per assicurare che vengano superate le barriere per l’iscrizione a scuola, per esempio; oppure, tutti quei fattori che contribuiscono a un precoce abbandono scolastico. Raccomandiamo l’adozione di misure che rendano più efficaci l’accesso ai servizi per l’istruzione della prima infanzia, quindi che promuovano l’integrazione dei giovani all’istruzione secondaria superiore e nei programmi di formazione. Ma alla base di tutto, è fondamentale un’istruzione di qualità che accresca le opportunità di successo, che faciliti l’integrazione, che sia vantaggiosa per lo studente perché investire nell’istruzione per tutti è un investimento per un governo. E’ chiaro, come dice la nostra Afshan Khan, direttore dell’Unicef regionale, che attraverso la volontà politica e altri investimenti – che poi, questo è il tema – i governi europei possono costruire dei sistemi inclusivi nel settore della scuola pubblica. Bisogna assicurare a tutti i bambini, senza alcuna distinzione, quindi prescindendo dal loro status migratorio, di veder protetto il loro diritto all’istruzione, e quindi costruire comunità inclusive. Ma soprattutto, qui c’è da ampliare gli sforzi per avere i dati standardizzati, armonizzati sui bambini rifugiati, sui richiedenti asilo e sui migranti proprio nel settore dell’istruzione. Perché questo ci aiuta a orientare le politiche di sviluppo e distribuzione delle risorse.

E poi, voi organizzazioni dell’Onu impegnate in questo campo, dite anche che eliminare questo gap è vantaggioso per lo studente ma anche per la società: favorisce, infatti, l’integrazione dei migranti e rifugiati nelle comunità locali …

R. – Sì, perché eliminare un gap nell’istruzione di un minorenne rifugiato è importante perché li fa sviluppare, li porta a condizioni di benessere migliori, può avere effetti positivi per la società in generale, perché l’istruzione ha un potere straordinario: quello di unire, di aiutare i minorenni rifugiati, le loro famiglie a costruire legami con le comunità locali, perché possano dare il loro contributo. Questo è scritto nel Rapporto ma è contenuto anche nei principi fondamentali della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che quest’anno, a novembre – voglio ricordarlo – compie 30 anni e che pone l’istruzione di qualità, inclusiva, per tutti i bambini come uno dei punti cardine di questo trattato che poi è stato ratificato da quasi tutti i Paesi del mondo – tranne gli Stati Uniti. Ma, ricordiamolo, è anche il trattato – purtroppo – più violato.

Anche Papa Francesco, tornando dall’Africa, ha sottolineato l’importanza della gratuità del sistema educativo e anche dei centri di alto livello …

R. – Su questo tema devo dire che non è mai mancata la voce autorevole e straordinaria del Papa. Proprio Papa Francesco, nei punti che qualche anno fa enunciò come necessari al superamento delle crisi migratorie, parlava proprio di istruzione di qualità e accessibile a tutti. L’ Africa è oggi uno dei centri dai quali si muovono tantissimi bambini, e questo richiama tutti alle proprie responsabilità. Speriamo che le parole di Papa Francesco siano un punto di partenza per una nuova fase storica.

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11 settembre 2019, 16:08