Cerca

Da Madrid appello dei leader religiosi: riscopriamo il mondo come una Casa comune

Con una cerimonia e la lettura dell’Appello di pace si è concluso ieri sera a Madrid “Pace senza confini – Religioni e Culture in dialogo”, annuale appuntamento organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Alla fine, l’annuncio della città che ospiterà il prossimo incontro internazionale nello “spirito di Assisi”: nel 2020 i leader religiosi si ritroveranno a Roma

Francesca Sabatinelli - Madrid

Dalla piazza dell’Almudena si è alzato il grido delle religioni che hanno dato voce a chi “è lasciato fuori dal benessere, come se non fosse un uomo o una donna come noi”. La cerimonia finale dell’incontro deli leader religiosi che da tutto il mondo sono arrivati a Madrid è stato il momento per schierarsi ancora una volta al fianco “dei più deboli” di coloro che sono colpiti “dalla violenza e dal disprezzo perché diversi, perché pregano e parlano in un’altra lingua”. La grande preoccupazione dei firmatari dell’Appello è verso le “future generazioni”, perché si sta consumando “l’unico pianeta di tutti come se fosse solo di alcuni”, perché si vede il riaffacciarsi del “culto della forza e le contrapposizioni nazionalistiche, che hanno creato grandi distruzioni nella storia. Perché il terrorismo non cessa di colpire gente inerme”. Perché, è il grande timore, “sembra indebolito il sogno di Pace”. Il dialogo e la cooperazione sono l’unica risposta ai grandi problemi che non possono essere risolti da soli. Il no delle religioni presenti a Madrid è verso l’estremismo religioso, perché “chi crede in Dio scopre il mondo come casa comune, abitata dalla famiglia dei popoli”, mentre netta è la loro richiesta alla politica, a chi è più ricco, a chi è di buona volontà: “fornire le risorse per evitare che milioni di bambini muoiano ogni anno senza cura e per mandare a scuola i milioni di bambini che non possono andarci”. Sarà questo “un segno di speranza per tutti”. La solidarietà di tutti è poi andata ai “popoli dell’Amazzonia”, perché – spiega Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio – “la questione ecologica oggi risponde ad un bisogno sentito da tutti”.

Ascolta l'intervista ad Andrea Riccardi

R. - La questione ecologica oggi risponde a un bisogno sentito da tutti perché prima sembrava fosse una cosa di élite o di gente un po’ fanatica, un po’ verde. Oggi invece è una realtà molto diversa perché tutti ci accorgiamo che nei nostri Paesi - dove stiamo bene - fa più caldo, che ci sono i problemi dell’acqua. In altre parti del mondo la gente per motivi ecologici deve abbandonare i propri Paesi. Allora, qui, secondo me, oggi la sensibilità ecologica è una sensibilità molto più diffusa. Si intreccia anche con il dialogo religioso perché tutte le religioni parlano della terra come il luogo della vita dell’uomo e del comune destino dei popoli. Noi infatti qui a Madrid abbiamo parlato della questione ecologica, come abbiamo parlato delle dimensioni spirituali perché le dimensioni spirituali, le dimensioni politiche, le dimensioni ecologiche, quelle sociali, non si isolano, ma è un intreccio profondo tra tutto questo.

Questo incontro a Madrid, dal titolo “Pace senza confini” si è aperto con il messaggio del Papa che ha ricordato i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. In questi giorni si è sottolineato come nei primi 20 anni del XXI secolo di muri ne siano sorti ancora, muri visibili e muri invisibili come quelli creati dai sovranismi. A volte sembra che si stia assistendo ad un cammino a ritroso?

R. – L’89 fu un grande sogno, un sogno di pace. Si sperava in una grande pace, in una pace senza frontiere, in una pace diffusa, quando era caduto il mondo. E forse l'occasione c’era. Lì è cominciata la globalizzazione ma globalizzazione non ha significato pace. E’ stata una globalizzazione prevalentemente economica, una globalizzazione che ha portato benessere in alcune parti del mondo ma non ha portato un’unificazione vera, politica, spirituale. Anzi la globalizzazione ha fatto crescere la paura e oggi abbiamo tutti paura gli uni degli altri. E i muri nascono dalla paura, sono una reazione di autodifesa, ma sono una semplificazione perché oggi il mondo non si può dividere con i muri: il cielo ci unisce, l’Amazzonia che brucia riguarda tutti, le questioni dei migranti non possono essere risolte da un solo Paese, oggi è necessaria una politica globale e non c’è pace se ci si chiude dietro i muri, anche perché la guerra del mio vicino diventa un poco la mia guerra, come è avvenuto, per esempio, in Siria. La guerra siriana col flusso dei rifugiati ha creato un insieme di problemi incredibili ai Paesi vicini, all’Europa, alla Turchia, alla Giordania e quindi la guerra riguarda tutti.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

18 settembre 2019, 07:30