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Egitto, manifestazione di protesta antigovernativa Egitto, manifestazione di protesta antigovernativa  

Egitto, scontri e arresti in seguito a proteste contro al Sisi

Centinaia di cittadini egiziani si sono riuniti ieri nelle principali piazze delle più grandi città del paese per protestare contro la “corruzione dilagante” ai vertici delle istituzioni e dell’esercito. Si tratta della prima forma pubblica di dissenso dal colpo di Stato del 2013 guidato dal Generale al Sisi

Camillo Barone – Città del Vaticano

Le proteste sono cominciate nella serata di ieri, 20 settembre, quando i cittadini egiziani del Cairo si sono recati in massa nell’iconica Piazza Tahrir, già celebre perché fu il luogo in cui ebbero inizio le rivolte del 2011 che portarono alla destituzione del Presidente Moubarak. Stavolta i manifestanti hanno risposto ad un appello pubblico lanciato ripetutamente dal 2 settembre scorso da Mohamed Ali, imprenditore dell’esercito egiziano auto-esiliatosi in Spagna da tempo, che ha accusato più volte al Sisi di aver sperperato denaro pubblico in opere “del tutto inutili”. Da qui, Ali ha invitato “i musulmani, i cristiani, i liberali, i membri dei Fratelli Musulmani, i secolaristi d’Egitto e tutti coloro che provengono da diversi cammini della vita a scendere in piazza per ballare, cantare canzoni popolari e suonare il clacson in tutte le piazze del paese”. Subito hanno cominciato a rimbalzare sui social media numerosi video ritraenti i manifestanti in Piazza Tahrir così come in altri luoghi pubblici di Alessandria, Suez, Mahallah e Damietta. La folla del Cairo, principalmente composta da giovani secondo quanto riferito da testimoni diretti, sarebbe stata dispersa in seguito ai lanci di gas lacrimogeni avvenuti per mano delle forze di polizia, con l’esercito che avrebbe poi bloccato ai cittadini gli accessi alle piazze per manifestare.

Accuse contro al Sisi i per l’uso della forza 

“Le agenzie di sicurezza del presidente (al Sisi, ndr) hanno di nuovo usato una forza brutale per sedare le proteste pacifiche'', ha detto il vice direttore di Human Rights Watch per il Medioriente e il Nord Africa, Michael Page. ''Le autorità devono riconoscere che il mondo sta guardando e devono compiere i passi necessari per evitare che si ripetano le atrocità del passato'', ha aggiunto. Anche se represso in poco tempo e senza ostacoli, si è trattato del primo segno aperto di dissenso da quando al Sisi ha preso il potere in Egitto nel 2013, in seguito ad un colpo di stato militare. Non si conosce ancora il numero degli arrestati (anche se la Commissione egiziana per i diritti e le libertà ha parlato di almeno 4 arresti), perché i mezzi d'informazione ufficiali non danno notizie su quanto avvenuto e l’accesso alla stampa internazionale nel paese è molto compromesso da restrizioni di ogni genere. Nel frattempo al Sisi si è recato a New York per partecipare a una riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Corrao: la situazione regionale è molto critica

“Parlare già di ‘primavera araba’ è un modo occidentale e sbagliato di definire la questione. Gli egiziani sono ben al corrente di quello che succede nel loro territorio, sono molto orgogliosi del loro paese, lo hanno sempre difeso da attacchi esteri, sostenendo questo governo anche in momenti difficili. La repressione del terrorismo ha altissimi prezzi per la libertà e il popolo li ha sopportati, ma è chiaro che se questi si uniscono a difficoltà economiche possono nascere proteste importanti”: così ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana Italia la professoressa Francesca Maria Corrao, docente di lingua, cultura e storia delle istituzioni arabe all’università Luiss Guido Carli di Roma.

Ascolta l'intervista a Francesca Maria Corrao

Non è da sottovalutare poi, come ribadito dalla prof.ssa Corrao, l’altissimo ruolo strategico che hanno avuto e che continueranno ad avere i social media nei paesi arabi: “hanno rotto l’isolamento di molti paesi in cui la libertà di parola è molto ridotta se non inesistente. La gente infatti dibatte nel privato e, quando riesce, crea reti di solidarietà e unità contro i sistemi che deviano verso la corruzione e l’ingiustizia”.

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21 settembre 2019, 14:35