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Un uomo protesta contro la decisione del governo di New Delhi di abolire lo statuto speciale per il Kashmir Un uomo protesta contro la decisione del governo di New Delhi di abolire lo statuto speciale per il Kashmir 

Kasmhir, l’India revoca lo statuto speciale

Il governo di Nuova Delhi ha abolito lo statuto speciale concesso al Kashmir dalla Costituzione indiana dal 1947 con l'articolo 370. Lo Stato, a maggioranza musulmana, si avvierebbe alla perdita dell'autonomia. Timori per le reazioni al provvedimento

Elvira Ragosta - Città del Vaticano

L’annuncio del provvedimento è stato dato dal ministro degli Interni indiano, Amith Shah, che ha letto al Parlamento l'ordine sottoscritto dal presidente Modi tra le proteste dell'opposizione. Il decreto presidenziale "entra in vigore immediatamente e sostituisce immediatamente" gli articoli costituzionali sul Jammu e Kashmir, in particolare l'articolo 370, recita il testo diffuso dal governo. L'articolo 370 della Costituzione indiana conferiva uno 'status speciale' al Jammu e Kashmir e consentiva al governo centrale di Nuova Delhi di legiferare solo su difesa, esteri e comunicazioni, il resto spettava al Parlamento locale. Il governo del premier Narendra Modi ha anche presentato in Parlamento un disegno di legge per la divisione del Jammu e Kashmir: il Ladakh, la sua parte orientale a maggioranza buddista, sarà separato; la parte restante del Jammu e Kashmir (con le pianure prevalentemente indù del Jammu, nel sud, e la valle di Srinagar, prevalentemente musulmana, nel nord) perderanno lo status di Stato federato, per prendere quello di 'territorio dell'Unione'. La regione si avvierebbe, così, a passare sotto l'amministrazione diretta di New Delhi perdendo qualsiasi forma di autonomia. La settimana scorsa 50mila nuovi uomini delle forze speciali sono stati inviati nello Stato, in aggiunta ai 600mila già presenti. Nel fine settimana 20mila tra pellegrini e turisti sono stati evacuati dalla zona del monte Amarnath, a causa di un’allerta terrorismo.

Le reazioni al provvedimento

C’è preoccupazioni sulle ripercussioni che questo provvedimento potrebbe avere, sia dal punto politico che sociale, sulla regione. "È il giorno più buio della democrazia indiana", ha twittato Mehbooba Mufti, ex amministratore del Jammu e Kashmir. "La decisione unilaterale del governo indiano di abolire l'articolo 370 è illegale e incostituzionale” ha aggiunto Mufti, che da domenica è agli arresti domiciliari, come gli altri principali leader dell'opposizione nella regione, Omar Abdullah e Sajad Lone. Anche il Pakistan respinge la decisione dell'India: "Il Jamnu e Kashmir occupato dall'India è un territorio conteso, riconosciuto come tale dalla comunità internazionale. Nessun passo unilaterale del governo indiano può cambiare lo status di territorio conteso, così come la popolazione della regione non accetterà mai un tale cambiamento", recita un comunicato del ministero degli esteri pachistano. Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi, inoltre, ha definito la decisione dell'India una violazione della risoluzione dell'Onu.

Il commento di padre Cervellera

Intervistato da Radio Vaticana Italia, padre Bernanrdo Cervellera, direttore di Asianews, commenta il provvedimento del governo indiano sul Kashmir.

Ascolta l’intervista a padre Bernardo Cervellera

R. – Sta accadendo un disegno e un progetto che il Bjp, il partito che è al potere adesso a New Delhi, cioè il Bharatiya Janata Party che è un partito nazionalista indù, ha voluto fare da tanto tempo, cioè cercare di togliere via dei privilegi che aveva la popolazione del Kashmir in modo che fosse possibile una emigrazione da parte di persone dell’India e indù in questa regione. Teniamo presente che il Kashmir è praticamente l’unico Stato indiano a maggioranza – grandissima – musulmana. Questo aveva portato in passato a dare, appunto, questi privilegi tra cui soprattutto il fatto di essere residente permanente in questa regione e la capacità di avere proprietà. Questo portava quindi la popolazione musulmana ad essere in blocco e convinta a restare lì, nella regione. Però il governo nazionalista indù vuole eliminare questa barriera.

Le reazioni alla revoca: “il giorno più buio della democrazia”, ha twittato Mehbooba Mufti, ex amministratore delegato del Kashmir; anche il Pakistan respinge la decisione indiana … c’è preoccupazione sulle conseguenze politiche e sociali che potrebbero aversi nella regione?

R. – Ci sono molte preoccupazioni, perché la regione del Kashmir è in guerra in pratica dal 1947, e nel Paese c’è la popolazione musulmana che è sottomessa a un governo che si dice “laico” che però adesso è molto indù o per lo meno molto nazionalista. Tutto questo ha portato a un controllo militare sempre più forte della regione e, dall’altra parte, a tentativi da parte di gruppi indipendentisti talvolta anche sostenuti dall’esercito pakistano. Per questo ci sono stati attentati terroristici, violenze … Dall’altra parte dell’esercito indiano ci sono state violenze, arresti, torture, stupri … veramente, una serie di violenze da una parte e dall’altra. Questo cambiamento, adesso, dello status della regione creerà naturalmente ancora più violenza.

Nel fine settimana scorso, un’allerta terrorismo aveva fatto evacuare circa 20 mila tra pellegrini e turisti nella zona del Monte Amarnath, per informazioni di intelligence sul pericolo di terroristi sostenuti dal Pakistan. Questo episodio, secondo lei, è legato a quanto deciso poi dal governo sul Kashmir?

R. – Certo. L’India ha voluto prepararsi alla comunicazione della cancellazione dell’articolo 370 perché voleva riportare lì molti militari: in questi giorni, sono stati portati in Kashmir 10 mila soldati e – a quanto pare, dicono fonti locali – altri 70 mila militari. E naturalmente, per giustificare tutto questo trasferimento di soldati bisognava trovare l’occasione: l’occasione era questa minaccia terroristica che non penso sia maggiore o minore rispetto al passato.

Un’azione diplomatica internazionale è da auspicare?

R. – Gli interventi diplomatici sarebbero veramente importanti; il problema è che il Kashmir sta diventando un nucleo in cui non c’è soltanto l’India e il Pakistan che combattono, ma in qualche modo anche Stati Uniti e Cina. Infatti, finora la Cina ha sempre appoggiato il Pakistan e il Pakistan ha concesso una parte del territorio del Kashmir alla Cina; nello stesso tempo, gli Stati Uniti appoggiano l’India: un po’ per andare contro la Cina e un po’ per tener buono il Pakistan. La cosa terribile, poi, è che sia India sia Pakistan sono due potenze nucleari.

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06 agosto 2019, 10:15