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Giornata della gioventù ONU, il Papa: un'educazione aperta alla trascendenza

Oggi si celebra la Giornata Internazionale della Gioventù indetta dalle Nazioni Unite nel 1999. Il tema di quest'anno è "transforming education" e sottolinea la necessità di una formazione più accessibile e inclusiva. In questa occasione, Papa Francesco, nel suo tweet, richiama all'importanza di un'educazione aperta alla trascendenza.

Eugenio Murrali -Città del Vaticano

Il mondo non è mai stato così giovane. Nel nostro pianeta vivono un miliardo e ottocento milioni di ragazzi tra i 10 e 24 anni. Va detto, però, che più della metà dei bambini e degli adolescenti tra i 6 e i 14 anni hanno lacune nella lettura e nelle capacità matematiche di base, anche se la maggior parte va a scuola. Oggi la Giornata Internazionale della Gioventù, indetta nel 1999 dalle Nazioni Unite, si concentra sul tema "transforming education", "trasfromare l'educazione". Il Segretario Generale dell'Onu António Guterres ha affermato: "Oggi celebriamo i giovani, le organizzazioni guidate dai giovani, i governi e coloro che stanno lavorando per trasformare l'educazione e sostengono ovunque i giovani".

Papa Francesco ha dedicato il suo tweet odierno proprio a questo tema: "L'educazione con orizzonti aperti alla trascendenza aiuta i giovani a sognare e costruire un mondo più bello #IYD2019".

Fabrizio Carletti, formatore del Centro Studi Missione Emmaus, ci ha aiutato a capire come un'educazione che guardi alla trascendenza, possa aiutare i giovani a costruire orizzonti nuovi e più limpidi.

Ascolta l'intervista integrale a Fabrizio Carletti

Il Papa nel suo tweet unisce il tema dell'educazione a quello della trascendenza. Cosa li accomuna?
R. “Trascendenza” è un termine molto forte che Papa Francesco usa per allargare gli orizzonti di un’esperienza educativa e formativa che rischierebbe di non aiutare i giovani a esprimere il loro grande potenziale. È bello come nel termine “trascendenza” si richiami anche l’espressione che lo stesso documento dell’Onu usa. C’è lo stesso prefisso, quel “trans” che vuole andare a indicare un’esperienza di attraversamento, di passaggio, cioè l'andare oltre modelli precostituiti che molto spesso generati, individuati e determinati da noi adulti. Non sono sufficienti un’educazione e un formare dentro un modello già fissato, che potrebbe impedire di esprimere una novità, un cambiamento, soprattutto in un tempo come quello in cui viviamo. Il Papa parla di 'un cambiamento d’epoca' e non solo di un’epoca di cambiamenti e, probabilmente, noi adulti forse non abbiamo le risorse simboliche e culturali per generare quel cambiamento necessario.

Un’educazione che trasforma ma anche da trasformare, da rendere più inclusiva e accessibile. Questi sono gli obiettivi che l’Onu si pone. Un mondo più educato come cambia?
R. - Proprio nel poter crescere insieme, nel poterci guardare negli occhi, gli individui escono da loro stessi, dai propri individualismi, dai propri egoismi e entrano in una dimensione più profonda che è quella appunto del trascendere da sé, perché la generatività, la felicità, la pace cui richiamano spesso i documenti dell’Onu si possono raggiungere solo attraverso un “essere tra”.

Un’educazione con orizzonti aperti alla trascendenza che aiuta i giovani a sognare, dice il Papa. Cosa sognano questi giovani?
R. –  La capacità di sognare dei giovani dipende dalla capacità degli adulti e degli anziani di generare speranza in loro. Ecco allora la figura chiave dell’educatore, del maestro; questi è colui che sa generare speranze nell’altro, sa far percepire al giovane che la vita non è una fregatura, che la vita è qualcosa per cui vale la pena spendersi e impegnarsi, per costruire un mondo più bello, come ci ricorda Papa Francesco.

L’Onu sostiene che un’educazione inclusiva e accessibile sia anche cruciale per un progresso nel senso dei 17 obiettivi contenuti nell'Agenda per il 2030…
R. - Per mettere in atto dei processi che vanno verso quegli obiettivi di sostenibilità, credo che oggi l’educazione abbia bisogno di generare per i giovani luoghi, spazi, laboratori dove questi possano mettersi in gioco, alla prova e far emergere i loro talenti, le loro specificità, quel potenziale di cui si parlava inizialmente. Per cui non è sufficiente un’educazione che proponga loro semplicemente dei modelli da acquisire. Serve una vera e propria educazione trans-formativa, che li aiuti a far emergere i loro talenti non tanto in una logica di ripetizione di modelli ma di empowerment, diremmo in chiave educativa, cioè della capacità del soggetto di poter imprimere un volto nuovo e più bello alla realtà. Per questo quando si ragiona sul concetto di laboratorio immagino quelle esperienze tipiche dell'Umanesimo, cioè le antiche botteghe artigiane.

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12 agosto 2019, 13:37