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Siria: nel 2019 sono 6.500 le persone curate grazie agli “Ospedali Aperti”

Il progetto della fondazione AVSI ha assistito più di 22 mila malati dal 2016. Lo spiega a Vatican News, Flavia Chevallard, responsabile del progetto.

Eugenio Serra – Città del Vaticano

Il progetto “Ospedali aperti” nasce da un’iniziativa del cardinale Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, che, insieme a mons. Giampietro Dal Toso, allora Segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, ritenne nel 2016 prioritario e cruciale trovare un modo concreto per dare sollievo e aiuto alla popolazione siriana stremata dalla guerra. Il progetto nasce, quindi, per garantire l’accesso alle cure gratuite alle persone più in difficoltà.

Contesto e origine del progetto

Il progetto ha preso origine dalla constatazione che 3 ospedali cattolici non profit (ospedale Saint Louis ad Aleppo; ospedale francese di Damasco; ospedale italiano di Damasco), con personale medico altamente formato e capacità di offrire cure in tutte le specialità, non erano utilizzati secondo le loro potenzialità, sebbene il bisogno di cure fosse altissimo, a causa della barriera finanziaria per la popolazione povera siriana. Il card. Zenari ha perciò coinvolto le congregazioni cattoliche proprietarie degli ospedali e, insieme al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha incaricato AVSI di fornire un supporto tecnico, mentre la Fondazione Policlinico Gemelli ha contribuito in veste di partner scientifico-sanitario fornendo formazione e sostegno finanziario. L’obiettivo generale del progetto è il supporto al miglioramento delle condizioni psico-fisiche delle popolazioni più vulnerabili di Aleppo e Damasco attraverso la facilitazione di accesso alle cure sanitarie fornite dagli ospedali privati coinvolti. Il progetto ha una durata di 3 anni e mezzo, da luglio 2017 a dicembre 2020.

La situazione in Siria

“La situazione in Siria – spiega Flavia Chevallard, responsabile del progetto - continua ad essere molto complessa. È da tanto che non sentiamo parlare più di Siria ma la guerra ancora non è finita e continuano ad esserci dei fronti aperti. Anche se altre zone del Paese si trovano in una condizione migliore, ma questo non toglie che la vita continua ad essere molto dura. Dopo anni di guerra l’economia e il tessuto sociale del Paese ne hanno risentito, e non c’è ancora lo spazio per una ripresa, quindi le famiglie fanno ancora tanta fatica ad andare avanti. C’è un’inflazione molto grande, i prezzi continuano a salire e la gente non ce la fa più. La capacità di resistenza dopo 8 anni è diminuita. Per quelli che lavorano lo stipendio non è abbastanza per coprire tutti i bisogni basici. Quando viene fuori una spesa più grande del solito diventa veramente un problema per le persone. Per tutti questi motivi offrire delle cure gratuite diventa fondamentale per le persone”.

Ascolta l'intervista a Flavia Chevallard

Quelle del Papa sono parole importanti

“Il Papa – sotttolinea Flavia Chevallard - ha una grande sensibilità per le persone che soffrono. Ha fatto diverse dichiarazione sulla situazione in Siria. È importante che una figura come quella del Papa cerchi di portare alla luce quello che sta succedendo. Magari in Europa è molto facile pensare che in Medio Oriente ci siano sempre delle guerre, ma dimentichiamo che dietro questi conflitti ci sono delle persone che muoiono e soffrono ogni giorno, tra cui i bambini. Quindi sì, sono parole importanti”.

Prioritario è curare oggi

“Mi auguro che il progetto “Ospedali aperti” – conclude Flavia Chevallard -  vada avanti fino alla fine del 2020. In questo periodo di tempo speriamo di garantire il maggior numero di cure nei tre ospedali in cui operiamo".

 

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03 luglio 2019, 17:05