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Siria. La vita dei bambini nel campo rifugiati di Al-Hol

In Siria almeno 70.000 persone vivono nel campo di Al-Hol. Per l’Unicef, più del 90% sono donne e bambini. La maggior parte dei minori non ha 12 anni

Eugenio Serra – Città del Vaticano

Altamente vulnerabili, sopravvissuti a duri combattimenti, a volte anche imprigionati, hanno visto inimmaginabili atrocità. Sono i bambini che vivono nel campo per i rifugiati di Al-Hol , nord-est della Siria. Una spianata senza ombra, rovente per le alte temperature estive e battuta dal vento come dalle piogge durante l’inverno. Tende disposte in lunghe file, tutte uguali, tutte anonime. I bambini, che non superano i 12 anni, secondo i dati Unicef, provengono da Siria, Iraq e da altri 62 Paesi

Le condizioni dei minori

I bisogni umanitari restano critici, come l’accesso all’acqua potabile e l’assistenza sanitaria. “Stiamo lavorando con i nostri partner e donatori per garantire ai bambini assistenza salvavita immediata”, dichiara Fran Equiza, rappresentante Unicef in Siria dopo una missione di una settimana al campo di Al-Hol. “È necessario fare molto di più - aggiunge - per continuare a fornire ai bambini servizi di base e protezione fra cui il reintegro nelle loro comunità locali e un ritorno sicuro nei propri paesi di origine”. Numerosi i minori giunti al campo dopo aver subito violenze e abusi di ogni genere, alcuni di loro sono stati costretti a combattere o a compiere atti di estrema violenza, altri sono stati rinchiusi in campi di detenzione e orfanotrofi.

La situazione del campo di Al-Hol

“La situazione è quella che ci arriva dai rapporti di quelle poche organizzazioni internazionali, che possono operarci all’interno. Le persone che vivono nel campo sono considerate, in qualche modo, appartenenti al nemico. Sono i figli, le mogli e spesso anche i combattenti stessi, catturati durante la campagna anti Isis. E questo costituisce un pretesto, per chi li tiene in cattività, nel potersi permettere di non fornire loro i servizi minimi. Il rischio che molti cercano di far passare, che tenere tante persone in condizione disumane diventa un ennesimo tassello in un futuro mosaico di ritorno di quell’odio e marginalizzazione sociale, che l’Isis aveva creato”. Lo ha dichiarato a Vatican News, Eugenio Dacrema, analista Ispi.

Ascolta l'intervista a Eugenio Dacrema

L’intervento dell’Unicef a sostegno dei bambini

Negli ultimi mesi, almeno 520 bambini separati dalla propria famiglia o non accompagnati sono stati identificati. Fortunatamente 214 di loro hanno potuto ricongiungersi con i loro familiari, mentre 74 sono ancora ospitati in centri di assistenza temporanei. L’Unicef sta supportando progetti per la scolarizzazione e spazi ricreativi a misura di bambino. Dodicimila i minori a cui è stato fornito un supporto psicologico, con attenzione particolare ai bambini soli. Dall’inizio dell’anno, le squadre mobili per la salute e la nutrizione supportate da Unicef e Oms hanno fornito vaccini e servizi per la nutrizione attraverso strutture fisse e team mobili. Ogni giorno, l’Unicef e i suoi partner forniscono circa 1,7 milioni di litri di acqua potabile e 750.000 litri di acqua per uso domestico. Dato che il consumo di acqua durante l’estate cresce, sarà una sfida continuare a garantirne la quantità sufficiente. Di notevole importanza, se non fondamentale, anche l’installazione di 1.280 latrine.

I nodi da scogliere sono ancora tanti

“La fine del conflitto - conclude Dacrema - non è vicina. La guerra non è finita. I nodi da scogliere sono enormi. La situazione in Siria, a mio modesto avviso, potrebbe calmarsi, ovvero il grado di violenza quotidiana a cui abbiamo assistito negli ultimi anni potrebbe sensibilmente abbassarsi. Una condizione di vero equilibrio io non la vedo, probabile, all’orizzonte”.

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18 luglio 2019, 16:40