Meritxell: un faro di luce per Andorra

Il santuario di Nostra Signora di Meritxell è per gli abitanti del Principato di Andorra un punto di riferimento. Dal 2014 è stato inserito anche tra le tappe della Ruta Mariana, il cammino che attraversa cinque grandi santuari tra la Francia e la Spagna che hanno in comune il culto di Maria

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Una fredda mattina di una Epifania di centinaia di anni fa, alcuni parrocchiani che si recavano alla messa a Canillo, una delle sette parrocchie di Andorra, paese incastonato nei Pirenei tra la Francia e la Spagna, mentre camminavano in mezzo alla neve notarono un roseto fiorito. Incuriositi da quello strano fenomeno, impossibile per la rigidità del clima, si avvicinarono alla pianta e vi scorsero nascosta una statua lignea, di una Vergine con il bambino, una Madonna dalle mani grandi per accogliere i suoi figli e lo sguardo triste quasi consapevole del sacrificio che attendeva suo figlio per la salvezza degli uomini. I fedeli presero la statua e la portarono di corsa nella chiesa vicina e raccontarono tutto al loro parroco. Ma la mattina dopo, con grande sorpresa la statua era scomparsa. Subito la cercarono e la ritrovarono di nuovo li, in mezzo a quei strani rovi fioriti in pieno inverno. La riportarono nella parrocchia, ma la mattina dopo era di nuovo in mezzo alle rose. A quel punto gli abitanti di Andorra capirono che la Madonna voleva rimanere li e costruirono in suo onore una piccola chiesetta romanica che divenne subito meta di migliaia di pellegrini da tutto il paese e non solo.

Meritxell, la luce di mezzogiorno

 “Il nome del santuario Meritxell è di origine latina e viene da meridie, luce di Mezzogiorno – spiega padre Emilio Villegas, vicario parrocchiale di Encamp, un’altra delle parrocchie in cui è suddiviso il Principato di Andorra - perché la Vergine di Meritxell è il faro spirituale per la nostra fede e il punto di riferimento per tutti quelli che vengono qui in pellegrinaggio”. Il giorno più importante per gli abitanti del Principato è l’8 settembre, giorno in cui i fedeli giungono a piedi da ogni parte del Principato per festeggia la loro Patrona, ma data in cui si ricorda anche il terribile incendio che colpì e distrusse l’antico Santuario.

Il fuoco e la rinascita

“E’ successo l’8 settembre del 1972 – racconta padre Emilio – per tutti noi è stato un dolore così grande che diventa difficile parlarne senza commuoverci...perché oltre al santuario bruciò anche la nostra venerata Madonnina che era una statua lignea…immediatamente ci arrivarono aiuti per ricostruire tutto… il nuovo  complesso, è opera dell’architetto Ricardo Bofil, ma accanto alla nuova chiesa è stata fortemente voluta una ricostruzione su base originaria dell’antica cappella che costituiva il santuario originale”. Anche la statua policroma della Vergine con il bambino è stata riprodotta fedelmente, e di quella originaria rimane una grande foto antica dove con i suoi occhi misericordiosi sembra ricordare ai pellegrini che lei non è bruciata quel giorno, ma è sempre li, e anche il fuoco con tutta la sua violenza non è riuscito a distruggere la forza e la bellezza spirituale di quel luogo santo.

Papa Francesco ti aspettiamo!

“Papa Francesco – continua – ha conferito al nostro Santuario il titolo e la dignità di basilica minore, adesso lo aspettiamo a braccia aperte per fargli conoscere il nostro Paese. Nessun Papa ha visita il Principato, se venisse per noi sarebbe bellissimo…ti aspettiamo Papa Francesco!”

Il cammino: la Ruta Mariana

Dal 2014, il santuario è entrato a far parte del Cammino della Ruta Mariana. Cinque santuari in tre diversi Paesi, La Francia con Lourdes , la Spagna con El Pilar a Saragozza; Torreciudad a Huesca, e Montserrat a Barcellona; e infine Meritxell ad Andorra. “Ogni anno sono circa 12 milioni i visitatori della Ruta Mariana – sottolinea Joaquin Bellido Millàn, dell’Ufficio promozione della Ruta Mariana, nata nel 2009 come associazione no profit - a differenza del Camino di Santiago, la Ruta è una via aperta, non chiusa. Non c’è un itinerario fisso, un punto di partenza e uno di arrivo: si può iniziare da un santuario e finire in un altro, oppure viverla come un solo grande pellegrinaggio”. Attualmente la Ruta Mariana, che ha origine dall’antico itinerario mariano “Pilar-Torreciudad-Lourdes” battuto dai pellegrini medievali, può essere percorsa in macchina, moto o pullman, perché l’orografia dei Pirenei rende difficile percorrerla in bicicletta o a piedi.

Il Paese dalle 44 chiese romaniche

“La Ruta Mariana - spiega il portavoce del Ministro del Turismo andorrano, Enric Torres Arauz - attraverso Meritxell ci permette di far conoscere la nostra arte romanica e anche il resto dei monumenti turistici del Paese e delle nostre numerose chiese romaniche”.

Infatti, partendo dal santuario mariano, si possono visitare le 44 antiche chiese romaniche sparse nelle sette province, molte delle quali ancora adibite al culto, e si può godere dei paesaggi di alta montagna e lacustri, che diventano teatro di sport, come il ciclismo internazionale della Vuelta di Spagna e del Tour de France, che farà tappa qui nel 2021. Si possono, inoltre, ammirare antiche città in mezzo ai Pirenei, come quella di Ordino, a 1.300 metri di altezza.

Dai Pirenei al santuario di Meritxell

Mosaici d’oro per raccontare la fede

E da qualche mese Andorra si è arricchita di un’altra opera di fede e di arte da visitare. Infatti, nella rettoria di Sant Julià de Loira lo scorso maggio è stato inaugurato il nuovo mosaico del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik, l’artista della cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Di questa antica chiesa romanica è rimasto intatto solo il campanile, il resto è stato tutto ristrutturato in stile contemporaneo. L’oro è il colore dominante di tutto il mosaico, e la sensazione è quella di essere in presenza di una catechesi sulla Chiesa. A sinistra di chi guarda l’altare ci sono san Germano e san Giuliano: due santi del quarto secolo, quello della più grave persecuzione dei cristiani, emblematici della tradizionale orientale, al centro Cristo in gloria, a destra la Madonna, san Pietro e san Paolo. Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente insieme, in una scena che abbraccia e avvolge, insieme alla raffigurazione della Natività, nella parete laterale sinistra, e di Cristo risorto che salva l’umanità sollevandola con un gesto deciso per tirarla fuori dal suo sepolcro, nella parete laterale destra.

Il dono di un’amico: Padre Rupnik

“Per me è un sogno avere qui un’opera così bella fatta da padre Marco solo per noi! - padre Pepe Chisvert i Villena, parroco di Saint Julià descrive emozionato la nascita di questo mosaico – è successo per caso, cinque anni fa ero a Roma e ho conosciuto padre Rupnik, gli ho parlato di Andorra, come una terra piccola ma con molta fede verso la Madonna e con tanti giovani che frequentano le nostre chiese. È rimasto molto colpito, e quando mi ha detto la sua idea di realizzare questo mosaico nella nostra parrocchia, che sarebbe dovuta essere ristrutturata, per tutti noi è stato incredibile, il grande dono di un amico, che non dimenticheremo mai!”

Padre Pepe Chisvert i Villena

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14 luglio 2019, 08:00