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Preparativi militari a Tripoli Preparativi militari a Tripoli 

Libia: catastrofe umanitaria in caso di attacco a Tripoli

Tensioni in Libia tra il governo di Tobruk, che fa capo al generale Haftar, e quello internazionalmente riconosciuto di Al Sarraji a Tripoli. Dopo l’annuncio dell’imminente attacco alla capitale, da 48 ore si vive una fase di stallo che potrebbe comunque precedere un’azione contro la città

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Alle minacce di un attacco a Tripoli avanzate dal generale Haftar due giorni fa non ha fatto seguito sinora alcuna azione militare, ma continua ad esserci alta tensione tra Tripolitania e Cirenaica e qualcosa potrebbe succedere da un momento all’altro. Secondo Lorenzo Marinone, esperto di esteri del Centro Studi Internazionali, più volte negli ultimi mesi si è vissuto un clima del genere, ma la situazione non è mai sfociata in un dialogo o in una pacificazione. Insomma al silenzio delle armi non ha mai fatto seguito l’apertura di canali diplomatici. Di fatto dall’estero continuano ad arrivare alle fazioni in lotta armamenti e forniture militari, nonostante l’embargo dell’Onu sulla vendita delle armi.

Il ruolo della comunità internazionale nella crisi libica

Dall’inizio della guerra in Libia, la comunità internazionale non ha mai avuto un atteggiamento univoco. Secondo Marinone, alcuni Paesi spingono per l’apertura della via diplomatica, allo scopo di salvaguardare l’unità del Paese ed evitare ricadute sulle forniture energetiche provenienti dalla Libia e che soprattutto interessano l’Europa. Dall’altra parte, ci sono forze politiche esterne, che invece soffiano sul fuoco della divisione tra Tripoli e Tobruk. Questa eventualità è suggerita dal fatto che, anche in passato, il governo del generale Haftar ha cercato di vendere all’estero partite di petrolio senza passare dai controlli delle autorità della capitale, che hanno in mano i rapporti commerciali ufficiali con l’estero per l’alienazione degli idrocarburi.

Le ricadute sull’emigrazione di un attacco a Tripoli

L’ipotesi di un attacco a Tripoli sarebbe catastrofica per le ricadute fortemente negative sulla situazione umanitaria già difficile. Verrebbero sicuramente a mancare – afferma Marinone – i necessari controlli sulla gestione dei migranti, sui campi di detenzione e sull’attività degli scafisti. Alla città, inoltre, non arriverebbero i beni di prima necessità e la popolazione civile subirebbe un drastico peggioramento delle condizioni di vita. Ai migranti provenienti dal centro dell’Africa, che transitano in Libia prima di imbarcarsi alla volta dell’Europa, potrebbe quindi aggiungersi un numero cospicuo di cittadini libici, che sarebbero costretti a scegliere di lasciare il Paese se le condizioni di vita a Tripoli e dintorni diventassero troppo difficili. Proprio per questo motivo l’Europa continua a guardare con attenzione all’evoluzione della crisi in Libia, soprattutto in questi giorni.

Ascolta l’intervista a Lorenzo Marinone

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22 luglio 2019, 14:46