Il luogo della strage a Tripoli Il luogo della strage a Tripoli 

Libia: almeno 40 morti per raid su centro di detenzione migranti

Il bombardamento è avvenuto in un centro di detenzione per migranti a Tajoura, nei pressi di Tripoli. Il governo sostenuto dalle Nazioni Unite accusa l'esercito nazionale libico, guidato dal generale Haftar, di aver causato questa strage

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

Una carneficina. Decine le vittime, ci sarebbero anche donne e bambini. Ad una dozzina di chilometri da Tripoli, a pochissima distanza dal mar Mediterraneo, raid aerei hanno colpito un centro di detenzione di migranti a Tajoura, provenienti in prevalenza dal Sudan, dall’Eritrea e dalla Somalia. Il governo sostenuto da Onu e Stati Uniti accusa l’esercito nazionale libico, che nega però di aver bombardato il centro.

Corpi sotto le macerie

''E' una situazione estremamente tragica, ci sono ancora corpi sotto le macerie'', ha dichiarato un corrispondente di al-Jazeera, spiegando che nel centro di detenzione si trovavano in prevalenza migranti provenienti da altri Paesi africani, ma anche libici. Le vittime sarebbero almeno quaranta, altrettanti i feriti secondo quanto affermato da Malek Merset, portavoce del ministero della salute del governo sostenuto dalle Nazioni Unite, che ha pubblicato foto di ambulanze che portano le persone colpite negli ospedali. In mattinata poi la nota del ministero dell’Interno libico: 40 i morti, 35 i feriti, 120 le persone presenti nel centro al momento dell’attacco.

Il raid aereo

In un comunicato, il governo sostenuto dall’Onu indica nel generale Haftar il responsabile dell’attacco di questa notte. Appena 48 ore fa lo stesso Haftar aveva preannunciato "decisivi raid aerei su postazioni selezionate" appartenenti all'esercito del presidente al-Serraj, confermando poi, attraverso il portavoce, di aver colpito almeno 30 obiettivi con l’aviazione proprio nella giornata di ieri. L’esercito nazionale libico del generale Haftar, stando a quanto riporta al-Jazeera, ha negato però di aver bombardato il centro di detenzione, affermando che a colpire sarebbero state milizie alleate con il governo di Tripoli.

La preoccupazione dell’Unhcr

L'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, si è detta ''estremamente preoccupata'' per il raid che ha colpito il centro di detenzione di migranti a est di Tripoli. ''L'Unhcr è estremamente preoccupata per le notizie dei raid aerei che hanno colpito il centro di detenzione di Tajoura, e per il numero di rifugiati e migranti uccisi'', ha scritto l'Agenzia su Twitter. ''I civili non devono mai essere un obiettivo'', ha aggiunto. La missione delle Nazioni Unite in Libia evidenzia poi come siano circa 3.500 i migranti ed i rifugiati che si trovano nei centri di detenzione vicini alla zona dei combattimenti e la cui vita, dunque, è a forte rischio.

La Farnesina: “Trasferire i migranti”

"Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi, in riferimento ai gravi atti commessi questa notte a Tajoura. La Farnesina di recente aveva ribadito, citando anche la posizione della Commissione Europea, che la Libia non può essere considerato un porto sicuro.

“I porti libici non sono sicuri, in tre mesi 780 morti”

“Quanto accaduto è la dimostrazione che i porti libici non sono sicuri, nel Paese è in atto una guerra per la leadership e da aprile ad oggi si contano 780 morti: i numeri parlano, purtroppo, da soli”. Lo afferma il dottor Foad Aodi, presidente fondatore dell’Amsi, l’Associazione medici di origine straniera in Italia, nell’intervista a Radio Vaticana Italia. Secondo quanto riferito dai medici dell'associazione contattati subito dopo la strage in Libia, i morti sarebbero già saliti a 45, mentre ancora superiore è il numero di feriti. “Il Paese deve essere stabilizzato in modo pacifico, ridando la voce al popolo”, aggiunge Aodi, sottolineando come la situazione negli ospedali sia notevolmente peggiorata nell’ultimo mese, facendo aumentare il rischio di epidemie.

Ascolta l’intervista a Foad Aodi


 

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03 luglio 2019, 07:48