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La cerimonia di commemorazione per i 27 anni della strage di via d'Amelio La cerimonia di commemorazione per i 27 anni della strage di via d'Amelio 

Don Ciotti: Borsellino, una profonda dimensione spirituale

Palermo ha celebrato la memoria del giudice Paolo Borsellino, ucciso 27 anni fa nella strage di via D’Amelio sotto casa della madre insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli

Alessandra Zaffiro – Palermo

Come ogni anno il 19 luglio, davanti all’Albero della Pace, un ulivo proveniente da Betlemme piantato un anno dopo la strage nella voragine lasciata dall’esplosione del tritolo, via D’Amelio si è riempita di bambini, ragazzi, disegni colorati, animazioni, laboratori e letture. E’ il primo 19 luglio celebrato con l’eco della voce del giudice Paolo Borsellino che, in una registrazione audio del maggio 1984, tra i documenti desecretati pochi giorni fa dalla Commissione parlamentare antimafia, parlando della disponibilità di una sola macchina blindata nel pomeriggio aggiunge: “non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera”.

I familiari chiedono ancora verità sulla strage

Mentre anno dopo anno, come denunciano i familiari di Borsellino e degli agenti di scorta, resta il macigno della ricerca della verità sulla strage, non una verità qualsiasi, le voci e l’entusiasmo dei bambini e dei ragazzi che animano via D’Amelio riportano alle parole pronunciate ai nostri microfoni un anno fa dalla sorella del giudice, Rita, poco prima di morire: “Lì c’è stato uno scenario di morte, la vita deve prendere il sopravvento”. Come la vita di quelle giovani generazioni che sono, dichiarò una volta Paolo Borsellino, “le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Il ricordo di Rita Borsellino e della sua lotta per la verità

“Quest’anno - ha detto il fratello del giudice, Salvatore - mi riesce più difficile partecipare alle celebrazioni perché non c’è Rita. Memoria per me vuole dire lotta per la verità e la giustizia”. “Il fatto che dopo tutti questi anni non ci sia ancora la verità è già un fallimento dello Stato – ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al suo arrivo in via D’Amelio – credo che i familiari e anche il popolo italiano pretendano la verità sulle stragi”.

Don Ciotti: 80% familiari vittime di mafia non conosce verità

Gli ha fatto eco don Luigi Ciotti, presidente di Libera: “Penso alla famiglia Borsellino, penso ai figli oggi che continuano a chiedere verità. L’80% dei familiari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità. Questo è un Paese dove molte verità sono coperte". "Non è stata solo una strage di mafia”, aggiunge. L’audizione del giudice alla Commissione parlamentare antimafia – ha aggiunto il sacerdote piemontese - è soprattutto la denuncia di una solitudine”. Don Ciotti ha poi ricordato Borsellino: “Un ottimo padre di famiglia, un grande magistrato, una capacità di saldare la terra con il cielo. Una profonda dimensione spirituale. Nelle giornate difficili era andato a riflettere, a pregare… chissà, la consapevolezza di un momento particolare, ma anche il sentire il profondo bisogno di telefonare a Dio…”.

L’ auspicio di padre Scordato: “Beatificazione per Paolo”

Nel pomeriggio, mentre alle 16,58, ora della strage, in via D’Amelio, un giovane suonava il silenzio davanti ad un migliaio di persone, nella chiesa di San Saverio all’Albergheria, padre Cosimo Scordato ha celebrato insieme a don Ciotti la Messa in memoria delle vittime dell’eccidio di 27 anni fa. “E’ nostro dovere - ha auspicato don Cosimo dinanzi a due dei tre figli di Borsellino, Fiammetta e Manfredi – chiedere per Paolo Borsellino e per tante persone che hanno servito la comunità e lo Stato, un processo di beatificazione”. “Un fervente praticante – ha aggiunto padre Scordato ricordando il giudice – che veniva a Messa ogni domenica sedendosi sempre allo stesso posto, in quell’angolino… Un padre di famiglia impegnato nel suo lavoro, fino in fondo, anche col rischio di essere ucciso”. In serata la consueta fiaccolata da piazza Vittorio Veneto a via D’Amelio.

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Il ricordo del giudice Borsellino e dei cinque agenti di scorta
20 luglio 2019, 10:30