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Unhcr: 7.500 rifugiati congolesi in fuga verso l’Uganda

Sono circa 7.500 i rifugiati congolesi in fuga dalle violenze arrivati in Uganda dall’inizio di giugno, incrementando la pressione sulle strutture di accoglienza già sovraccariche. Lo ha denunciato ieri l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Eugenio Serra – Città del Vaticano

L’aggravarsi degli scontri tra i gruppi rivali Hema e Lendu nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) costringe le persone ad attraversare il confine con L’Uganda a un ritmo di 311 al giorno, più del doppio rispetto a quanto avvenuto nel mese di maggio. Quasi due terzi delle persone in fuga sono minori.

Uganda, strutture di accoglienza al limite

In Uganda le strutture di transito e accoglienza sono al limite. I nuovi arrivati vengono portati in un centro di transito a Sebagoro, un piccolo villaggio di pescatori sulla riva del lago, dove vengono sottoposti a controlli sanitari. I rifugiati vengono poi trasferiti al centro di accoglienza di Kagoma, a pochi chilometri di distanza. Attualmente il centro ospita circa 4.600 persone, 1.600 in più della capienza massima prevista. Centinaia di rifugiati hanno ricevuto lotti di terra vicino all’insediamento di Kyangwali. Ma i bisogni delle persone superano di gran lunga l’assistenza che gli operatori umanitari sono in grado di fornire.

Congo, Paese ancora instabile

“La situazione in Congo è di transizione direi. L’attuale Presidente Félix Tshisekedi è succeduto a Joseph Kabila, che ha governato dal 2001 al 2019. Ma l’influenza dell’ex Presidente è ancora molto forte sul Paese. Quindi la situazione non è delle più semplice. E poi il Paese è molto vasto, con poche vie di comunicazioni, ed è quindi molto difficile estendere il controllo dello stato su tutta la nazione”, spiega a Vatican News, Enrico Casale della rivista Africa dei Padri Bianchi.

Ascolta l'intervista integrale a Enrico Casale

Uganda: al centro degli arrivi dei rifugiati

“L’Uganda - spiega il giornalista Casale - è al centro di arrivi di rifugiati. È un Paese relativamente piccolo rispetto agli standard africani ed è un Paese non eccessivamente ricco”. “Deve far fronte – aggiunge - oltre all’emergenza dei rifugiati congolesi, al nord ha l’emergenza dei rifugiati sud-sudanesi, che fuggono da una guerra altrettanto cruenta. Quindi è un Paese che si trova a far fronte a una doppia emergenza di rifugiati. Lo fa con difficoltà, ma continua ad accogliere”.

Partire dalle cause per affrontare la crisi dei rifugiati

La gestione dei rifugiati congolesi – conclude Casale – deve partire dalle cause. Quindi la stabilizzazione dell’intera regione orientale attraverso l’intervento delle Nazioni Unite e il rafforzamento dell’autorità centrale della Repubblica Democratica del Congo. E nei Paesi di accoglienza, come l’Uganda, un sostegno alle autorità centrali e ai campi profughi, soprattutto affinché questi campi non diventino delle città in cui i rifugiati vivono senza alcuna speranza di poter tornare nel proprio paese e senza nessuna speranza di potersi fare una vita vera nel Paese che li ospita”.
 

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26 giugno 2019, 14:57