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Nicaragua: Chiesa prudente per l’amnistia. Liberate oltre 100 persone

Negli ultimi giorni il governo del Nicaragua ha liberato un centinaio di detenuti in seguito all’approvazione della legge sull’amnistia, non votata da tutte le parti politiche. La Chiesa ha espresso prudenza, mettendo in luce il rischio che la norma violi i diritti dei cittadini

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Dopo l’approvazione, sabato scorso, da parte del Parlamento della legge sull’amnistia sono stati liberati più di cento detenuti politici tra di loro il direttore e la giornalista di “100% Noticias”, Miguel Mora e Lucía Pineda, in carcere dal dicembre scorso con l’accusa di terrorismo e incitazione all’odio. La legge è stata approvata soltanto dalla maggioranza sandinista mentre l’opposizione riunita nel cartello dell’Alianza Cívica ha espresso la sua contrarietà perché sarebbe stata presentata come un gesto di clemenza, previsto dai precedenti accordi raggiunti al tavolo del dialogo nazionale nei mesi scorsi, ma senza garantire le libertà e i diritti dei cittadini.

Oltre 550 prigionieri liberati

Il rilascio dei prigionieri è scandito da una lista conciliata tra il governo e l'opposizione. A queste liberazioni si sommano le precedenti scarcerazioni fatte unilateralmente dal governo a partire dal 27 febbraio, all'inizio dei negoziati. In totale ci sono 550 persone che oggi, in seguito alla legge sull'amnistia, usufruiscono della libertà definitiva. L’opposizione reclama ancora la liberazione di altre 89 persone che si trovano in carcere.

Gioia e prudenza della Chiesa

La Chiesa del Paese, pur gioendo per le famiglie che potranno riabbracciare i loro cari, ha espresso prudenza sulla legge, considerata un primo passo importante verso la giustizia e la democrazia. Il card. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, in precedenza aveva definito “frettolosa” la norma. Sul profilo twitter dell’arcidiocesi di Managua, era stata rilanciata una frase del porporato, estrapolata da un’intervista: “Il rilascio di tutti i prigionieri porterà gioia a tutte le famiglie, speriamo che questa legge non li riguardi e che tutti coloro che sono stati privati della libertà possano vivere liberamente nel loro paese”.

Il leader studentesco: abbiamo diritto di manifestare

In alcune interviste, il leader studentesco Edwin Carcache ha raccontato le violenze subite in prigione dove ha trascorso 8 giorni.  “Mi hanno picchiato, non mi hanno passato il cibo, hanno cercato di costringermi a testimoniare contro i vescovi. Se siamo qui è perché amiamo il Nicaragua, vogliamo il cambiamento, chiediamo giustizia e chiediamo la libertà. Quando ho rifiutato, mi sono arreso alle braccia del Signore e della Vergine”. Per quanto riguarda la legge sull'amnistia che chiede che coloro che sono stati rilasciati non ripetano gli eventi per i quali sono stati imprigionati, Edwin ha detto che continueranno a marciare perchè quel “diritto non possono togliercelo, è sostenuto dalla Costituzione”. Edwin ha annunciato che domenica chiederanno ai vescovi di celebrare una Messa nella cattedrale alle undici del mattino per tutti i prigionieri politici.

Il giornalista Mora: non cediamo sulla liberetà di espressione

Nelle sue dichiarazioni alla stampa, il giornalista Miguel Mora ha affermato che il Nicaragua va cambiato con le elezioni non con la violenza. Dopo aver ringraziato le associazioni di stampa mondiali per il sostegno ricevuto, Mora ha sottolineato che la legge sull’amnistia “è un’amnesia” perché non è possibile considerare un crimine marciare e manifestare. “Crediamo che la libertà di stampa sia la prima cosa che dobbiamo chiedere come giornalisti, non è un dono dei sandinisti, che sono stati nemici della parola democrazia. La libertà di stampa è un diritto che ci siamo guadagnati e non siamo disposti a cedere, tanto meno la libertà di espressione e la libertà di manifestazione”. Parole di ringraziamento poi sono state rivolte al nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag per l’impegno profuso nella questione dei prigionieri politici.  

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12 giugno 2019, 15:14