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Tweet del Papa per Giornata comunicazioni sociali: "Siamo membra gli uni degli altri"

@Pontifex_it: "Come cristiani siamo chiamati a manifestare, anche nella rete, la comunione che segna la nostra identità di credenti, aprendo la strada al dialogo, all'incontro, al sorriso". La nostra intervista con don Ivan Maffeis

Michele Raviart – Città del Vaticano

Internet come potenziamento delle relazioni tra le persone e non come aggregato di individui “che si riconoscono intorno a interessi o argomenti caratterizzati da legami deboli”. Lotta alle “fake news” e difesa delle persone più vulnerabili ai rischi della rete, ma anche valorizzazione di una comunità in cui “tutti siamo membra gli uni degli altri”. Questi alcuni temi del messaggio di Papa Francesco, diffuso lo scorso gennaio, in occasione della 53.esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra oggi.

Una chiamata alla responsabilità di tutti

“Credo che il messaggio del Santo Padre”, ha affermato i giorni scorsi Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, a margine del convegno organizzato dall’arcidiocesi di Firenze per la giornata, “ci inviti a riflettere sull’esigenza di restituire alla rete il suo significato più bello: quello di essere uno spazio di dialogo, di conoscenza, di relazione, di condivisione. È una chiamata alla responsabilità di tutti, è una sfida alla nostra capacità essere membra gli uni degli altri nella dimensione corporea quanto in quella digitale. Quel mondo e il mondo, non sono infatti cose diverse”.

Un punto di vista ribadito da don Ivan Maffeis direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei:

Ascolta l'intervista a don Ivan Maffeis

R. - Il Papa con questo messaggio ci invita a riflettere su quella che è un po’la realtà di ciascuno di noi, cioè l’essere in relazione con gli altri. Sembra un messaggio immediato, scontato, in realtà siamo tutti tentati di ripiegarci su noi stessi, siamo tutti tentati di chiuderci all’altro. E’ significativo che chi studia un po’ la società italiana oggi ci dice che le comunità sono costituite come comunità difensive, come se dovessimo in qualche maniera difenderci dall’altro. Come se dovessimo rafforzarci grazie ad un nemico, vero o presunto che sia. Ecco, rispetto a questo sentire, il Papa ci invita davvero a riscoprire che siamo membra gli uni degli altri. Il messaggio in fin dei conti porta il tema della comunicazione a questo livello. Il Papa ci aiuta a dire: quello che tu sei, lo sei grazie agli altri, lo sei grazie a una relazione, grazie a un noi; e la rete, usala con questo spirito, quindi per rafforzare la comunicazione e la comunione, che sono sempre finalizzate comunque all’incontro di persona.

Uno dei punti anche cruciali è quello che sostanzialmente non esiste una differenza distinguibile tra la vita “reale” e la vita virtuale…

R. - I media sono parte di noi, sono la nostra vita, sono la nostra memoria. Pensiamo a cosa rappresenta quel dispositivo che abbiamo in tasca e che abbiamo sempre più tra le mani. Ormai lo smartphone è diventato la scorciatoia, se non la fonte per colmare anche le nostre lacune conoscitive. Questo ambiente è talmente pervasivo da essere indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano. E’ ovvio che star qui a distinguere tra quello che è virtuale e quello che è reale, magari contrapponendo le due realtà, ci porta fuori strada. Ciascuno di noi, non semplicemente i nostri ragazzi, perfino gli anziani ormai vivono la cultura digitale, una cultura che è plasmata e fa parte proprio della comunicazione.

Due sono le criticità che sono sottolineate, una è quella delle fake news e quindi della diffusione di notizie non verificabili, l’altra è la vulnerabilità di chi si trova in rete, soprattutto i più giovani…

R. – Il Papa ci ricorda che anche se avessimo ragione, anche se fossimo portatori di un’argomentazione impeccabile, quando noi la usiamo per ferire, per screditare l’altro, per compromettere la sua dignità, per quanta ragione possiamo avere, per quanto giusta possa essere la nostra argomentazione non è in definitiva abitata dalla verità e a questo punto ci si può chiedere a che cosa serva. Per quanto riguarda l’altro aspetto, sicuramente i ragazzi sono i più esposti ma un po’ tutti corriamo questo rischio… Senza demonizzare la rete che rimane, come il Papa sottolinea, una grande risorsa: un luogo in cui custodire, alimentare e sviluppare le nostre relazioni. Vediamo però che tante volte siamo imprigionati dalla rete e come dice il Papa la rete rischia di trasformarsi in ragnatela. L’immagine usata dal Santo Padre degli eremiti sociali in fin dei conti ci fotografa un po’ tutti. Può fotografare soprattutto quei ragazzi, quei giovani, che si chiudono in camera, che si chiudono al confronto e quindi all’esperienza, ma forse in un modo o nell’altro fotografa anche ciascuno di noi che siamo sempre più curvi e ripiegati sui nostri schermi digitali.

C’è un passaggio alla fine del messaggio piuttosto significativo. Dal momento in cui i rapporti passano dalla rete al reale, allora è lì che la comunicazione sociale via internet si esprime al massimo del suo potenziale…

R. – Il Papa parla di complementarietà e fa anche alcuni esempi molto concreti, quando dice che una famiglia usa la rete per stare in contatto, pensiamo alla mobilità che ormai porta davvero uno da una parte e uno dall’altra ma se dietro questo c’è l’attenzione, c’è la volontà e c’è anche l’incontro reale attorno alla mensa allora la rete diventa risorsa. Così, una parrocchia, oggi ci sono tante esperienze di una pastorale anche digitale. Tutto questo è sicuramente positivo nella misura in cui ci mantiene in rete, nella misura in cui favorisce la condivisione dei contenuti, favorisce la relazione. Però, dice il Santo Padre, tutto questo è risorsa nella misura di fatto in cui poi la comunità si riunisce, celebra insieme, sta insieme e trova le modalità per incontrarsi.

Ultimo aggiornamento ore 9:30

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02 giugno 2019, 08:00