Migranti a bordo della Sea Watch 3 Migranti a bordo della Sea Watch 3

Sea Watch. Mons. Nosiglia: al centro la persona

Ieri Cesare Nosiglia, l’Arcivescovo di Torino, in occasione della festa del santo patrono san Giovanni Battista, ha dichiarato che la sua diocesi è disposta ad accogliere i 42 migranti nella nave Sea Watch bloccati da 13 giorni davanti all’isola di Lampedusa. "La persona è sempre al centro", dichiara il presule a Vatican News

Eugenio Serra – Città del Vaticano

La questione complessa delle migrazioni deve essere affrontata attraverso la collaborazione di tutti i Paesi dell'Europa, ma come Chiesa non possiamo esimerci dal dare il buon esempio, e la nostra diocesi è disponibile, come ha fatto altre volte, a metterci tutta sé stessa. Così in sintesi l’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, torna - a Vatican News - sulle parole pronunciate ieri, al termine della Messa, in occasione della festa del santo patrono san Giovanni Battista, parole di concretezza e carità verso chi ha in questo momento bisogno di essere accolto. 

La carità deve essere concreta

“È difficile non rimanere esterrefatti di fronte alla condizione di queste persone. Sono 43 persone che da diversi giorni sono lì, e non sanno bene che fine faranno. E’ quindi un discorso di umanità, al di là delle possibili discussioni politiche. La persona va messa al centro della nostra attenzione e del nostro impegno. Sono figli di Dio, fratelli della nostra stessa sorte umana, come predicava San Giovanni Battista, attento a far diventare la carità qualcosa di concreto”, spiega mons. Nosiglia.

Ascolta l'intervista a mons. Cesare Nosiglia

L'incoraggiamento dei vescovi del Piemonte

“La scelta di prendere posizione - afferma l’arcivescovo di Torino - è stata autonoma.Ho pensato che il discorso in Duomo per la festa patronale fosse un’occasione importante per sollecitare la mia diocesi, e l’applauso che c’è stato quando ho dato la mia disponibilità all'accoglienza, è stato segno di grande adesione: certa coscienza cristiana è presente qui a Torino. Questa è la città dei" santi sociali": il Cottolengo, Don Bosco e tanti altri che hanno insegnato cosa significano fraternità, disponibilità, amicizia e  incontro". Nonostante l'iniziativa personale, mons. Nosiglia racconta della vcinanza e della partecipazione del resto dei vescovi della regione che, dice, lo hanno incoraggiato ad andare avanti e si sono resi altrettanto disponibili ad aprire le loro diocesi a chi ne abbia bisogno.

Una società aperta è possibile

La fraternità è un traguardo possibile e necessario, afferma ancora mons. Nosiglia, è il Papa in prima persona a darcene un esempio. “Il Santo Padre – racconta - è andato negli Emirati Arabi, una nazione completamente musulmana e lì ha firmato un accordo fondato sulla fraternità e sull’amicizia. Una società aperta e plurale è un traguardo possibile e necessario: superare la barriere e essere portatori di una fraternità universale che dia a tutti la possibilità di sentirsi accolti in quanto persone con e proprie idee, tradizioni e culture”.

La soluzione è a livello europeo

“Certo le soluzioni alla questione migratoria - conclude l’arcivescovo di Torino - vanno concordate al livello europeo. L’Unione europea conta 28 paesi e ha circa 500 milioni di abitanti, di certo non possiamo spaventarci davanti a numeri abbastanza modesti". Il presule quindi rimarca che se ciascuno facesse la sua parte tutto sarebbe forse più facile: intanto la Chiesa dà il buon esempio sulla scia di quanto lo stesso Papa ripete. Non basta accogliere serve accompagnare e inserire i migranti nelle nostre realtà e dar loro la possibilità di portare il loro contributro".

 

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25 giugno 2019, 18:37