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Controlli per Ebola in Uganda Controlli per Ebola in Uganda 

25° Emergency: oltre alla guerra, il diritto alla salute

Sono passati 25 anni da quando è nata una delle più note e importanti Ong italiane. Nonostante il nome però svolge un lavoro molto più articolato che parte dall’emergenza per arrivare a uno sviluppo di un sistema sanitario che tuteli la salute come diritto

Roberto Artigiani – Città del Vaticano

“Nel 1994 Gino Strada e alcuni amici hanno deciso di fondare un’organizzazione piccola, agile e svelta per intervenire nei contesti più difficili visto che le guerre aumentavano insieme alle vittime civili – il 90% in tutti i conflitti contemporanei – e le risposte non erano sufficienti”. Rossella Miccio, attuale presidente di Emergency, racconta così nell’intervista a Radio Vaticana Italia i primi passi di una delle Ong italiane più conosciute e importanti.

Il nome Emergency

“Il nome nasce come aggettivo nell’espressione “Emergency Life Support” cioè ‘salvavita ai feriti di guerra’, poi invece è diventato un sostantivo. In realtà noi ci occupiamo di emergenze soprattutto legate alla guerra però col tempo la nostra attività si è evoluta e ora gestiamo anche altre emergenze (come Ebola in Sierra Leone nel 2014-15). Col tempo ci siamo accorti però che le vittime delle guerre non erano solamente i feriti diretti, ma anche tutti quelli che a causa di un conflitto non potevano godere del diritto alle cure. Quindi un po’ alla volta abbiamo ampliato le attività dei nostri ospedali fino ad arrivare alla pediatria, alla maternità e alla cardiochirurgia”.

Ascolta l'intervista a Rossella Miccio

In questi 25 anni infatti il mondo è cambiato moltissimo, tanto che “oggi assistiamo a una negazione dei diritti fondamentali dell’uomo, i principi stessi dell’essere una società. Cose che – aggiunge Miccio - consideravamo scolpite nella pietra, vengono messe in discussione, come i principi umanitari o il rispetto degli ospedali. Si giocano partite politiche sulla pelle di 42 persone lasciate in mare (migranti Sea Watch ndr) dopo aver attraversato il deserto e dopo mesi di detenzione nei campi libici. Tutto ciò è estremamente preoccupante e rende molto più difficile il nostro lavoro quotidiano”.

Nessuno escluso

L’idea alla base dell’organizzazione è tanto semplice quanto potente: curare chiunque ne abbia bisogno. Questo a volte però comporta anche dei compromessi. Al riguardo Rossella Miccio afferma: “Emergency fa ospedali, noi crediamo che il diritto alle cure vada garantito a tutti i cittadini e che sia responsabilità di ciascun governo. Nel momento in cui lavoriamo in Paesi come Afghanistan, Sudan o Sierra Leone ci dobbiamo necessariamente confrontare con le autorità senza che questo però significhi un endorsement delle loro politiche. Ci possiamo dire soddisfatti nel momento in cui il nostro lavoro viene riconosciuto come un pezzo importante del sistema sanitario di quel Paese e lo Stato decide di investire risorse per sostenere questo progetto e garantire la gratuità delle cure”.

L’unica certezza della guerra sono le vittime

Emergency rivendica comunque il suo ruolo: “L’organizzazione si è evoluta tantissimo in questi anni e credo che sempre più sia diventata un riferimento valoriale in un vuoto lasciato da altri anche nel nostro Paese”. E conclude: “Rispetto alla guerra la nostra posizione è sempre stata estremamente coerente e chiara: avendola vista da vicino per 25 anni sappiamo che l’unica certezza della guerra sono le vittime. Quindi non possiamo che essere contro qualsiasi forma di guerra. Tutte le volte che si decide di iniziare un conflitto si sta scientemente decidendo nove volte su dieci di ferire, uccidere o mutilare un civile, una persona come noi. Per noi non è un problema di colore politico o di nazionalità, ma la consapevolezza che la guerra sia il male da eradicare”.
 

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26 giugno 2019, 15:28