Sri Lanka: card. Ranjith invita a mantenere la pace

Appello dell’arcivescovo di Colombo alle comunità religiose a mostrare moderazione ed assicurare la pace dopo gli attacchi domenica scorsa a Negombo contro diverse proprietà dei musulmani. Ieri sono state riaperte le scuole, ma le classi erano deserte. Per i cristiani, un’altra domenica davanti alla tv per seguire la Messa. Secondo la polizia sarebbero morti o arrestati gli autori degli attentati

Il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha invitato la popolazione a mantenere la calma, dopo gli scontri avvenuti domenica scorsa a Negombo tra gruppi di cristiani e musulmani. Si tratta del primo episodio di questo tipo tra le comunità religiose, sintomo della tensione che si respira nel Paese dopo gli attentati di Pasqua contro tre chiese e tre hotel di Colombo, che hanno provocato la morte di 257 persone. Con un discorso alla televisione nazionale – riferisce l’Agenzia AsiaNews - ieri mattina il cardinale ha detto: “Faccio appello a tutti i cristiani, i buddisti e i musulmani, affinchè siano pazienti, mostrino moderazione e assicurino la pace che abbiamo mantenuto dopo gli attacchi di Pasqua”.

A Negombo imposto il coprifuoco

Secondo alcuni video circolati sui media, a Negombo sono state danneggiate diverse abitazioni e negozi di proprietà di musulmani, colpiti con il lancio di pietre che hanno mandato in frantumi le vetrine; inoltre alcune automobili sono state ribaltate. La polizia non ha diffuso notizie né di arresti né di feriti. Negombo è la città a nord della capitale dove si trova la chiesa di St. Sebastian, una delle tre colpite dai kamikaze. Dopo gli scontri, le autorità hanno imposto il coprifuoco fino alle 7 di ieri mattina, per evitare ulteriori incidenti. Il traffico aeroportuale invece non ha subito interruzioni, e squadre dei reparti speciali sono state dislocate per incrementare la sorveglianza delle strade nell’area.

Sarebbero morti o arrestati i terroristi. Riaperte le scuole pubbliche 

Secondo la polizia, tutti i membri della cellula  responsabile della morte di 257 persone negli attentati della domenica di Pasqua sono morti o sono stati  arrestati. Sarebbero stati anche sequestrati gli esplosivi preparati per futuri attentati. Ieri intanto sono state riaperte le scuole pubbliche del Paese, rimaste chiuse dal giorno delle stragi. Quelle cattoliche invece resteranno serrate fino a nuove disposizioni. Prima della riapertura, il governo ha effettuato controlli in tutte le 10.900 scuole dell’isola. Nonostante le rassicurazioni alla popolazione, ieri pochissimi genitori hanno fatto rientrare i figli nelle classi. Un insegnante del Royal College, scuola d’elite di Colombo, riferisce che tra i banchi c’era appena il 5% degli alunni, per un liceo che conta 6mila iscritti.

Domenica ancora chiuse le chiese

Domenica le chiese del Paese sono rimaste ancora chiuse come domenica scorsa, quando il card. Ranjith ha celebrato la Messa in diretta televisiva ma gruppi di fedeli hanno celebrato l’eucarestia nelle case. Dopo aver annunciato la ripresa dei servizi liturgici, egli è tornato indietro sulla sua scelta per via di avvertimenti provenienti da “fonti attendibili all’estero”. Nei giorni scorsi l’arcivescovo ha anche pronunciato una dura accusa contro il governo di Colombo, incapace di gestire la situazione d’emergenza in modo appropriato.

Espulsi dal Paese 600 stranieri tra cui 200 predicatori islamici

Per quanto riguarda le indagini, domenica le autorità hanno diffuso la notizia di aver espulso dal Paese più di 600 stranieri, compresi 200 predicatori islamici. Vajira Abeywardena, ministro dell’Interno, riferisce che gli imam erano entrati sull’isola in modo legale, ma dopo le restrizioni effettuate sui visti, è emerso che i loro permessi erano scaduti. Il ministro non ha rilasciato ulteriori indicazioni sulla nazionalità degli espulsi; al tempo stesso, la polizia ha dichiarato che tra coloro che non avevano il visto in regola ci sarebbero anche cittadini provenienti da Bangladesh, India, Maldive e Pakistan. (AsiaNews)

 

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07 maggio 2019, 09:57