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Apicoltori al lavoro sulle arnie Apicoltori al lavoro sulle arnie 

Giornata mondiale delle api: a rischio produzione di miele

Francesco Panella, presidente dell’Unione nazionale apicoltori italiani lancia l’allarme: “Le api emblema di una biodiversità che sta scomparendo”. L’Italia l’ha dato un contributo notevole nello scenario europeo, nella lotta a determinati pesticidi

Chiara Capuani – Città del Vaticano

Proclamata nel 2018 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite su iniziativa della Repubblica Slovena e con il sostegno dell'Italia, la Giornata delle api è alla sua seconda edizione.
L'apicoltura italiana, costituisce un importante settore del comparto agricolo nazionale, per la capacità produttiva raggiunta e per la funzione impollinatrice che le api svolgono a favore degli ambienti rurali, naturali e urbani. Gli apicoltori censiti sono circa 55.000, cui se ne aggiungono almeno altri 5.000 che, specie tra i giovani, stanno manifestando entusiasmo e propositi di investimento in questo settore.

Una produzione in crescita

Il patrimonio apistico nazionale è in crescita e, nonostante le numerose avversità, nel 2018 ha raggiunto 1.500.000 alveari, con una produzione potenziale di circa 23.000 tonnellate e un volume d'affari stimato in 150 milioni di euro, senza dimenticare i 2 miliardi della produzione delle sole colture di interesse agro-alimentare.

I problemi climatici

Tuttavia, quest’anno, l'andamento climatico degli ultimi due mesi, caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell'alveare.
“Le forme viventi minori stanno vivendo una situazione drammatica, le api sono solo la punta dell’iceberg”, afferma Francesco Panella, apicoltore e presidente del Unaapi, Unione nazionale associazioni apicoltori italiani, a cui aderiscono le Associazioni apistiche territoriali di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Ascolta l’intervista a Francesco Panella

“Le problematiche con cui ci scontriamo ogni giorno come apicoltori sono di ordine diverso, ma incrociato tra loro - prosegue Panella. – Alcune interessano il cambio climatico che sconvolge i cicli vitali vegetali e animali, come questa ‘non primavera’ italiana che non ha permesso alle api di produrre miele in abbondanza. Un altro motivo è il nostro modello agricolo che si basa eccessivamente sull’utilizzo di biociti che incidono sul creato e sulle forme viventi”.

L’apicoltura italiana in Europa

Un contributo notevole nello scenario europeo, l’Italia l’ha dato nella lotta a determinati pesticidi. “Siamo riusciti ad ottenere il ritiro delle molecole insetticide più utilizzate al mondo: prima sono state sospese dall’Italia nel 2008, poi dall’Europa nel 2013. Nel 2018 – conclude Panella – sono state sospese ben tre delle principali molecole insetticide”.
 

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20 maggio 2019, 15:21