Aldo Moro: memoria, politica, democrazia. La mostra di Roma

L'uomo e il politico ricco di ideali e valori che possono dire tanto alla classe politica di oggi. E' quanto si ripropone di ricordare la Mostra fotografica aperta fino al 31 maggio al Link Campus University di Roma e basata sull'Archivio Riccardi. L'inaugurazione nel quarantunesimo anniversario del ritrovamento dello statista democristiano in via Caetani ucciso dalle Brigate Rosse

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Era il 9 maggio del 1978 quando il cadavere dell'allora Presidente della Democrazia Cristiana venne fatto ritrovare in via Caetani, dalle BR, dopo 55 giorni di prigionia con una telefonata di Mario Moretti ad uno degli assistenti di Aldo Moro. Oggi la corona di fiori deposta proprio lì dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme alle più alte cariche dello Stato.

Da quel tragico giorno, proprio a causa di alcuni scatti fotografici - del bagagliaio della Renault rossa e del volto sofferente del prigioniero nel covo delle BR in via Montalcini -  del politico, del professore universitario, dell'uomo di cultura e del cattolico che Moro fu, rischia di restare solo l'immagine della vittima.

Tre fotografi d'eccezione

Per questo una Mostra allestita da tre fotografi che ebbero una parte molto importante in quei 55 giorni, tra il 16 marzo e il 9 maggio del 1978, vuole  poter rimettere l'accento sull'interezza della figura dello statista senza trascurarne certo il sacrificio, ma separando i suoi insegnamenti da quelle due Polaroid delle Br che purtroppo lo identificano, in modo quasi esclusivo, nei testi scolastici e nelle ricerche sul web.

Il racconto della Mostra - che ha già girato l'Italia - corredata da un catalogo di commenti e testimonianze inedite, ripercorre la vita politica del presidente della DC, ritraendolo nel suo ruolo e nel suo impegno complesso, ricco di battaglie, vitale e di insegnamento per il mondo di oggi. Una figura profetica nella politica estera - dal sogno europeo, al rapporto con l'Africa, alla questione palestinese - nel rapporto con le rivoluzioni e gli ideali giovanili, nella sobrietà e nel rispetto dell'altro seppur di idee diverse. Le immagini sono quelle di Carlo Riccardi, decano dei fotoreporter romani, di suo figlio Maurizio e dell'autore delle foto del ritrovamento del corpo dell'onorevole, Maurizio Piccirilli.

Il ricordo di quel giorno in via Caetani

"La foto, come gli archivi fotografici - dice Maurizio Piccirilli a Vatican News - diversamente dai video oggi tanto di moda, hanno una valore unico, perchè servono, anzi, ti costringono a fermarti e a pensare". La sua è una lunga esperienza prima come fotoreporter poi come giornalista. Quel 9 maggio del "78 stava rientrando a casa - ricorda - quando vide le macchine della polizia sbarrare via Caetani e si precipitò sul mezzanino del palazzo che affacciava proprio su quel punto in corrispondenza della Renault 4 intorno alla quale si era fatta una gran folla. I suoi rullini, uno dopo l'altro immortalarono così l'arrivo dei politici, il ministro dell'Interno Cossiga, l'apertura del cofano, la benedizione della salma e il lavoro della Scientifica su quel "corpo adagiato, il volto segnato da una barba di qualche giorno, l'abito scuro e l'atteggiamento quasi dormiente dell'onorevole Moro". Uno sguardo privilegiato e doloroso quello di Piccirilli su ciò che oggi definisce "l'epilogo di un rapimento, ma soprattutto un momento topico della storia della Repubblica italiana, dal quale sicuramente tanto cambiò nella vita degli italiani".

Il ricordo di Maurizio Piccirilli

Fotografie, maestre della storia  

La Mostra, aperta all'Università degli Studi Link Campus di Roma, fino al 31 maggio si completa anche con un video che ripercorre le strade della capitale percorse dalle Br con il commento di magistrati, forze dell'ordine e giornalisti che vissero quei tragici eventi.

Guarda il video: testimonianze su Moro

Tutto a Roma sembrava essere paralizzato e non si faceva che parlare del sequestro che coinvolse personaggi italiani e esteri sui quali ancora indaga una Commissione bicamerale d'inchiesta. Ma quanto poco si ricorda di quel periodo? Maurizio Piccirilli denuncia la poca memoria per i fatti degli Anni di Piombo, degli anni "60 e "70, "per lo più banalizzati", e "visioni dietrologiche" che lasciano il tempo che trovano. Anche a questo servono le foto: a catturare la memoria e a farla restare viva. Ma l'obiettivo principale della Mostra romana resta, attraverso volti, gesti, ambienti, sguardi e circostanze immortalate, narrare la sobrietà, il sorriso, il modo di porsi, gli ideali, l'energia vitale di un uomo, di un leader profetico, di un padre, il suo rapporto con l'Italia, con i giornalisti, con i parlamentari. "Nei discorsi di Moro ci sarebbero ancora tanti insegnamenti validi per la politica di oggi: visioni, ideali, progetti, prospettive di cui oggi i leader mancano e così nelle sue Lettere". La foto preferita? Quella di Moro che parla ad un convegno con dietro la scritta 'Italia da salvare': "molto significativa e attuale" commenta Piccirilli.

Nelle foto la grandezza di un uomo

La forza e la tenerezza di Aldo Moro,immagini inedite

"Ho scelto il 'Caso Moro' come oggetto della nostra ricerca fotografica all'interno dell'Archivio Riccardi - spiega a Vatican News Giovanni Currado giornalista e coordinatore della ricerca iconografica e del restauro delle immagini in Mostra - perchè mi sono accorto, attraverso un'indagine che si sa chi è quest'uomo in modo generico, specie tra i giovani, ma della sua immagine si hanno fissati nella mente solo gli scatti delle BR e quelli del ritrovamento del corpo. E questo mi ha fatto pensare dato che analizzando invece migliaia di scatti dell'Archivio Riccardi, l'immagine di Moro che emerge è completamente diversa: energica, sorridente, vitale come non lo si aspetta e anche tanti che lo hanno conosciuto davanti a queste foto restano sorpresi". Da qui la Mostra e un Aldo Moro restituito in tutta la sua "grandezza" fisica e morale: "quel volerlo ridurre ad un corpo piegato in una macchina o ripreso dall'alto con la stelle delle BR dietro, ha annientato tutta la sua  fisicità".

Ascolta l'intervista a Giovanni Currado

"Moro ha un sorriso sincero, paterno, espressioni tenere che non ti aspetti, anche nei comizi, tra Congressi della Cisl e delle Acli, in cui interveniva aveva una grande verve, una forza serena e sconosciuta a molti". E poi c'è la passione e il rispetto di Moro per la politica: "nessuno tra le testimonianze raccolte nega la sua migliore capacità: l'ascolto, la ricerca di una soluzione pacifica e dialogante. E' l'idea che lui sia morto proprio perchè voleva trovare una soluzione, una via di uscita per l'Italia, fa riflettere". Questa mostra - ribadisce ancora Currado - riproposta ad un anno dal quarantesimo della morte dello statista della Dc - vuole dire anche questo: "dobbiamo ricordare sempre quest'uomo e ricordare quello che è riuscito ad ottenere e ciò per cui si è battuto mostrando alle classi dirigenti del futuro che la soluzione a molti dei problemi passa dal confronto e dal dialogo" con l'avversario politico non dallo scontro, dall'insulto e dall'arroganza.

 

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09 maggio 2019, 09:30