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Via Crucis ai Fori imperiali, Settimana Santa 2018 Via Crucis ai Fori imperiali, Settimana Santa 2018 

La Via Crucis e le tradizioni cristiane della Settimana Santa

Saranno oltre 3mila in tutt’Italia gli eventi che anche quest’anno animeranno il Triduo pasquale. Dal Mercoledì Santo, alla Via Crucis di Venerdì fino alla Pasqua le confraternite laicali organizzeranno riti collettivi popolari e religiosi. Per l’antropologa Gabriella Marucci “le tradizioni sono parte di un universo ricchissimo”

Matteo Petri - Città del Vaticano

Mancano meno di dieci giorni alla Santa Pasqua 2019. In occasione del momento culminante dell’Anno Liturgico, a Vatican News , Gabriella Marucci antropologa sociale ed esperta di tradizioni religiose spiega quanto ancora sono presenti questi riti collettivi e che valore hanno:

Ascolta l'intervista a Gabriella Marucci

R. – Le tradizioni sono ancora vive. Addirittura in Italia e in tutto il mondo cattolico si svolgono e si susseguono centinaia di riti collettivi, con rappresentazioni sacre, spesso ispirate, più o meno liberamente ai vangeli, processioni e veglie. Soltanto in Italia se ne calcolano almeno tremila. Quindi è un universo rituale molto ricco che vede come teatro l’esterno, quindi piazze, strade, in modo che tutti possano parteciparvi se non direttamente, almeno come astanti.

Quindi possiamo dire che esista esiste un valore popolare oltre che religioso?

R. - Sì. Va detta però una cosa. Fino a pochissimi decenni fa la Quaresima e la Settimana Santa rappresentavano un corpo unico in cui tutta la collettività era coinvolta nei comportamenti penitenziali. La Settimana Santa accentuava questa partecipazione collettiva molto intensa che culminava nella riattualizzazione della morte di Cristo. Quindi c’era una consapevolezza molto più forte del fatto che si stava commemorando e rivivendo un vero e proprio dramma cosmico: la morte del Figlio di Dio, ma anche la consapevolezza che questa morte sarebbe poi stata sconfitta dalla vittoria della vita. La Pasqua celebrava proprio questo: la vita che vince sulla morte. Oggi, questa partecipazione collettiva, sociale, così intensa, non c’è più, anche se la Quaresima passa per lo più inosservata perché è stata affidata al singolo, all’individuo, la Settimana Santa è invece sempre, soprattutto al Centro e Sud Italia e in altri Paesi, come la Spagna, molto importante. Qui i rituali del Triduo pasquale si sono seguiti con una frequenza e un’intensità veramente molto sentite.

Qual è la diffusione di queste tradizioni legate alla Settimana Santa in Italia? Si trovano in tutto il Paese?

R. - Si trovano più o meno in tutta Italia, però in alcune località, in alcune città e regioni hanno queste celebrazioni della Settimana Santa hanno ancora grande importanza. Ad esempio in Sicilia, a Caltanissetta, ci sono delle tradizioni molto complesse: dal Mercoledì Santo in poi ogni giorno vi sono celebrazioni e processioni. Devo specificare che la maggior parte di queste celebrazioni in tutto il mondo cattolico hanno come protagonista le confraternite laicali, che sono dei sodalizi per lo più maschili approvati dalla Chiesa, con laici, con chiese proprie, costumi propri. In questo caso abbiamo i confratelli della Reale Maestranza tutti vesti con abiti neri, eleganti, con fregi di oro, guanti e cravattino nero, quindi in lutto cerimoniale, e per tutta la settimana fanno queste processioni con pesanti baldacchini portati a spalla, con suonatori, cantori fino a quando non viene rievocata la scena della Passione. È una cosa estremamente suggestiva. Esempi di questo tipo ce ne sono tanti in tutto il mondo cattolico, ma sono presenti prevalentemente nei Paesi più mediterranei.

Da dove nasce il rito della processione cristiana e in particolare la Via Crucis del Venerdì Santo?

R. - La processione è sempre stato un modo attraverso il quale le persone manifestano la loro partecipazione ad un evento, per riattualizzare un ricordo come a dire: “Siamo qui, siamo ordinatamente disposti e portiamo i simboli che devono ricordare a tutti gli altri cosa stiamo facendo e chi stiamo commemorando”. È una cosa antichissima. Addirittura, pensate che la processione rappresenta una sorta di tempo astorico, ed è proibito attraversarla da un laico, perché costituirebbe l’irruzione di un tempo ordinario in quello straordinario. Quindi il Venerdì Santo è l’apoteosi, perché deve ricordare questo sacrificio che il Figlio di Dio ha fatto per gli uomini e per la cristianità.

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11 aprile 2019, 14:50