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Nord Irlanda: dolore dei vescovi per la morte di una giornalista

Si chiamava Lyra McKee la 29nne giornalista uccisa giovedì sera a Londonderry durante scontri tra dimostranti - appartenenti secondo alcuni a gruppi di dissidenti repubblicani - e la polizia dell'Irlanda del Nord. Arrestati due giovani sospettati

Secondo quanto riportano i media britannici, le proteste sarebbero cominciate in seguito alla perquisizione di una casa da parte di un gran numero di agenti. Gli scontri, commenta il Guardian, giungono alla vigilia del fine settimana di Pasqua, periodo in cui i repubblicani celebrano l'anniversario della Rivolta di Pasqua del 1916 ed i dissidenti organizzano dimostrazioni in strada. La McKee, secondo una giornalista che si trovava sul posto, era accanto ad una Land Rover della polizia quando è stata raggiunta dai colpi di arma da fuoco, che secondo un altro testimone oculare sarebbero stati sparati da una persona dal volto coperto che sparava contro i mezzi degli agenti. Due ragazzi di 18 e 19 anni,sospettati di attività terroristiche, sono stati arrestati nell'ambito delle indagini.

29enne Lyra McKee a Londonderry, in Irlanda del Nord, avvenutoMons. McKeown: “mai la pace può essere costruita con morte e violenza, pistole e molotov”

“Mai la pace può essere costruita con la morte e la violenza, le pistole e le molotov”. Raggiunto telefonicamente dall'Agenzia Sir, il vescovo di Derry mons. Donal McKeown pronuncia scandendole queste parole per commentare i disordini scoppiati ieri sera a Derry, nell’Irlanda del Nord, e la morte della giovane giornalista. “Sono qui – dice – con un gruppo di giornalisti e con il parroco della zona che è stato chiamato all’ospedale per dare l’estrema unzione a questa giovane donna e lui è sotto choc come è sotto choc tutta la città, colpita da questo incidente in questo giorno di Venerdì Santo”. E aggiunge: “C’è una profonda tristezza. Negli ultimi anni, questa città ha fatto enormi passi in avanti per quanto riguarda la stabilità, la pace, la speranza, il futuro e purtroppo oggi 21 anni dopo l’Accordo di Belfast del 1998, ci troviamo davanti a nuova tensione in mezzo a noi, a causa di persone che in mezzo alla nostra comunità credono che si può costruire la pace per mezzo di morte e violenza, pistole e molotov. È chiaro che con questi mezzi la pace non è mai possibile. C’è un profonda tristezza ma anche la certezza che solo insieme siamo in grado di affrontare anche questo dolore e creare un futuro migliore per i nostri giovani che lo meritano”. Rivolgendo poi lo sguardo alla Settimana Santa, il vescovo afferma: “Vorrei dire che la Resurrezione è sempre possibile, nonostante la morte. La morte di una persona innocente non può portare a nessun esito positivo. La Resurrezione è la nostra speranza e questa città lo capisce. Capisce che la Resurrezione è sempre possibile, che la Grazie è sempre più forte del peccato e che in mezzo a questa tragedia, c’è sempre la speranza che il futuro possa essere diverso dal passato. Siamo il popolo della Resurrezione, non solo del Venerdì Santo. Soffriamo oggi ma andiamo avanti con la speranza per il futuro”.

Mons. Noël Treanor invita a pregare e lavorare per la pace e la riconciliazione

“È una tragedia”. Sono le prime parole pronunciate questa mattina al Sir da mons. Noël Treanor, vescovo di Down e Connor (Irlanda del Nord), diocesi della Chiesa cattolica in Irlanda, e vice-presidente della Comece (la Commissione che riunisce gli episcopati dell’Unione europea). Raggiunto telefonicamente dall’Agenzia Sir, il vescovo commenta la notizia della morte della giovane giornalista. Il pensiero va subito alla donna uccisa. “La vita della famiglia di questa ragazza è stata travolta per sempre. Le persone, andando in Chiesa in questi giorni di Settimana Santa, pregheranno per la pace e la riconciliazione. Come anche in Europa, la riconciliazione è un fiore debole e fragile. Bisogna coltivarla. Bisogna accompagnarla. Bisogna sempre in ogni generazione lavorare intensamente e pregare anche perché noi cittadini continuiamo a lavorare per la giustizia e la riconciliazione che sono le precondizioni per una pace stabile. E anche promuovere un dialogo sulle sfide della società perché altrimenti ci sarà sempre la tentazione, la possibilità che il male si faccia sentire e vedere”.

C’è un vuoto politico che si è acuito con la Brexit

Mons. Treanor si sofferma a parlare del contesto in cui sono accaduti i disordini di ieri sera. “Questi avvenimenti a Derry – dice – succedono da tempo ed è molto difficile capire cosa stia veramente accadendo. È certo però che c’è un contesto di incertezza dovuto, da una parte, anche al processo del Brexit e, dall’altra, a un periodo d’incertezza e instabilità politica locale che dura ormai da due anni”. “Ciò che voglio dire – spiega il vescovo – è, primo: si sta trattando di un avvenimento che è accaduto in Irlanda del Nord. Secondo: che qui da due anni le istituzioni politiche stabilite dall’Accordo del Venerdì Santo nel 1998, non esistono, non funzionano. Inoltre per diverse ragioni, si è sviluppata una polarizzazione tra i due principali partiti politici il Sinn Fein (di matrice nazionalista) e il partito dei Democratici Unionisti (Dup) che tendono piuttosto verso il Regno Unito. Questi due partiti dal 1998 in poi hanno formato l’esecutivo e l’Assemblea, ma da due anni queste istituzioni non funzionano. Vuol dire che da due anni c’è un vuoto politico e che questo vuoto si è acuito con il processo del Brexit”. Il vescovo racconta anche che “nonostante l’Accordo di Belfast nel Venerdì Santo del ‘98, nonostante il fatto che gli attivisti degli anni della violenza hanno distrutto le loro armi, è rimasto un nodo di dissidenti che non hanno abbandonato la violenza e si trovano in diverse parti della provincia. Si dice che siano presenti attorno a Derry dove hanno avuto luogo i disordini”.

Ultimo aggiornamento 20.04.2019 ore 12.44
 

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19 aprile 2019, 12:18