Ciclone Idai. Ancora grave la situazione in Mozambico

Sono oltre 73mila le persone che vivono nelle tendopoli dopo il passaggio del ciclone Idai che in Mozambico ha ucciso 600 persone. Grande preoccupazione anche per l'epidemia di colera soprattutto nella provincia di Sofala

Matteo Petri - Città del Vaticano

Il ciclone Idai si è abbattuto sul Mozambico nella notte tra il 14 e il 15 marzo, lasciando enormi danni, uccidendo più di 600 persone e ferendone più di 1.600. Attualmente, oltre 73 mila sopravvissuti vivono nei campi allestiti per l'emergenza. Più di 100 mila case sono state spazzate via e più di mezzo milione di ettari di terra coltivabile è andato distrutto. La situazione rimane quindi molto grave e, a peggiorare le cose, anche l’epidemia di colera che ha fatto registrare oltre 3.500 casi, la maggior parte dei quali nella provincia di Sofala.

L' impegno della Croce Rossa nelle zone colpite

Costante l'impegno della Croce Rossa Internazionale come racconta Emanuele Capobianco, direttore del Dipartimento Salute. "Le necessità della popolazione sono molte, dalle tende per trovare riparo, all'acqua potabile. Per questo, con i volontari, stiamo costruendo campi per accogliere le famiglie che non hanno più casa e latrine per assicurare l'igene. Ma il maggior problema che incontriamo - prosegue Capobianco - è raggiungere le aree più periferiche perchè dopo il passaggio di Idai, le vie di comunicazione non esistono più". Un problema aggravato dall'enorme dimensione geografica del disastro contro cui i volontari della Croce Rossa cercano comunque di combattere.

Ascolta l'intervista a Emanuele Capobianco

 

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13 aprile 2019, 06:53