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L'Aquila a dieci anni dal sisma si raccoglie nel ricordo delle 309 vittime

Stiamo tornando alla vita, nonostante ferite e macerie. L'Aquila che questa notte ha ricordato i momenti drammatici del terremoto che la devastò dieci anni fa, lotta per avere amministrazione veloce, progetti chiari e la normalità del passato. Parlano sindaco, imprenditori e testimoni

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

La notte più difficile per L'Aquila è appena trascorsa: dopo la Messa, celebrata dall’arcivescovo del capoluogo abruzzese, card. Giuseppe Petrocchi, nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio,una scia di luci e 309 rintocchi  hanno ricordato all'Italia intera le vittime di quei drammatici momenti di dieci anni fa quando, alle ore 3 e 32, un violento terremoto distrusse la città e il suo circondario.

 

Stanotte erano in tanti, non solo i familiari di chi allora perse la vita ma anche le persone colpite da altri disastri, da Amatrice a Rigopiano, dall'Emilia a Viareggio, a San Giuliano di Puglia. Tra gli ospiti anche il premier, Giuseppe Conte, che ha annunciato per il sisma delle norme contenute nel Decreto crescita e un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio. Le commemorazioni erano iniziate all’Aquila già ieri pomeriggio, ricordando in particolare i ragazzi della Casa dello Studente. Proprio grazie alle loro segnalazioni allora si sarebbe potuto limitare il bilancio delle vittime, se solo si fosse dato ascolto ai segnali d’allarme che gli stessi studenti da tempo riferivano. Ma oggi L’Aquila vuole guardare avanti. 

Nel Messaggio scritto per l'occasione dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso la sua vicinanza ai cittadini dei Comuni colpiti, ha ricordato il dolore del Paese intero e il lutto di tanti: "la Repubblica non dimentica" ha scritto, ribadendo che "occorre procedere con forza perché ancora molto deve essere fatto. Il tessuto urbano de L’Aquila e dei comuni vicini va ricomposto e rivitalizzato, in modo che la società possa tornare a esprimere appieno i suoi valori civili, le sue relazioni umane, le sue attività economiche". Speranza e solidarietà  - ha scritto Mattarella - sono "armi pacifiche e potenti, che dobbiamo far crescere per contrastare la sfiducia e la paura". Il presidente ha infine invocato una ricostruzione con protogoniste le comunità locali come dovere nei confronti dei giovani 

"C'è voglia di riscatto, voglia di cambiare la città che oggi è viva nonostante tutto!" Sono le parole con cui il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi racconta al microfono di Fabio Colagrande l'oggi del capoluogo abruzzese nel decennale del sisma che tutto il centro Italia avvertì .

Ascolta l'intervista a Pierluigi Biondi

Nelle parole del primo cittadino un racconto fatto di memoria, dolore e voglia di rivalsa. "Oggi la città è viva e le crepe e le macerie lasciano spazio a negozi, case, preziosi restauri, studi professionali: è da qui che vogliamo ripartire". Biondi rimarca la necessità morale di "declinare in modo positivo il decennio trascorso". Gli aspetti che definisce"bui" non vanno nascosti, ma è più forte oggi - afferma- la voglia di ottimismo. E gli spunti ci sono, in particolare, la vitalità ripresa dall'Università con il suo 40% di studenti che vi afferisce da tutta Italia.

Tra gli aspetti ancora difficili da superare, il sindaco pone l'accento sulle lentezze burocratiche e amministrative che ritardano la consegna dei cantieri e i tempi della ricostruzione. Il tema ricorre anche nelle parole di una delle più antiche famiglie di imprenditori dell'Aquila, la famiglia Nurzia. A parlare ai microfoni di Radio Vaticana Italia è Natalia Nurzia, produttrice di torroni nel centro storico sin dal 1835.

Ascolta l'intervista a Natalia Nurzia

"Il commercio è in calo e il centro storico fatica a ripopolarsi", ammette Natalia Nurzia, che ricorda il coraggio con cui, subito dopo il sisma, hanno voluto riprendere la loro produzione proprio nel cuore della città, dove ora in pochi circolano durante il giorno. L'imprenditrice rilancia la necessità di una piano di "riorganizzazione del commercio e di tutto il cuore storico" da dove molti, tra servizi e scuole, sono stati decentralizzati. Ma l'ultima parola d è di speranza: "vogliamo restare " dice Natalia Nurzia "e lo vogliamo fare con l'appoggio dell'amministrazione comunale, altrimenti i nostri sforzi saranno vani".

Oltre all’Aquila, simbolo del terremoto di dieci anni fa è la frazione di Onna, totalmente rasa al suolo dal sisma e con un numero elevatissimo di vittime. Il dottor Gabriele Decata, medico e abitante di Onna, racconta al microfono di Giancarlo La Vella quella drammatica notte, quando sceso in strada, all'inizio non si rese conto della gravità di quanto fosse successo. Poi, anche come medico, con tutte le energie possibili e con l'aiuto di chi era sopravvissuto, iniziò a darsi da fare, a soccorrere, a tirare fuori dalle macerie e a condividere una storia di dolore che dura ancora oggi.

Ascolta la testimonianza del dottore Gabriele Decata

 

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06 aprile 2019, 08:30